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Salvate il soldato Plaja: Ettore, testimone della II Guerra Mondiale a Palermo

Ettore è un universitario di ventidue anni quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale: il racconto del campo in Favorita, dei sopravvissuti, della leva e dello sbarco alleato

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 19 febbraio 2018

L'ingresso del parco della Favorita a Palermo

La storia della Seconda Guerra Mondiale è una storia di sangue e ferro, di fortune e di casualità, di dolore e distruzione ma è soprattutto una storia di eroi normali, di vittime e di sopravvissuti, di testimoni.

Ha solo 22 anni Ettore Plaja quando tutta la potenza dirompente della Storia gli piomba addosso nella sua batteria anti-sbarco di Pachino tra quelle di Portopalo e Marzamemi poste a protezione di un eventuale attacco nemico.

In quel 10 Luglio di 75 anni fa, assiste inerme allo sbarco anglo-americano sotto le bordate dei cannoni delle navi da battaglia giunte dai porti tunisini del Nordafrica. Sono le 2.45.

Lui non può saperlo ma è l'operazione Husky, decisa già a gennaio quando riuniti a Casablanca Churchill e Roosevelt con il benestare di Stalin stabiliscono che il prossimo fronte da aprire sarà in Italia, sarà la Sicilia, saranno i 160 km di costa che separano Licata da Cassibile, esattamente il doppio dei km del futuro sbarco in Normandia.
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4mila aerei divisi in 267 squadriglie, la 7a armata del generale George Patton e la 8a inglese del generale Bernard Montgomery, 2500 navi da battaglia e trasporti, 1200 i mezzi da sbarco tra cui i nuovissimi anfibi duck.

14mila veicoli, 800 camion pesanti, 600 carri armati Sherman, 1800 pezzi d'artiglieria per un totale di 160mila uomini pronti a conquistare il primo lembo d'Europa da liberare dal nazifascismo.

L'unica apparente superiorità delle truppe dell'asse è quella relativa al numero di soldati presenti sull'isola, 230mila tra italiani e tedeschi comandati dal generale Alfredo Guzzoni.

Il resto dei numeri è a totale vantaggio delle truppe d'invasione alleate che ci metteranno comunque ben 38 giorni di passione prima di prendere il totale controllo dell'isola mai veramente fascista.

Fin qui le coordinate della macro-storia straconosciuta, quella fatta di strategia e battaglie, generali e mezzi corazzati, ma se scendiamo di scala, esiste una costellazione di empatie e di ansie, di emozioni e di paure, sofferenze e stupori fatte dalle individualità concorrenti tutte a costruire, pagina dopo pagina la storia ufficiale.

Vite. Individuali e uniche, incredibili e fortunate, sostantivi indispensabili del racconto corale di quei terribili giorni di tarvaglio della storia d'Italia ma anche dei destini del mondo.

Ettore, classe 1921, nato a Castelvetrano ed erede della tonnara di famiglia, studente universitario a Palermo, figlio adorato e richiamato tra le fila dei cosiddetti volontari universitari è uno di questi preziosi tasselli del racconto corale della nostra identità storica più recente.

Partito dalla stazione di Trapani per raggiungere il suo distaccamento a Casale Monferrato, attraverserà l'intera penisola per essere inquadrato nel 1° Reggimento di Artiglieria di Corpo d'Armata.

Dopo il corso ufficiali a Moncalieri, fu assegnato al comando di Reggio Emilia da cui fu inviato subito in Sicilia, atto che concorse all'aver scansato i teatri di guerre assai più dure di Grecia e Russia, climi distanti dalla assolata terra d'origine in cui arriva nella primavera del 1942 attendendo il suo battesimo del fuoco proprio nell'estate del 1943.

In piena notte la sua batteria viene centrata in pieno da una bordata proveniente da una delle circa mille navi alleate a largo del suo quadrante, una valanga di metallo e violenza pronta e a supporto tattico dello sbarco più imponente della storia.

Solo tra gli ufficiali e privato della possibilità di comunicare col comando, fugge via salvandosi in direzione del centro abitato di Pachino in cui, svestita l'uniforme militare insieme a ciò che resta della sua unità, assiste al dilagare delle truppe inglesi per un mese intero prima di partire con mezzi di fortuna per far ritorno a casa, dalla famiglia che dalle idi di luglio non ha più sue notizie.

I suoi compagni di viaggio verso la diagonale che attraversa l'isola in direzione di Castelvetrano, saranno una bicicletta scassata, un mulo e le sue gambe stanche.

Una odissea siciliana, fatta dai paesaggi e dalla miseria lasciata dal fascismo e dalla guerra. Modica, Vittoria e Gela più o meno a dorso di mulo, poi a piedi fino a Riesi e ancora Favara dove insieme al compagno di viaggio di marina Giuseppe Mancuso, gli viene offerto un piatto di pasta al pomodoro che parve un civile primo passo di raccordo col mondo.

Da Porto Empedocle il viaggio prosegue con le bici comprate per 2mila lire (l'ultimo stipendio di giugno) in direzione di Siculiana e di Menfi, ancora Gibellina, Alcamo nel caldo torrido d'agosto giungendo nella tarda sera a Castellammare e dunque a Petrazzi dove la famiglia intera si è trasferita da qualche tempo.

Lacrime, abbracci, ansie e gioia, paure antiche e silenzi importanti cingono questo ulisse siciliano, scampato come pochi a destini cruenti e dolorosi.

Nei mesi successivi Ettore esce dalla clandestinità, attraverso il controllo mafioso del territorio accordato dagli alleati agli uomini d'onore, ottiene un lasciapassare per recarsi a Palermo e proseguire gli studi interrotti di ingegneria.

Si reca nel campo di internamento dei militari italiani prigionieri, nel parco della Favorita e incontra alcuni dei suoi compagni di batteria scampati la notte del 10 luglio alla morte e imprigionati dagli inglesi.

È qui, al parco della Favorita ci riporta la storia. Qui dove Pier Luigi Nervi costruisce tra il 1935-40 le sue straordinarie dodici cisterne ipogee.

Qui dove da anni proponiamo di costituire il più importante museo della Seconda Guerra Mondiale del Mediterraneo.

Qui dove la storia di quei terribili sei anni di guerra totale, racconta la storia attraverso testimonianze dirette e totalizzanti fatte di architettura, di archeologia di cemento armato e di memoria!

Se la storia di quegli anni di guerra va raccontata per diventare patrimonio immateriale di tutti, è qui che va raccontata, è qui che va conservata la memoria, è qui che testimonianze come quelle di Ettore Plaja e decine di migliaia di soldati come lui, vanno raccordate e rese tangibili esempi di testimonianza diretta dei fatti altrimenti perduti e per sempre tra le sabbie del tempo.

Abbiamo l'obbligo morale a 75 anni dallo sbarco in Sicilia, di renderci attori di questo importante racconto corale della storia contemporanea, costruendo valore, riqualificando il Parco della Favorita, facendo al tempo stesso pace con la Storia.
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