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Salva le sue lumache dalla mafia rurale e fa beneficenza, Francesco: ve lo do io il "pizzo"

Con il supporto dell’Associazione Antiestorsione di Catania, Francesco è riuscito a donare 120 cassette di agrumi a diversi enti benefici. Vi raccontiamo la sua storia

  • 21 maggio 2021

L'imprenditore Francesco Capizzi

Sono i gesti a fare la storia, e anche a cambiarla.

Il gesto di Francesco Capizzi, giovane imprenditore di Biancavilla, nel Catanese, sintetizza un momento difficile, finito bene, e condiviso con il prossimo.

Siamo nel 2017, come ci ha raccontato Francesco, e a partire dal mese di dicembre, l’azienda agricola che gestisce, la Lumacapizzi, subisce degli attacchi da parte della cosiddetta "mafia agricola".

«Il mio terreno si trova praticamente circondato da altri confinanti e, come purtroppo capita, in funzione del fatto che la coltivazione si sta spostando a valle, abbiamo subito degli atti intimidatori - spiega Francesco -.

Prima invasioni di animali da pascolo, poi incendi dolosi fino ad arrivare alla rottura delle tubature per l’irrigazione, tipico gesto attuato per intralciare la giusta lavorazione dei terreni e dunque la coltivazione.

In sostanza questi atti vengono fatti ai danni degli agricoltori per conquistare, tacitamente e a costo zero, altri terreni da parte di questa gente.
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Io ho deciso di denunciare, sia perché lo ritengo scorretto, sia perché abbiamo il dovere di lasciare a chi verrà dopo di noi la giusta eredità, fatta prima di tutto del rispetto del proprio lavoro e della dignità legata ad esso.

Ero consapevole del fatto che questi gesti intimidatori non si sarebbero interrotti, e io non avrei mai ceduto a questa forma di ricatto.

Mi sono rivolto all’Asaec - Associazione Antiestorsione di Catania Libero Grassi e, con il loro supporto, sono riuscito a proteggere i miei terreni».

I danni subiti nel tempo da Francesco Capizzi sono stati ingenti, pari a oltre 60 mila euro, e hanno messo in grossa crisi anche il progetto legato alla elicicoltura, attività lanciata qualche anno fa dall’imprenditore che comprende, oltre all’allevamento delle lumanche, anche la produzione di sughi per la ristorazione con tali materie prime.

«È stato importante mantenere un presidio costante sui miei terreni e, oggi, posso dire che ho vinto la mia battaglia, grazie anche al sostegno dell’Associazione».

Adesso che le azioni intimidatorie sembrano finite, Francesco ha voluto esprimere la propria gratitudine con un gesto di generosità.

Ha raccolto, infatti, e donato 1.200 chili di arance, di propria produzione - coltivate nei terreni che la mafia non è riuscita a strappare - ad alcuni centri che svolgono attività di sostegno verso i più bisognosi.

In totale ha consegnato, con il supporto dell’Associazione, 120 cassette di agrumi a diversi enti benefici tra cui l'oratorio Giovanni Paolo II, Librino-Catania, il centro Astalli di Catania, la Locanda del Samaritano di Catania e la parrocchia di Biancavilla.

«Avrei potuto vendere questa produzione ma ho voluto condividere con gli altri il frutto del mio sacrifico e del mio lavoro. È importante dare esempi di legalità e giustizia, mi è sembrato doveroso.

In più ho avuto l’opportunità di ascoltare le storie di chi è stato meno fortunato di me, mentre scaricavamo le cassette, e ancor di più ho capito che condividere è crescere insieme, sempre nella legalità.

«Il gesto di Francesco Capizzi - ci ha detto Nicola Grassi, presidente dell’ Asaec - è emblematico perché restituisce l’onestà di un lavoratore che crede nella giustizia e nel rispetto del proprio lavoro.

Il nostro compito, che ormai svolgiamo da 30 anni, è quello di accompagnare, dal primo passo che è quello della denuncia, fino alla fine del percorso tutti gli imprenditori, di vari settori, che trovano il coraggio di denunciare.

È importante sottolineare che denunciare è fondamentale e, come dico sempre io, conviene: sia a livello sociale che a livello economico.

La denuncia è una responsabilità del singolo che risponde ad un percorso di emancipazione collettivo dalle tenaglie della mafia agricola e dal muro di omertà».
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