ITINERARI E LUOGHI

HomeNewsCulturaItinerari e luoghi

Rinasce un angolo di paradiso a Palermo: ma il vero tesoro è "sotto il Parco di Maredolce"

Presto i palermitani potranno disporre non solo di un angolo di paradiso ma di uno dei luoghi storici più interessanti e belli di tutta Italia. Cosa sappiamo dei lavori

Anna Brisciano
Laureanda in comunicazione
  • 19 aprile 2024

Il Castello di Maredolce a Palermo

Il parco di Maredolce, un’oasi naturale a Palermo, alle pendici del monte Grifone, sta rinascendo. I lavori di restauro sono stati ufficialmente ripresi ed entro la fine dell’anno dovrebbero essere completati.

Presto i palermitani potranno disporre non solo di un angolo di paradiso ma di uno dei luoghi storici più interessanti e belli di tutta Italia.

Una sorgente circondata dal verde, la più antica a Palermo, che vede la propria nascita probabilmente nel periodo arabo a fine '900. Al suo interno il noto castello Maredolce, erroneamente riconosciuto come tale: nasce come una ribāṭ, ovvero una caserma-monastero, ma viene trasformata sotto la dinastia dei Ja’Far in un palazzo.

All’interno del parco gli arabi portano anche innovativi sistemi di coltivazione. Sotto i Ja’Far il palazzo inizia a raccogliere la summa della cultura, tra scienziati, filosofi, poeti e matematici, i quali godono di questa bellezza.

Un vero e proprio angolo di paradiso da cui gli artisti dell’epoca traevano ispirazione. "Meravigliosa dimora in cui Dio elargì perfetta bellezza!", cantava Abd al-Rahman di Butera a proposito della Sicilia, isola successivamente tolta agli arabi.
Adv
Arrivano i normanni, i quali scoperchiano e distruggono tutti i monumenti di Maredolce. Nel 1130 si costituisce il Regno di Sicilia e Maredolce diviene la villa di campagna di Ruggero II.

Il palazzo subisce un forte intervento di cambiamento, risultando una perfetta commistione fra il nuovo stile normanno e il vecchio stile arabo, sopravvissuto grazie alle rovine superstiti. Durante l’impero di Ruggero II viene, inoltre, realizzata all’interno del parco di Favara una delle più grandi opere di ingegneria idraulica in Europa.

Su ordine del re viene progettato e costruito attorno al palazzo un lago artificiale, che per le sue grandi dimensioni prende il nome di Maredolce. Utilizzato per diletto e svago dal re e dalla sua corte, il lago viene sfruttato anche per la pesca.

Visto il perimetro chiuso della struttura idraulica, per evitare che l’acqua fuoriesca, viene costruito un qanat, grazie al quale l’acqua defluisce. Il liquido in eccesso non viene buttato via, ma piuttosto conservato per essere utilizzato in luoghi come l’ospedale.

Negli anni a venire il sito diviene nel 1328 un ospedale per mano dei frati teutonici della Magione e un secolo dopo un’azienda agricola sotto la guida di Francesco Agraz, duca di Castelluccio. Solo nel 1992 la Regione Siciliana ne acquisisce la proprietà.

Nonostante i lavori di restaurazione abbiano subito diverse interruzioni, sono stati recentemente ripresi, grazie alla grande voglia di restituire un’opera di tale calibro culturale ai suoi cittadini.

Gli interventi sono difatti nati dal bisogno di restituire dignità ad un sito storico che da troppi anni versa in una forte condizione di sporcizia e degrado. Un progetto non più rinviabile.

«Siamo a buon punto. Da poco più di una settimana l’azienda d’interesse ha ripreso i lavori. Il parco sarà molto bello. Verranno piantati nuovi alberi, al posto di quello già rimossi. Ci sarà un nuovo impianto di illuminazione e parte del lago artificiale sarà riempito d’acqua», dichiara Domenico Ortolano, presidente dell’associazione castello e parco di Maredolce.

Si sta lavorando anche al restauro del palazzo, affinché l’atrio possa essere reso fruibile come un tempo. Inoltre, verrà posizionata una scala nella parte del palazzo, dove al tempo erano situate le stanze di Ruggero II, cosicché i visitatori possano salire sulle terrazze del palazzo e ammirare le bellezze del parco dall’alto.

Il restauro è stato finanziato dalle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, per poco più di un milione di euro. A essersi aggiudicato l’appalto è il Consorzio stabile Appaltitalia di Caltagirone, assieme all'impresa consorziata esecutrice dei lavori Beton Mix di Licata.

I lavori si concluderanno entro la fine dell’anno e il parco verrà aperto al pubblico solo una volta terminati tutti gli interventi. Solo allora probabilmente i cancelli rimarranno aperti anche la sera grazie al nuovo impianto d’illuminazione fotovoltaico. La speranza è che il sito una volta pronto possa ospitare anche spettacoli e altre iniziative culturali.

Oggi sotto il proprio suolo il parco nasconde una vera e propria miniera archeologica. Diverse le scoperte fatte dagli esperti: tra le tante, una fattoria risalente al III/IV secolo a.C e delle costruzioni romane e arabe.

"Mi auguro che gli scavi archeologici continuino. Il vero tesoro è sotto Maredolce, la storia è ancora sotto Maredolce, basta grattare il suolo per trovarla”, conclude Domenico Ortolano.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI