STORIE
Racconta la Sicilia degli emigrati negli Stati Uniti: Eleonora, che vive tra due continenti
È un vulcano di idee e sogni, il suo motto è "cu nesci arrinesci". Adora visceralmente la sua Sicilia ma è consapevole che il suo destino è altrove. Ecco la sua storia
Eleonora Formica
Sono incuriosita e la contatto. Le chiedo prima ancora di conoscere la sua storia se si sente una Siciliana atipica, rispetto a chi fa della Sicilia il porto sicuro da cui difficilmente ci si allontana.
Mi dice che lei è spesso in America, ha vissuto lì per un certo periodo, ma poi come tanti è diventata un’immigrata di ritorno, lavorando come una guida turistica in Sicilia per gli americani. Aggiunge che per lei viaggiare è tutto, e se qualcuno le dovesse chiedere cosa vorrebbe fare da grande, la sua risposta sarebbe la “Filantropa Viaggiatrice”.
Eleonora Formica è una ragazza Bi-Continentale come ama definirsi, nata in un paesino circondato da aranci, il cui profumo di zagara arriva puntualmente ogni aprile, inondando strade e cuori. La sua è una famiglia di artisti, chi canta, suona, recita, chi dipinge.
Mi dice che spesso il suo lavoro termina sul qualche balcone barocco da cui canta per i suoi visitatori qualche Romanza o Canzone. Lasciando il canto, studia all’Università lingue, frequentando contemporaneamente altri corsi, e con queste competenze sbarca in America. Si trattiene per un periodo ma poi è costretta a tornare. Questo però non allenta il legame con gli Stati Uniti, è perennemente tra due continenti.
È in uno dei suoi rientri che scopre una storia che le appartiene, il suo bisnonno alla sua stessa età a 25 anni era partito dalla sua Carlentini, e come lei, poi, vi aveva fatto ritorno. In quel caso la destinazione fu Omaha nello stato del Nebraska. Eleonora sposta i suoi viaggi negli Usa in quella direzione e incomincia a condurre delle ricerche.
Scopre che da Carlentini e il territorio circostante, partirono per andare a vivere a Omaha, solo agli inizi del 900, ben 4000 abitanti, oggi i discendenti siano più di 70.000.
Da qui un’idea pazzesca riconnettere queste persone con le loro radici, creare un ponte tra il suo paese e questa città fondata da nativi Americani che oggi vivono in riserve (il nome Omaha, è della tribù appartenenti al ramo Sioux). Una città dove gli inverni possano essere a -16° e le estati sono torride.
Le idee a questo punto si moltiplicano e Radici diventa la parola “cardine” intorno a cui realizzare progetti, a iniziare dal Turismo delle Radici, a incontri, scambi, iniziative. Le chiedo perché tutte quelle persone andarono a 5.477miglia da Carlentini.
Mi dice che come il suo bisnonno Ciccio, tutti raggiunsero un parente, partito prima di loro. I primi ad aprire la strada del Nebraska furono due fratelli Giuseppe e Sebastiano Salerno che partirono dal 1895, com’è raccontato nel libro “The Italians of Omaha”.
Andarono a lavorare alla costruzione della linea ferroviaria la “Union Pacific Rail Road”. La costruzione della ferrovia fu un lavoro durissimo, i Salerno furono i “pionieri” che favorirono l’arrivo di migliaia siciliani, sponsorizzandoli, trovandolgli un tetto, e un lavoro: in ferrovia gli uomini, come sarte le donne.
Con questa storia, Eleonora riannoda i contatti, nasce così l’idea del gemellaggio, al vaglio delle rispettive città, si fa promotrice di due Associazioni la “Carlentini Omaha Association” fondata in Italia e la “Sicula Italia Foundation” negli Stati Uniti.
Scopo delle due Associazioni che lavorano all’unisono, “riconnettersi con la propria identità, un patrimonio comune e aprire una porta verso il futuro”.
I progetti, alcuni già realizzati, sono la digitalizzazione degli alberi genealogici, la digitalizzazione del cimitero, la creazione di una piattaforma comune che diventerà un museo virtuale dove inserire: articoli, lettere, libri, interviste podcast”. Contenuti che saranno resi visibili anche nelle scuole che sono già partite con il progetto, “Scrivimi una lettera”. Le classi elementari si scambieranno lettere con i coetanei americani.
Ma i progetti non si fermano qui ve ne sono altri 40, che riguarderanno anche un e-commerce per la valorizzazione dei prodotti siciliani negli Usa, la traduzione di libri, scambi culturali tra studenti, ricerche storiografiche, antropologiche e musicali.
Eleonora dice che ogni abitante di Carlentini ha un parente in America, e questi Italiani di seconda terza e quarta generazione “con questi progetti ritroveranno un impulso rigenerativo ritrovando e scoprendo una cultura persa”.
Chiedo i nomi di qualche famiglia, Eleonora ne sciorina 115, composte di vari elementi dalla più numerosa, Caniglia 128, passando per Greco, Salerno, Vacanti, Grasso, Gibilisco, Costanzo, Tribulato, Roccaforte, Cascio, Formica e tutti gli altri. Molti di loro sono diventati medici, giudici, imprenditori, vi è persino una cantate d’opera.
Osservo questa ragazza mentre parla, con il suo rossetto rosso fuoco, mi ricorda il manifesto delle donne del “we can do it”, donne forti e determinate. Eleonora è un vulcano di idee e sogni, il suo motto è “cu nesci arrinesci”, adora visceralmente la sua Sicilia ma è consapevole che il suo destino è altrove.
Lei va oltre la riluttanza atavica di questa terra, quel fatalismo verghiano del “tanto è così”.
Lei è la dimostrazione che il cambiamento è possibile: “Io sono con lo sguardo altrove, lì dove altri vedono confini e limiti, io vedo solo l’orizzonte con tutte le sue grandi opportunità”.
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