ITINERARI E LUOGHI
Qui trovi la "Cappella Sistina" dei Monti Sicani: sei in Sicilia, nel borgo delle campane
Vi portiamo in un piccolo comune siciliano famose per la sua storica Fonderia, le ceramiche, il cibo e una chiesa che è un capolavoro inestimabile
La Chiesa di San Giuseppe a Burgio (foto di Vito Maurici)
A una trentina di chilometri dalla rinomata Sciacca, e immersa in un ambiente affascinante, il borgo esprime la chiara volontà di ricerca e conoscenza. L’ “ispezione turistica” è accompagnata da guide eccezionali, magari “non convenzionate”, incontrate qua e là - sparse durante la passeggiata nei vicoli.
“Gente di popolo, gente semplice” in grado di soddisfare le richieste del visitatore. Obiettivi mirati di giornata sono gli edifici religiosi, il castello, la fonderia, i musei e… angolini dall’aria “sospetta”.
Prima di addentrarci nei meandri paesani, la Chiesa di San Giuseppe è uno dei capolavori religiosi da non sottovalutare. Da molti è definita con l’appellativo (con le dovute proporzioni) di “Cappella Sistina dei Monti Sicani”. Costruita nel 1623, l’impianto rettangolare a un’unica navata profuma di forme equilibrate e armoniose osservazioni barocche e rococò.
Il concetto è afferrato, mancano tanti ingredienti per insaporire i contenuti. Superato un arco, il luogo prende forma “fisica”. Dai vicoli stretti s’ ”acchiana” verso l’alto. I passi rallentano, mentre gli occhi esagerano di fronte a tanta meraviglia. Ecco spuntare dei murales colorati.
Il personaggio di riferimento è lo scrittore Andrea Camilleri. Tra i tanti pensieri spicca il seguente: «Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre». È l’espressione principe che consolida la nostra presenza. Improvvisamente, nel silenzio tombale, una vocina “amichevole” illustra l’attuale posizione.
«Non mancate di andare al castello, non è lontano». Afferrato il messaggio, la camminata “spinge forzatamente” verso il Castello Peralta. Alcune centinaia di metri e poi, dopo una breve scalinata, sbuca dal nulla quello che originariamente fu identificato (secondo le fonti) come casale Billuchie (XII sec.).
Appartenne alle famiglie Peralta, Cardona, Gioeni e Colonna. L’impianto è planimetrico rettangolare a unico blocco. Per la posizione strategica venne adattato a carcere. Gli interni presentano tre sale per piano (due) e l’ultimo (il terzo) ha un’ampia sala con finestra bifora.
La struttura (chiusa al pubblico tranne in occasioni particolari) meriterebbe maggiori attenzioni. Il tempo di scattare due foto e… ripartire, non prima di aver dato spazio a qualche cenno storico.
Burgio, il cui nome deriva dal greco “pyrgos”, ossia “torre”, potrebbe fare riferimento a una vecchia struttura bizantina. Cenni storici sono testimoni di origini saracene con superstiti della vecchia città di Scirtea. Della fondazione v’è una data certa: il 1296. Di gran rilevanza storica fu il governo dell’emiro Hamud (ex califfo di Cordova). Cacciato dalla Spagna, divenne signore di Burgio. Si arrese solamente a re Ruggero il Normanno.
Come spesso accaduto in lungo e largo per la Sicilia, divenne territorio feudale di diverse famiglie nobiliari. Successivamente fu sede di mandamento nel post-Unità d’Italia. L’impatto socio-storico è stato forte, senza esclusioni di colpi. Per evitare qualsiasi strascico fisico, giunge il momento delle prelibatezze.
Burgio è “cavallo di razza” in tal senso, non si lascia pregare!
Un certo languorino merita assoluta compassione. Quel profumino di dolcetti alle mandorle trascina anima e corpo a una pronta degustazione. Olio, agrumi e cereali riempiono le tavole burgise. Che bontà diremmo!
La nostra presenza entra nel vivo e prosegue verso il Museo della Ceramica. Secoli di sculture e formati floreali e ornitologici creano splendide decorazioni. Particolari cromatici verdi e sabbia esaltano le lavorazioni. Prevale l’aspetto unico dello stile.
La signora Sanfilippo illustra il quartiere vecchio di Santa Maria. Rappresenta il cuore “pulsante storico” di un paese che mantiene certe tradizioni. Dal belvedere il paesaggio rispecchia le parole appena ascoltate. Silenzio, quiete e ruralità delineano le perfette caratteristiche del borgo.
Inizia la fase di ritorno.
Alcuni edifici religiosi sono chiusi e tra questi, purtroppo, la Chiesa di San Vito. Al suo interno è custodita una pregevole statua del santo omonimo di Antonello Gagini. Nella silente Piazza IV Novembre echeggiano le parole del signor Bellavia. «Viviamo dentro un gioiellino che tutti ci invidiano. Il Venerdì Santo la comunità riempie le strade e la “Via Crucis” accoglie fedeli da ogni parte della provincia». Crediamo alle sue parole.
Uno dei particolari da non sottovalutare sono le numerose immagini religiose incontrate durante la lunga passeggiata. Ovunque si metta piede, è un omaggio al Cristianesimo. Aspetto che accomuna anche l’ultimo erede della Fonderia Virgadamo (approfondito in un altro articolo).
Luigi Mulè Cascio - giovane visionario - racconta nei minimi dettagli la produzione di campane. Magari le stesse che si trovano nel Convento dei Cappuccini, per un ultimo passaggio prima di lasciare il paesino.
All’interno si trova il Museo delle Mummie. È tempo di ripercorrere le tappe dell’Ordine Cappuccino. Nel mentre, la visita incuriosisce e desta riflessioni.
I volenterosi possono decidere di fermarsi e andare oltre. Dove? Al Santuario di Rifesi, al Castello Cristia o immergersi nelle vallate circostanti. Tutto questo non prima di aver assaggiato la “Grabuscia”, una frittella di pane condita con lo zucchero. Accompagnato da un bicchierino di limoncello o mandarinetto!
Perché a Burgio non sei un forestiero, ma un “burgisi acquisito”.
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