ITINERARI E LUOGHI
Questa è Catania: dai chioschi alla Pescheria tutti i posti per gustarla in ventiquattr'ore
Catania è un merletto bianco disteso al sole e le sue candide cesellature barocche incise sulla pietra lavica delle facciate sono il segno tangibile di un’umanità intricata
Piazza Duomo a Catania (foto Pietro Piraino)
L’iscrizione della Porta Ferdinandea “Melior de Cinere Surgo” cioè “Rinasco dalle (mie) ceneri ancor più bella” non è solo un auspicio, ma una promessa che i catanesi hanno fatto a sé stessi ricostruendo con pazienza architetture e civiltà, con quel materiale di lava e quelle stesse ceneri del vulcano.
Una città a strati, che dal porto si allunga verso l’Etna attraverso le basole di via Etnea, sotto le quali i flussi d’acqua scorrono svelti e senza incertezze dentro i meandri sotterranei in un viaggio di sola andata dalla Muntagna fino al mare, tappa obbligata la Fontana dell’Amenano dove l’antico fiume si stende e simula la trama di una tela, l’acqua ‘o linzolu come ancora la chiama qualcuno.
I chioschi: Se volessimo spiegarli ai nostri amici milanesi diremmo che si tratta di piccole strutture che somministrano bevande: ma il chiosco è aggregazione, conforto e scambio.
Il tintinnio dei cucchiaini che girano i caffè bollenti o il mandarino al limone (frizzantissima bevanda agli agrumi) sono una musica che si sente a tutte le ore del giorno e della notte; da quelli storici di Piazza Umberto (nella toponomastica ufficiale Piazza Vittorio Emanuele) a quelli del Borgo, specializzati in ricette dissetanti e “digestive”, passando per quelli più moderni di Piazza Roma che rivendicano l’invenzione del Frappè alla Nutella e del neoarrivato Frappè Pan di Stelle.
La Pescheria: Il mercato del pesce si sveglia presto al mattino e disegna dei riflessi che rendono Catania ricca di colori, lucida e iridescente come le scaglie del pesce in vendita sui banchi. Il rosa delle triglie, l’azzurro delle mascoline, i cartelli con le grafie incerte degli ambulanti, sono particelle che immancabilmente riempiono Piazza Alonzo Di Benedetto e tracimano verso le viuzze limitrofe.
La notte i riflessi sfumano e i banchi smontati lasciano spazio ai locali notturni che hanno reso accessibile e fruibile un quartiere sopravvissuto ad anni di incuria e abbandono, oggi si ricandida ad essere il quartiere più vivace della città, 24 h su 24.
La Fera ‘o Luni: La Fiera del lunedì, divenuta da tempo immemorabile quotidiana, in Piazza Carlo Alberto ogni mattina si compie un rituale di carico e scarico dai carretti che escono dalle saracinesche e montano uno dei mercati all’aperto più belli d’Italia.
La quantità (e la varietà) di merce è direttamente proporzionale alle presenze: tantissimi i catanesi che non hanno perso l’abitudine di fare la spesa fra questi antichi banchi e tanti anche i turisti che vengono a respirare un po’ di quel caos sotto gli ombrelloni a righe.
Piegati i tessuti e riposte le merci, già nel pomeriggio i tavolini occupano i marciapiedi che un fluire di gente userà dal tramonto fino a notte fonda.
San Berillo: È la storia di una rinascita, come abbiamo raccontato anche in questa gallery dal tocco glamour. L’ex quartiere a luci rosse si sta trasformando in un nuovo punto di ritrovo della città. I tratti pedonali hanno reso fruibili gli spazi e gli interventi massicci di street art hanno dato vita ad un autentico museo a cielo aperto visitabile a qualsiasi ora fra i vicoli e i lampioni di questa porzione del centro storico.
In Piazza Goliarda Sapienza (ex Via delle Belle) ogni sera apre le porte il pub che ha innescato questo processo di riappropriazione che con le sue luminarie accese ha riavviato il motore di un intero quartiere, una riqualificazione urbana che passa anche attraverso i suoi abitanti come Franchina, transessuale che è al contempo volto iconico e memoria del quartiere, oggi autrice e scrittrice di libri coinvolta in progetti di dialogo e ricostruzione culturale del quartiere.
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