STORIA E TRADIZIONI
Quello che (in Sicilia) ancora non si dice: cos'è davvero la Festa dei Morti
Varie religioni hanno cercato di mantenere i mondi dell'aldilà e dell'aldiquà non sovrapponibili. La festa non è solo onore e ricordo ma controllo
Festa dei morti
Il contatto tra questi mondi è a volte pericoloso, motivo per cui varie religioni hanno cercato di mantenere i due mondi ben divisi e non sovrapponibili. La festa quindi non è solo onore e ricordo ma controllo.
Abbiamo detto che nel “continente Sicilia” la concezione e l’elaborazione del lutto ha avuto molteplici forme per la presenza di popoli e religioni diverse.
Diodoro Siculo racconta che durante l’assedio di Agrigento i cartaginesi distrussero con sfregio una necropoli. Qualche giorno dopo una terribile pestilenza colpì l'esercito.
I cartaginesi ne furono terrorizzati, convinti di aver attirato una maledizione, così si affrettarono a sacrificare sul fuoco un fanciullo e a buttare un gran numero di bestiame in mare.
Disgrazie sarebbero arrivate al profanatore e alla famiglia. Il monumento funebre è così luogo di requie, ma anche l’unica forma di presenza del defunto nel mondo dei vivi legata al ricordo.
L’uso del fuoco ebbe una grande importanza, Amilcare comandante ad Imera si gettò sul rogo dopo la sconfitta.
Le fiamme diventano anche sacrificio umano come nei tofet, altari usati per allestire i roghi per i bambini.
Bisogna precisare che se alcuni piccoli furono sacrificati, molti di questi in realtà erano già deceduti a seguito di morte precoce considerata comunque una forma di estremo sacrificio, per loro era previsto un luogo di riposo particolare un “limbo dei bambini”.
L’aldilà per gli ebrei assume un significato diverso, Yahweh sembra più interessato ai vivi che ai morti ai quali non può essere riconosciuta nessuna forma di mito o rito che entrerebbe in conflitto con il Signore assoluto. Lo Sheol, l’Oltre ebraico, non ha demoni in agguato o protettori.
Yahweh non compie prodigi per i morti che restano separati definitivamente, “non più utili ai rapporti sociali cultuali e religiosi”. Lo Sheol è ubicato sotto i pilastri che sorreggono la terra sopra un oceano sotterraneo.
Quello che rimane del morto è il ricordo il valore e i meriti. Alla gratitudine si accompagna una forma di paura, il morto è impuro e come tale non deve avere più contatti, non a caso il sepolcro viene sbarrato, la medianità è condannata considerata idolatria: Yahweh sta in cielo, i morti nel mondo sotterraneo.
L’aldilà nel mondo greco è oltre l’oceano allora conosciuto, dove i morti vivono in perenne oscurità, è un triste rovescio. Vi è un bosco di pioppi e salici alberi i cui frutti non arrivano mai a maturazione a indicare la tristezza del luogo.
Non del tutto inaccessibile, questo mondo sotterraneo ha dei varchi, 2 famosi personaggi prima di Dante, lo visiteranno: Ulisse e Enea.
Ulisse lo descrive come un mondo dove i morti pur avendo le sembianze del vivo sono ombre. A loro sacrificherà un animale e vedrà dalla terra arrivare frotte di anime avide di succhiare il sangue fumante, desiderosi di ricevere ancora vita e calore.
Eppure l’Oltre greco pur così triste e malinconico, non è uguale per tutti, chi si è macchiato dei crimini peggiori sprofonderà ancora più in basso, nel Tartaro, dove esseri orrifici lo tormenteranno. Destino oltretombale diverso per gli insepolti costretti a vagare.
Ma se esiste una sorta di punizione a questo triste mondo se ne affianca un altro riservato agli eroi, il mondo dei beati, un luogo dove c’è luce e soffia un dolce Zefiro.
Questi privilegiati però non sono morti, arrivata la loro fine verranno trasportati in questo luogo per condurre una vita diversa senza dolore o rimpianti. Sui riti funebri sappiamo che consistevano in giochi, libagioni e banchetti.
Enea seppellirà il padre Anchise nei pressi di Erice è un anno dopo lo commemorerà con una regata, corsa, il tiro con l’arco, giavellotto pugilato.
Roma recepirà il mondo Greco pur ritenendolo pericoloso, particolarmente superstiziosi lasceranno ai morti offerte sulla tomba affinché restino tranquilli e inoffensivi.
I morti avranno degli spazi temporali ben precisi e codificati come i Feralia a febbraio. Ciò che resta dei morti, ancora una volta è la loro vita che diventa esempio e mito.
Siamo arrivati alla fine del nostro racconto con i rituali del mondo musulmano. La Jannah, l’aldilà è un posto meraviglioso massima aspirazione dei fedeli ricco di giardini lussureggianti e beatitudine.
Al contrario l’inferno è spaventoso costituito da 7 porte su vari livelli, una per ogni peccato, Luogo tormenti e dolore. Le anime dell’Inferno rimarranno in questo luogo fino al giorno del giudizio, perché la Resurrezione è un elemento fondante della religione.
Sui riti esistono norme precise, il morto dovrà essere al più presto sepolto, dopo essere stato lavato, profumato ed avvolto in bende a lui si reciterà la preghiera dei morti-
Sarà quindi seppellito nella terra con la testa rivolta alla Mecca a ricordarlo ci sarà solo un’iscrizione senza foto; ove non fosse possibile interrarlo, per ragioni sanitarie, è consentita una bara di legno tenero.
La cremazione è proibita, nella resurrezione il corpo si riunirà allo spirito. In seguito con un calendario ben codificato vi saranno poi 2 banchetti funebri per consolare i parenti.
È straordinario come tutto questo ha trovato casa sulla nostra preziosa Isola, a volte contemporaneamente e nello stesso posto; tra riti e cimiteri monumenti funebri, la Sicilia è testimone della storia antica dell’Oltre.
Su tutto rimane però un dato, i due mondi devono restare ben divisi, salvo qualche concessione in certi periodi precisi dell’anno, quando sotto controllo, tornano a incontrarsi.
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