ITINERARI E LUOGHI
Quello che (forse) non sai di un altro "teatro Massimo" della Sicilia: il Bellini di Catania
Nel corso della sua esistenza è stato sede di alcune esibizioni dei più grandi compositori e musicisti del Novecento. Ci sono delle curiosità su questo luogo che non tutti conoscono
Il teatro Vincenzo Bellini di Catania
La costruzione del teatro Massimo venne affidata nel 1870 all’architetto Andrea Scala, il quale portò avanti i lavori con l’architetto milanese Carlo Sada fino a quando però, dieci anni più tardi, la società che finanziava i lavori finì in liquidazione. Allora il Comune decise non soltanto di ridimensionare il progetto, ma di affidarlo esclusivamente nelle mani dell’architetto Carlo Sada, che terminò i lavori in sette anni e si ispirò all’ecletticismo francese del Secondo Impero imposto a Parigi da Charles Garnier con l’Opéra di Parigi.
Nel corso della sua esistenza, questo splendido edificio è stato sede di alcune esibizioni dei più grandi compositori e musicisti del Novecento ed è stato il palco di numerosi capolavori del teatro musicale. Tra le più celebri si ricordano: La Traviata con Mercedes Capsir e Lina Pagliughi; La Carmen con Gianna Pederzini; La Norma con Gina Cigna; La pucciniana Bohème con Mario Del Monaco.
La sensazione dello spettatore che varca la l’ingresso di un teatro è pura magia. Si avanza a piccoli passi per prendere posto. Si spengono le luci, il sipario si alza ed è lì che si entra in un altro mondo. Gli affanni e le vicissitudini sembrano sparire di colpo. Il teatro è speranza, tempio, viaggio sentimentale e, ancora, sperimentazione e scoperta delle proprie profondità. Il teatro è un luogo che conduce in altri mondi appena si spengono le luci e si apre il sipario.
La facciata del teatro, in stile neobarocco, si ispira al classico sansoviniano della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Nella facciata centrale sono presenti le statue di tre celebri compositori catanesi: al centro Vincenzo Bellini e ai lati Piero Antonio Coppola e Giovanni Pacini. Inoltre, troviamo il particolare portico d’ingresso per le carrozze, chiuso da cancellate in ferro. All’interno vi è il petite foyer, una sala rotonda, dove gli spettatori hanno la possibilità di intrattenersi prima e dopo lo spettacolo e durante le pause. In questo spazio è stato collocato un busto bronzeo raffigurante l’architetto Sada.
Dal petite foyer si accede direttamente alla sala, realizzata secondo la forma di un cucchiaio. La scelta della tipica forma a cucchiaio, o a ferro di cavallo della sala è stata studiata con estrema lungimiranza dall’architetto, il quale mirava ad ottenere la migliore riproduzione del suono possibile. E si può dire che ci sia riuscito, visto che il teatro, apprezzatissimo sin da subito per la sua acustica da compositori e da cantanti lirici, del calibro di Maria Callas, è ancora oggi considerato il teatro con l’acustica migliore del mondo. Il soffitto del teatro è stato dipinto dal fiorentino Ernesto Bellandi con l’apoteosi di Vincenzo Bellini, la Norma, I Puritani, la Sonnambula e Il Pirata.
All’interno, invece, è suddiviso in 113 palchi su 4 file, 8 barcacce di proscenio, un palco centrale per il Capo dello Stato, per una capienza di circa 2.000 posti. Percorrendo le scale, si accede ai vari palchi che hanno ospitato negli anni migliaia di spettatori ed intenditori di musica lirica. In cima alle scale, infine, si trova il vero e proprio foyer del teatro, molto ampio ed elegante, dove tra colonne in pietra dipinte a mo’ di marmo, svetta la statua in bronzo di Vincenzo Bellini, opera di Salvo Giordano. Inoltre, esisteva al suo interno un cafè, dove si intrattenevano gli spettatori durante le pause.
Ci sono delle curiosità sul teatro che non tutti conoscono. Il teatro ha cambiato nome diverse volte, in principio si sarebbe dovuto chiamare “Teatro Nuovaluce” in quanto i lavori furono avviati proprio in piazza Nuovaluce, di fronte al Monastero di Santa Maria Nuovaluce. Solo successivamente fu dedicato a Vincenzo Bellini, da cui oggi prende il nome. Il Teatro Massimo è stato definito uno dei migliori al mondo per acustica in quanto possiede caratteristiche davvero uniche.
Innanzitutto, è costruito su una colata lavica preistorica che rende unica la qualità del suono, grazie alla sua composizione chimica si crea una sorta di cassa di risonanza naturale. In più, al di sotto del teatro scorre il fiume Amenano che contribuisce a migliorare l’acustica in quanto l’acqua riflette il suono in maniera omogenea. Le incisioni in bassorilievo che adornano il teatro hanno anche lo scopo di far distribuire il suono in maniera uniforme. La forma a ferro di cavallo contribuisce a renderlo uno dei teatri con la migliore acustica.
Inoltre, il fiume Amenano che scorre al di sotto del teatro è anche sfruttato per climatizzare la sala, infatti, ai lati della sala sono presenti delle bocchette che prendevano l’aria proveniente dal fiume sotterraneo e la incanalavano all’interno. Il sipario storico del teatro è stato realizzato dall’artista etneo Giuseppe Sciuti e rappresenta un episodio a dir poco leggendario.
L’opera in questione è “Il Trionfo dei Catanesi sui Libici”, ultimata nel 1883 dal pittore di Zafferana Etnea. L’enorme dipinto, distribuito su una superficie di 140 metri quadrati, venne commissionato da una giuria composta da cinque rappresentanti del Consiglio comunale di Catania che ordinò la rappresentazione di un argomento di gloria catanese. La scelta ricadde sulla proposta di Giuseppe Sciuti che avanzò come soggetto la strepitosa vittoria del popolo di Catania sull’esercito libico che aveva assediato la città etnea nel 2400 a. C. sotto il regno di Cocalo, antico re sicano.
Ma l’episodio in questione, in realtà, non è documentato in nessuna fonte storica e non si è mai verificato. Si tratta, infatti, di una vicenda totalmente inventata, generata dalla fantasia dei falsari Ottavio D’Arcangelo e Pietro Carrera nelle Memorie historiche della città di Catania. Secondo questo improbabile mito, i catanesi sarebbero riusciti da soli a resistere all’assalto dei libici, decimandoli e conquistando un immenso bottino di guerra, e l’uccisione o la cattura di ben 42 elefanti.
Ma non è tutto. Proprio i due falsari, avrebbero tentato di far risalire l’origine dello Stemma Civico di Catania (l’elefante) a quell’episodio mai accaduto, realizzando addirittura una falsa incisione latina. Sciuti decise di realizzare non la battaglia, bensì i festeggiamenti in onore di quel fantomatico successo. Al centro del disegno è raffigurato un carro trainato da quattro cavalli sul quale si mostrano i vincitori. Dietro al carro si scorge un prigioniero attorniato da combattenti in armi. Sulla destra vi è una folta schiera di sacerdoti che osservano in maniera composta il corteo trionfale, mentre sullo sfondo del dipinto è riconoscibile l’Etna fumante e dalla cima innevata.
Il Teatro Massimo Vincenzo Bellini ha visto passare sul suo palcoscenico molti tra i maggiori musicisti del Novecento, da Gino Marinuzzi a Vittorio Gui, da Antonio Guarnieri a Georg Solti, Lorin Maazel, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli, Alain Lombard; da Toti Dal Monte alla Callas alla Caballé alla Scotto alla Freni; da Schipa a Gigli, a Corelli a Pavarotti a Pertile a Del Monaco a Di Stefano; da Galeffi a Bechi, a Gobbi, a Nucci, ed ha rappresentato in pratica tutti i capolavori del teatro musicale. Oggi il teatro, che dispone di un’orchestra di 80 elementi e di un coro di 57 elementi, continua ad essere, dopo oltre cento anni, il centro propulsore della vita musicale catanese.
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