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Quel tesoro (nascosto) nel cuore dei Peloritani: i segreti della valle di Fiumedinisi

Le meraviglie che l'isola è in grado di offrire a chiunque decida di posare lo sguardo su di essa, sono innumerevoli. E questo luogo non fa eccezione

Erika Diliberto
Giornalista
  • 9 marzo 2024

La dorsale dei Peloritani (foto di Benedetto Roccaro)

Le meraviglie che la Sicilia è in grado di offrire a chiunque decida di posare il solo sguardo su di essa, sono innumerevoli.

La sua cultura, i suoi paesaggi mozzafiato, le sue genti, le sue variegate tradizioni, il clima e la morfologia del territorio la rendono, con buona probabilità, l’isola più bella esistente al mondo.

Ma non tutti, neppure i suoi abitanti, ne conoscono la bellezza ed i segreti che custodisce gelosamente dentro il suo cuore. Uno di questi è celato all’interno dei Monti Peloritani e da tempi immemori, ne ha fatto la ricchezza del territorio circostante.

I Monti Peloritani, infatti, situati lungo la costa nord-orientale della Sicilia, sono noti non solo per la loro bellezza naturale, ma anche per la loro ricca storia mineraria.

La catena montuosa si estende per circa 65 chilometri lungo la costa tirrenica e jonica della Sicilia, dalla città di Messina fino ad arrivare al confine con la provincia di Catania.

Questo particolare territorio è caratterizzato da paesaggi mozzafiato, unici nel suo genere. Le vette arrivano a raggiungere altezze considerevoli, tra cui il Monte Scuderi, il Monte Poverello e il Monte Soro che con i suoi 1847 metri circa di altitudine lo rendono il punto più alto dell’intera catena montuosa.
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Le alture sono interamente ricoperte da una ricca e rigogliosa vegetazione e la presenza di numerosi borghi medioevali e di diversi siti archeologici, testimoniano l’esistenza di antiche civiltà che nel corso dei secoli si sono insediate in loco non solo per la ricchezza del territorio in superficie ma anche per l’abbondanza del suo sottosuolo.

Recenti studi sull'argomento hanno portato alla luce e messo in risalto un trascorso, potremmo dire, più che ricco in tal senso.

All'interno dell’imponente catena montuosa siciliana, infatti, sono presenti numerose mineralizzazioni metallifere oggetto, in un recente passato, di attività minerarie per la produzione di rame, piombo, argento e antimonio: in molte di esse è stata addirittura riconosciuta, da tempo, nientepopodimeno che la presenza di tracce d’oro e, più recentemente, del minerale di tungsteno (scheelite).

I Monti Peloritani presentano una complessa struttura geologica, facendo parte dell'Arco Calabro-Peloritano. Le rocce presenti sono interessate da faglie e fratture alpine e post-alpine, che, nel tempo, hanno favorito la formazione di mineralizzazioni metalliche.

Le attività estrattive si concentravano principalmente negli scisti filladici della Falda di Mandanici, dove tutt'ora sono presenti mineralizzazioni di solfuri, solfosali e ossidi di vari metalli.

Le analisi del passato indicavano contenuti significativi di metalli preziosi come l’oro, il platino ed il palladio, ma le successive indagini hanno rivelato risultati poco affidabili e poco attendibili.

L'oro, al contrario, è stato trovato principalmente nei sedimenti fluviali vicino alle antiche miniere e in alcune manifestazioni "epitermali".

La controversia sull'argomento è ancora oggi motivo di dibattito e studio da parte degli addetti ai lavori.

Un attento e dettagliato studio in materia ha evidenziato che i giacimenti si trovano per buona parte in tutte le vallate ioniche, da Francavilla a Messina e oltre, in particolare nella vallata del torrente Fiumedinisi (miniera San Carlo e altre vicine) e in quella del torrente di Alì (Tripi e altre); nel versante tirrenico se ne trovano, in particolare, nelle vallate dei torrenti Fantin a-Patrì (Novara, Fondachelli), Longano (Castroreale, Barcellona), Mela (S. Lucia) e Gualtieri.

Nonostante sia abbondantemente testimoniata la presenza dei minerali sul posto, a detta degli studiosi, parlare di "miniere" nei secoli passati, è a dir poco, esagerato.

Le attività minerarie nei Monti Peloritani risalgono almeno al XVIII secolo, quando furono scoperte numerose miniere attive fino al XX secolo.

Quest’ultime erano concentrate principalmente nei territori di Fiumedinisi, Alì, Fondachelli, Limina e altri. Tuttavia, le estrazioni erano spesso limitate e soggette a interruzioni a causa di eventi naturali come terremoti e frane.

La storia per poter essere ricostruita e consegnata nella sua interezza si avvale anche dei più piccoli indizi e uno di questi è proprio la ricchezza del sottosuolo dei Monti Peloritani.

Sembrerebbe, infatti, che l’arrivo nel territorio dei popoli greci sia dovuto anche alla conoscenza di questi preziosi giacimenti. Basti pensare che lo stesso capo Sant'Alessio fu battezzato dai primi coloni calcidesi come “Arghennon akron”, capo d’argento.

Ma anche la leggendaria "Truvatura" di Monte Scuderi rimanda alle miniere d’argento attive fino al secolo scorso. La storia si intreccia con la mitologia e non è casuale il fatto che una delle divinità fondanti della città greca di Zancle sia proprio Kronos/Saturno il dio del tempo infinito ma anche colui che, secondo tradizione, insegnò agli uomini l’arte dei metalli.

A sud di Fiumedinisi e vicino all'area mineraria di San Carlo, sono stati scoperti insediamenti che risalgono dal neolitico all'alto medioevo.

Questi siti mostrano tracce di attività metallurgiche, come frammenti di ceramica, strumenti in osso e metallo, nonché scorie di fusione, suggerendo l'estrazione e il commercio di minerali come rame e piombo tra il 2000 e il 1800 a.C.

L'interesse per i metalli nobili, come l'oro e l'argento, è evidenziato dal rinvenimento anche di alcuni strumenti di pesatura come dei bilancini e dalla testimonianza di antichi scrittori arabi che ne hanno raccontato l'abbondanza e la ricchezza in Sicilia.

Re Ruggero d'Altavilla commissionò un libro che menzionava miniere di ferro e oro vicino a Messina, suggerendo l'esistenza di giacimenti già noti in quel periodo storico.

Successivamente, vi furono concessioni reali per l'esplorazione e lo sfruttamento di minerali come argento, rame e altri metalli, specialmente nei Peloritani.

Le attività minerarie, più che documentate del XV secolo, coinvolsero anche minatori ungheresi, che ottennero diverse concessioni per cercare e lavorare i metalli preziosi in Sicilia e in altre parti d'Italia.

Tali testimonianze storiche stanno ad indicare una lunga tradizione di estrazione e lavorazione dei metalli sull'isola, con particolare attenzione alla regione dei Peloritani.

Nonostante ciò è’ ancora viva, ai giorni nostri, la diatriba legata alla presenza o meno di metalli preziosi come l’oro sui Peloritani.

Le ricerche minerarie, inizialmente condotte da società pubbliche e accademiche, hanno suscitato controversie e non hanno portato a risultati significativi.

Nel 1986, le attività esplorative furono richieste da una compagnia mineraria canadese, ma le analisi non confermarono mai i presunti giacimenti ricchi di metalli preziosi.

Le indagini condotte nelle zone di interesse non hanno prodotto risultati rilevanti, e le controversie riguardo all'efficacia delle indagini hanno portato alla cessazione delle attività minerarie finanziate dallo Stato, soprattutto a causa dello scandalo "Tangentopoli" e dell'inchiesta "Mani Pulite" negli anni '90.

È oggi largamente possibile affermare, nonostante le controversie sull'argomento che i Monti Peloritani hanno una lunga storia mineraria, caratterizzata da attività estrattive che risalgono almeno al XVIII secolo.

Nonostante le numerose miniere attive nel corso dei secoli, le attività estrattive sono state spesso limitate e soggette ad innumerevoli interruzioni.

Le ultime analisi in merito non hanno confermato i presunti ricchi giacimenti di metalli preziosi, portando alla cessazione delle attività minerarie finanziate dallo Stato.

Tuttavia la regione continua ad essere di grande interesse geologico e di grande importanza storica, tesi quest’ultima avvalorata dalla presenza di diversi documenti conservati tutt'oggi negli archivi che potrebbero aggiungere ulteriori dettagli sulla storia mineraria dei Monti Peloritani.
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