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Quel borgo in Sicilia che visiti d'inverno: qual è l'origine del suo nome "aromatico"

Su un territorio caratterizzato da imponenti strutture rocciose di materiale calcareo, su una valle che guarda un paesaggio. Vi portiamo a scoprire scorci unici

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 3 gennaio 2025

Il borgo di Militello Rosmarino

L'inverno in Sicilia è fatto di un tempo per il quale il termine di "destegionalizzazione" appare perfetto per viaggiare con una temperatura fredda quanto basta per non rinunciare e scoprire luoghi e conoscere realtà locali nascoste.

La presenza normanna della Sicilia ha lasciato tracce indelebili del suo passaggio con una conquista durata oltre trenta anni, iniziata con le prime incursioni esplorative fino al definitivo dominio e al cui assoggettamento gli abitanti dell'epoca si sentirono liberati dall'oppressione araba, accolsero i nuovi dominatori senza alcuna offensiva.

Tra i numerosi siti che conservano le pietre di questa epoca "epica" i borghi e i paesi che si trovarono sulla via che condusse fino a Palermo, sono quelli dove si possono scoprire scorci suggestivi tra castelli e insediamenti urbani che conservano questo patrimonio.

Militello Rosmarino, posto appunto sulla valle del fiume Rosmarino e incastonato nel territorio dei meravigliosi Nebrodi, è uno di questi di cui Giovan Luca Barberi, nel suo "Magnun Capibreve" racconta come il paese fu territorio demaniale, ovvero direttamente alla dipendenza della dominazione normanna/sveva.
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Il paese si trova a circa 460 metri sul livello del mare, per raggiungerlo si percorre la strada che porta ad Alcara Li Fusi, posizionato su un territorio caratterizzato da imponenti strutture rocciose di materiale calcareo, su una valle che guarda un paesaggio dominato da insediamenti boscosi che coprono le cime delle montagne, e fu abitato fin dai tempi che risalgono al periodo preistorico, testimonianza dai reperti ritrovati nelle contrade.

Di questo retaggio rimangono le vestigia del castello posto a difesa del centro urbano e costruito appositamente su una posizione panoramica che mette in connessione l'osservazione diretta con i castelli di San Marco, Capo d’Orlando e di San Filadelfo in San Fratello, edificato appositamente su questa elevatura di pietra per la caratteristica attività difensiva, che restava in un terreno difficile da attaccare grazie alle pendenze rocciose.

Successivamente all'epoca normanna e sveva si alternarono diverse signorie in regime feudale nell'avvicendarsi di famiglie nobiliari, in possesso del Castello e delle sue terre che passò agli Aragona, ai Rosso, ai Cerami ed ai Gallego.

Della sua presenza rimangono ruderi di un nobile passato e molti rimaneggiamenti in epoche successive alla costruzione che emergono dalle esigenze abitative, ma anche da crolli dovuti a eventi diversi, in una costruzione che per la conformità del suolo aveva un aspetto irregolare, ma dagli affioramenti emergono le dimensioni che si approssimavano a m 34 x 56, il muro perimetrale uno spessore di cm 120, l'arcata di accesso alta m 5 e larga 2,4.

Nonostante tutto veniva descritto nella sua struttura estetica con un accesso attraverso un portale marmoreo, ambienti dove restavano stanze riccamente allestite, magazzini e granai, delle carceri e addirittura una cappella, prima del crollo causa incuria intorno al 1860, che definitivamente fece depauperare la struttura muraria.

La presenza del castello è parte di un passato che racconta Militello come uno dei luoghi più importanti dell'epoca medievale. Tra le sue economie di carattere agricolo e rurale emerse una delle produzione che rendevano importanza all'abitato, ovvero della seta che rappresentò una fonte di economia per la popolazione, i cui effetti diedero luogo ad un fermento che ebbe il suo maggiore punto intorno all' anno 1660, grazie alla crescita della domanda di questo pregiato filato, con un elevato tenore di vita, il sorgere di locande e punti di accoglienza per la mobilità commerciale, oltre all'incremento di quelle che erano delle vere e proprie fiere di mercato.

L'impianto dell'abitato è rimasto di impronta medievale con i suoi suggestivi scorci, ed è diviso in due zone che si dividono sulla presenza proprio di emergenze monumentali: la più antica è attorno al Castello Normanno e alla Chiesa Matrice, l'altra diciamo più recente si trova attorno alla Chiesa dell'Annunziata.

Per la posizione strategica sul poggio che domina la Valle del Torrente Rosmarino è stato sempre un avamposto militare a difesa del territorio, che diede seguito ad un insediamento di abitanti di Alcara con una guarnigione che si trasformò in cittadella fortificata Da vedere il Crocifisso attribuito allo scultore Fra Umile da Petralia nella Chiesa Madre, mentre nella Chiesa di san Domenico di costruzione medievale intorno alla fine del XV secolo un superbo sarcofago della moglie Laura, per volere del marito Enrico Rosso.

Il nome Militello deriva probabilmente da "milite" con cui veniva denominato uno dei Feudatari del paese, Garcia Sancio de Grua - del resto un guerriero con armatura medievale è rappresentato nello stemma - o da "mele" per la coltivazione delle mele, mentre "Rosmarino" per l'omonimo fiume che scorre ai margini del paese, una grande fiumara che ha scavato rocce dolomitiche a strapiombo, con un carattere di torrente su un greto pietroso, tra dove nidificano rapaci, tra cui l'aquila reale, e fiorisce la macchia mediterranea.

Il paesaggio che anticamente si caratterizzava per le torri difensive medievali e mulini ad acqua per la macina che ricordano un passato scomparso, citato nel famoso libro di Vincenzo Consolo "Il sorriso dell'ignoto marinaio": "Agli aerei tornanti in precipizio sulla valle fino al letto grande incassato fra le rocche della fiumara Rosmarino".

Fonti: sito istituzionale del comune di Militello Rosmarino, sito del Fai, sito città metropolitana di Messina, Portale del parco dei Nebrodi.
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