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Quei mutandoni odiati pure dal Gattopardo: come era (difficile) fare sesso in Sicilia

Dalle mutande "strategiche" ai segni della croce e preghiere: quando andare a letto con la propria moglie non era proprio facile. Curiose usanze di una volta

Erika Diliberto
Giornalista
  • 19 ottobre 2024

Una scena da "Il Gattopardo" di Luchino Visconti

«Sono un uomo vigoroso…e come posso accontentarmi di una donna che a letto si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio, e che dopo non sa dire che “Gesummaria”? Sette figli ho avuta da lei, sette e sapete che vi dico, padre? Non ho mai visto il suo ombelico». Erano queste le parole schiette e drammaticamente reali che il famoso e bel Principe di Salina rivolge al suo padre confessore, in quel che è il capolavoro di Giuseppe Tommasi di Lampedusa: "Il Gattopardo".

Il rapporto tra uomo e donna nell'Ottocento siciliano ed anche in buona parte del '900, era caratterizzato da un forte squilibrio di potere e da ruoli di genere estremamente rigidi, legati a un contesto culturale, sociale e religioso profondamente influenzato dal patriarcato e dalla morale cattolica. In questo scenario, la sessualità era un argomento velato di pudore e di tabù, come ben rappresentato dal personaggio del Principe di Salina.

La frase “Non ho mai veduto il suo ombelico” riassume emblematicamente l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della donna: una distanza fisica e simbolica che rifletteva la natura del rapporto matrimoniale nell'aristocrazia siciliana dell’epoca e non solo nell'aristocrazia.
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Il rapporto tra uomo e donna è sempre stato e lo è ancora oggi, oggetto di interminabili discussioni e contraddittori dibattiti senza mai venirne a capo.

Ma com'era il sesso vissuto al tempo che fu dai nostri nonni?

In una società dove l’onore della famiglia era considerato più che sacro, la sessualità veniva vissuta in modo fortemente regolato, soprattutto per quel che concerne le donne, e la sfera sessuale si intrecciava con aspetti come la religione, l’onore e i ruoli di genere. Molti matrimoni, se non quasi tutti, erano “combinati” o influenzati dalle famiglie, che sceglievano per i loro figli, sposi o spose adatte, non solo in termini economici, ma anche morali e religiosi.

La sessualità non era considerata un motivo di scelta nella maggior parte dei casi; piuttosto, il matrimonio rivestiva una funzione sociale ed economica. Soprattutto le giovani donne si avvicinavano alla fatidica prima notte di nozze con scarsa o addirittura nessuna conoscenza della sessualità, e quel che è peggio, della propria…spesso educate in modo rigido sulla necessità di mantenere la purezza fino al matrimonio.

La prima notte di nozze aveva poi una grande importanza simbolica, ed era considerata il momento in cui la donna “donava” la sua verginità all'uomo, un gesto questo che sanciva non solo il legame coniugale, ma anche la legittimità della sua posizione di moglie.

Non erano rari i casi in cui veniva mostrata dai parenti, all'indomani dell’atto, la cosiddetta “prova” della verginità della sposa, un lenzuolo macchiato di sangue, come segno tangibile dell’onore familiare preservato. La sposa poi, e non solo per la prima notte di nozze, in Sicilia, non era solita liberarsi della sua lingerie.

L’intimo di quest’ultima, infatti, includeva delle particolari mutande o mutandoni, così definiti, provvisti di una strategica fessura, motivo per cui non vi era la necessità di denudarsi. L’atto sessuale, dunque, avveniva da vestiti ed ecco perché don Fabrizio lamentò col suo confessore il non aver mai visto l’ombelico della moglie.

La visione tradizionale della donna come figura pura e passiva condizionava profondamente l’atteggiamento verso il sesso. Il sesso era percepito più come un dovere coniugale che come un piacere o un’espressione di intimità. Le donne erano viste come custodi della moralità familiare, e la loro sessualità doveva essere subordinata ai bisogni del marito e alla procreazione.

La Chiesa cattolica poi esercitava una forte influenza sulla visione del sesso, che doveva essere limitato al fine di creare una famiglia. Gli insegnamenti religiosi scoraggiavano il piacere sessuale, considerato un aspetto secondario o, in alcuni casi, persino peccaminoso se non finalizzato alla procreazione.

Questo approccio morale influenzava il modo in cui la sessualità veniva vissuta nelle coppie, specialmente nelle comunità più conservatrici. La donna doveva essere modesta e discreta nel rapporto con il marito, mentre l’uomo aveva un ruolo più attivo e dominante. Le aspettative sociali richiedevano che la donna fosse sottomessa alle esigenze sessuali del marito, ma senza mai mostrare un interesse esplicito per il sesso.

Questa disparità di ruoli rifletteva il più ampio squilibrio di potere tra i sessi che caratterizzava la società siciliana dell’epoca. Ma se da un lato la donna aveva dei compiti e dei ruoli ben precisi, all'uomo erano concesse di buon grado delle vie d’uscita.

Una caratteristica dominante, infatti, della sessualità tra Ottocento e Novecento in Sicilia, fu proprio la doppia morale sessuale. Mentre la sessualità femminile era strettamente controllata e repressa, quella maschile godeva di maggiore libertà. Gli uomini potevano vivere la propria sessualità in modo più disinvolto, e non era raro che cercassero appagamento sessuale al di fuori dal matrimonio.

Le relazioni extraconiugali maschili erano tollerate socialmente, soprattutto nelle classi alte, e gli uomini potevano frequentare case di tolleranza o avere relazioni con donne di ceto inferiore senza subire per questo gravi conseguenze sociali.

Le donne, invece, dovevano mantenere una condotta impeccabile. Un tradimento femminile era considerato una gravissima offesa all'onore del marito e della famiglia e poteva portare a ripercussioni violente, come nei casi estremi di delitti d’onore, che trovavano una giustificazione giuridica e sociale fino agli anni Cinquanta del Novecento.

Questa doppia morale sessuale era una costante nell'Ottocento siciliano. Gli uomini erano incoraggiati a essere attivi e virili, mentre la sessualità femminile era negata, repressa o completamente ignorata. Il corpo femminile era un terreno segreto e misterioso, come indica la frase del principe di Salina, dove anche l’ombelico, simbolo di intimità fisica, restava nascosto e non esplorato.

Con l’inizio del Novecento e, soprattutto, nel secondo dopoguerra, la Sicilia cominciò a sperimentare un lento ma inesorabile cambiamento nei costumi sessuali dell’epoca. L’urbanizzazione, l’emigrazione e l’industrializzazione portarono nuove influenze culturali nell'isola, che modificarono gradualmente il modo in cui le persone vivevano la sessualità.

La rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e Settanta, insieme all'aumento dell’istruzione e all'accesso ai media, portò una maggiore apertura e una graduale riduzione dei tabù legati alla sessualità. Tuttavia, nelle aree più rurali e conservatrici della Sicilia, le tradizioni continuarono ad esercitare un’influenza significativa, e la transizione verso una visione più moderna e libera della sessualità avvenne in modo più lento rispetto ad altre parti d’Italia.

Le nostre amate nonne non conoscevano l’amore ma il dovere! Il matrimonio, per loro, era più una questione di obblighi sociali e familiari che una scelta basata sui sentimenti. Tuttavia, è importante ricordare che, nonostante questi limiti, molte di loro hanno trovato comunque modi per costruire legami affettivi duraturi e per prendersi cura delle proprie famiglie con amore e dedizione, anche se il concetto di amore romantico era molto diverso da quello che intendiamo oggi.
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