AMBIENTE
(Quasi) unico al mondo: a Gela l'impianto petrolchimico diventa "Green Refinery"
Un cambiamento epocale: la raffineria dell’Eni a Gela viene riconvertita in uno dei pochi poli al mondo che trasforma i derivati di materie prime in bio-carburanti
La raffineria di Gela
Da crisalide a farfalla, la raffineria a ciclo tradizionale dell’Eni verrà riconvertita in un impianto di produzione di bio-carburanti, riuscendo inoltre a rispondere alle più recenti direttive europee che impongono, su impianti di nuova costruzione, la riduzione delle emissioni di gas serra del 60% su tutta la filiera.
La bio-raffineria verrà avviata grazie al completamento di un nuovo impianto (Steam Reforming) che consentirà l’idrogenazione completa degli oli di origine vegetale.
Nel 2019 poi, con il completamento di un impianto di pretrattamento delle biomasse, il polo siciliano sarà uno dei pochi al mondo in grado di trattare materie prime di seconda generazione derivanti da scarti della produzione alimentare fino al 100% della propria capacità di lavorazione.
Non solo l’olio di frittura usato dai ristoranti e dalle mense potrà avere nuova vita, diventando green diesel di alta qualità grazie ad un accordo tra “il cane a sei zampe” ed il Conoe (il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli esausti), ma anche grassi animali, oli da alghe e rifiuti, e materiale lignocellulosico diventeranno bio-carburanti, sottraendo questi prodotti alla via poco sostenibile dello smaltimento.
Ma le novità non si fermano qui. All’interno del polo industriale verrà realizzato da Syndial, società di servizi ambientali di Eni, un impianto pilota con cui si sperimenterà la tecnologia di proprietà Eni denominata “Waste to oil”, per la produzione di bio-olio dalla lavorazione della frazione organica dei rifiuti urbani raccolti nell’area di Gela.
Inoltre, presso il nuovo Centro Oli, verrà realizzato entro l’anno un impianto a concentrazione solare di nuova concezione, basato su una tecnologia Eni sviluppata in collaborazione con il MIT di Boston ed il Politecnico di Milano.
Alle iniziative sull’area di Gela si aggiungono altri progetti “green” che già interessano il territorio, come il “fotobioreattore” pilota realizzato presso il centro EniMed di Ragusa, impianto basato sulla biofissazione dell’anidride carbonica ad opera di microalghe alimentate da energia solare, che vengono essiccate e polverizzate per ricavarne un bio-olio che andrà in futuro ad alimentare le bio-raffinerie Eni.
Non solo energia e carburanti, Eni è impegnata anche sul fronte ambientale con il risanamento del polo industriale, dov’è stata allestita la più grande area di bonifica a livello europeo: 38 cantieri avviati, di cui 13 già completati, in circa 30 ettari e per un investimento, negli ultimi anni, di oltre 110 milioni di euro.
E sul fronte occupazionale? Secondo la stampa locale la conversione in bio-raffineria farebbe vedere al ribasso i dati sui tassi occupazionali soprattutto relativamente all’indotto, un esempio in tal senso sarebbe stata la recente vertenza Turco, ormai però (pare) in via di risoluzione.
Diversa la fotografia dell’azienda che, stando ai dati 2017, ha visto la presenza di una media di 1450 lavoratori rispetto ai 1000 previsti, con un picco di 1600 persone impegnate a giugno scorso tra raffineria (sia per la riconversione che per le attività operative), upstream e attività di risanamento ambientale.
La città di Gela dunque è protagonista di un cambiamento epocale dal punto di vista industriale, ospitando uno dei siti produttivi green più importanti d’Italia.
Con l’impiego di nuove tecnologie nel campo della produzione di bio-carburanti e di energie rinnovabili, il polo di Gela si appresta a diventare un laboratorio innovativo e un vero e proprio modello di economia circolare a livello mondiale.
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