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Quanti danni fa un'immagine: il vero mare di Sicilia è sporco o incantevole?

All'indomani del rimprovero da parte di una turista si riflette sulla scelta delle foto che ritraggono il mare siciliano come una discarica: l'esperto di web reputation commenta

  • 23 agosto 2018

Il mare di Sferracavallo (Palermo)

Sono trascorsi pochi giorni dalla pubblicazione dell'articolo di Giovanni Callea, siciliano esperto di marketing territoriale, che prende spunto da un rimprovero rivolto su Instagram ai siciliani dalla turista Marta Giavoni, a causa della sporcizia delle spiagge dell'isola.

Quando ho letto l'articolo, il cui titolo è davvero forte, confesso di essermi risentito. L'articolo riportava anche un'immagine, forte quanto il titolo, che ritraeva un mare che sapeva più di discarica a cielo aperto che di mare.

È seguita l’indignazione, perché ritengo di essere tra quei tanti, tantissimi, siciliani che la spiaggia come la montagna e la natura in genere, provano a rispettarla e a farla rispettare.

Non posso certo negare che ho ampia consapevolezza del fatto che non tutti siamo caratterizzati dallo stesso indice di educazione e civiltà e che giudico positivamente qualsiasi campagna di sensibilizzazione verso il rispetto della natura e del decoro.
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Ma da siciliano appassionato di comunicazione e turismo, e da esperto in tema di reputazione online, ero dubbioso dinanzi alle possibili conseguenze per l'immagine utilizzata e il tono provocatorio dei contenuti ed ho voluto approfondire, per comprendere meglio.

In pochissimo tempo, con mia sorpresa, ho realizzato che la foto utilizzata nell'articolo non fosse la stessa foto pubblicata nel post dalla signora Giavoni, ma soprattutto che la foto utilizzata nell'articolo, non ritraesse una spiaggia siciliana, in buona sostanza non ritraesse la realtà. Avete capito bene. La foto risultava già disponibile in rete da anni ed era stata già più volte utilizzata in precedenza.

L'iniziale preoccupazione allora ha iniziato a trasformarsi in rabbia consapevole. È mai possibile - mi chiedevo - che un esperto di marketing del territorio scelga di utilizzare certe logiche di comunicazione ed i canali web e social in questa maniera?

Se nella finalità dell'autore vi sono le buone intenzioni, un articolo così confezionato non rischia forse di andare molto oltre, producendo potenzialmente un serio danno all'immagine della nostra isola, proprio nel momento in cui molti turisti si accingono a partire per la loro vacanza al mare?

Il risultato a conferma dei miei dubbi è iniziato ad arrivare quasi subito sui social, un termometro indiscutibile. In poche ore migliaia di condivisioni e commenti negativi, un potenziale “colpo” alla destinazione Sicilia.

Oggi un'immagine parla più di un testo e nell'era della web reputation, che può contribuire a decretare il successo o il fallimento di una destinazione turistica, si deve essere molto cauti nella comunicazione, in particolare quando si parla di territori, per scongiurare rischiose conseguenze.

Ho scelto quindi di esprimere il mio parere pubblicamente, in un post su Facebook, menzionando l'autore e suggerendogli di rivedere l'immagine utilizzata.

La risposta di Callea non ha tardato ad arrivare sotto forma di commento al mio post, testualmente:

"La scelta della foto è a cura della redazione di Balarm non mia, credo comunque sia molto coerente con l'articolo, che cita la turista ed usa il suo post per avviare un dibattito che intende andare oltre l'esperienza di viaggio della stessa. Il punto è che io ho intercettato la voce di uno dei 14 milioni di turisti. E temo che in molti altri riferiranno quanto riportato da marta (è la prima cosa che mi dicono tutti i miei ospiti quando vengono in sicilia). Il vero danno purtroppo lo arrechiamo noi stessi non riuscendo a tenere l'ambiente e la sicilia in modo decoroso. Da esperto di marketing posso garantire che il danno che recano alla sicilia i milioni di turisti che tornano a casa è racocntano quello che vedono è incalcolabile. D'altro canto per parlare di turismo le Baleari fanno gli stessi turisti della Sicilia, con una costa infinetisma della nostra, la sola città di cracovia ne fa otto milioni. una città quanto palermo fa da sola quanto metà sicilia. La situazione del turismo in Sicilia cresce solo grazie al fatto che il nord africa è ormai non praticabile, quindi da siciliani dobbiamo guardare la realtà e darci una mossa, purtroppo il mio articolo non è una provocazione ma una constatazione".

La mia replica:

"Giovanni Callea sono personalmente in disaccordo con certe logiche di comunicazione. Il prezzo da pagare per condividere quella che io ritengo più una "provocazione" che una "constatazione" è ENORME. Il rischio di proporre un'immagine della nostra Sicilia, già tristemente caratterizzata nel mondo dalla sistematica associazione con la parola "mafia", anche come enorme discarica a cielo aperto, era elevato e grazie alla scelta della immagine utilizzata nell'articolo temo si stia concretizzando. A poche ore dalla sua pubblicazione 100mila persone che lo hanno letto, molte delle quali hanno deciso di condividerlo, saranno probabilmente più consapevoli e certamente indignate. Ma mi chiedo, quanti di questi sono siciliani? Quanti di questi hanno seppellito nel loro immaginario la bellezza di molte delle nostre spiagge e di conseguenza la prospettiva di utilizzare la Sicilia per le proprie vacanze? Da stamattina, purtroppo, temo che questa stia diventando l'immagine della nostra terra. Se questo voleva essere l'obiettivo, oltre a quello di generare traffico sul sito di Balarm credo sia stato centrato".

Sono trascorsi pochissimi giorni dalla pubblicazione. L'articolo è ancora là, nessuna precisazione, nessuna rettifica e nessuna modifica all'immagine utilizzata.

Mi chiedo a questo punto se ci sia consapevolezza del possibile danno all'immagine della Sicilia e delle possibili ripercussioni a lungo termine per la reputazione e per il turismo.

Immagino che gli operatori del settore, le associazioni di categoria e l'assessorato regionale al Turismo non possano essere contenti, come forse non sarà contenta nemmeno l'autrice del post Instagram ispiratore di Callea, la signora Giavoni, per la strumentalizzazione che ne è venuta fuori.

Confido che lei non avesse in mente obiettivi di questa natura e soprattutto di questa dimensione, come suggeriscono le ulteriori condivisioni di belle immagini della Sicilia che sono seguite sul suo profilo Instagram.

Il mare della Sicilia non è quello proposto dalla foto pubblicata nell'articolo di Callea, è anche la meraviglia della spiaggia dei Conigli, di Cala Rossa, della foce del Cassibile, di Vendicari, di San Vito Lo Capo, la riserva dello Zingaro o Scopello, Calamosche, Torre Salsa, ma anche della Scala dei Turchi, del Plemmirio, l'Isola delle Correnti, senza contare le enormi spiagge del siracusano e ragusano, ma anche del messinese o le acque cristalline del trapanese e mi fermo qua perché l'elenco dei riflessi nella nostra perla, degni di tutela ed attenzione ma anche e soprattutto degni di essere visitati e goduti, è davvero troppo lungo.

Vorrei augurarmi che l’autore, peraltro siciliano come la redazione di Balarm, voglia rimediare in qualche maniera a quanto si sta ancora consumando in queste ore, una ferita che ancora sanguina, a mio giudizio una vera e propria emorragia testimoniata dalla inesorabilità dei contatori: l'articolo sembra sia stato già letto da quasi 280mila persone e condiviso da 81mila che a loro volta avranno scatenato una imprecisata quantità di ennesime condivisioni, purtroppo scriteriate e senza confini geografici, in considerazione della viralità conferita dalla immagine utilizzata abbinata al titolo
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