AMBIENTE
Quando l'olio diventa "oro verde": perché crolla la produzione delle olive in Sicilia
Il settore sta subendo un calo significativo, la Sicilia Orientale è la zona maggiormente colpita e questo inevitabilmente influisce sul benessere di chiunque
Olio in Sicilia
La siccità sta devastando gli uliveti e purtroppo i fenomeni atmosferici non sembrano arrestarsi. «Quest’anno la Sicilia non ha prodotto a causa della mancanza di precipitazioni, ma è così da due anni. Tutto questo ha avuto inizio già l’estate dello scorso anno.
Le piante si sono protette nel momento dell’allegagione (la fase iniziale dello sviluppo dei frutti successiva alla fioritura, ndr) perché non avendo risorse sotto e a causa delle alte temperature non hanno sviluppato i frutti. Il mese di maggio è stato ideale inizialmente per via della buona fioritura, ma alla fine le piante non hanno allegato».
La zona della Sicilia sta risentendo di più del calo della produzione dell'olio è quella orientale. Messina, Catania, Ragusa, Siracusa, Enna e Caltanissetta hanno registrato più del 50% dei danni. Mentre Palermo, Trapani e Agrigento hanno subito un calo del 20% non come quella Orientale.
Probabilmente uno dei motivi per cui la Sicilia Orientale è maggiormente colpita è per la presenza di varietà. Spiccano quelle autoctone come la Nocellara del belice, la Tonda Iblea, la Biancolilla e la Cerasuola.
Quando non si può soddisfare il fabbisogno della società, è opportuno agganciarsi economicamente ad altri Paesi e in Sicilia da sempre viene importato olio da Spagna, Grecia e Tunisia.
Tra le problematiche riscontrate, c'è stato un consequenziale aumento del prezzo del 5% rispetto allo scorso anno e questo inevitabilmente influisce sul benessere di chiunque.
L'olio da sempre rappresenta uno degli ingredienti essenziali della cucina mediterranea e farne a meno è praticamente impossibile. Ma la situazione è disastrosa per via delle quantità in termini di produzioni.
«In media in un'annata si producono 50mila tonnellate, l'anno scorso invece ne abbiamo avute 36mila tonnellate. Quest’anno le previsioni dicono 25mila tonnellate. Il periodo più proficuo è stato tra il 2015 e il 2017 con circa 75mila tonnellate. Il 2018 è stato raggiunto il punto più basso a livello di carenza».
Com'è stato già accennato, la condizione di stress idrico è complessa da contrastare, ma in cantiere ci sono svariate soluzioni da attuare secondo il presidente dell'Oleum. «Non sappiamo se la siccità continuerà, ma bisogna fare degli impianti di irrigazione, sistemare gli invasi, raccogliere e non disperdere l'acqua piovana d'inverno per poi irrigare d'estate».
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