Poche costruzioni e tutte malandate: Riena è un borgo spettrale con un solo abitante
Tra le alture di una riserva naturale, il borgo in provincia di Palermo, è costituito solo da una chiesetta, da una scuola e da tre strutture residenziali e tutto intorno nulla più

Borgo Riena (foto di Cristiano La Mantia)
Una piccola frazione rurale che è stata edificata a cavallo della metà degli anni ’40 per volontà del regime totalitario ventennale all’interno del programma di colonizzazione del latifondo siciliano, e che è poi stato abbandonato intorno al 1950 e peraltro mai completato nonostante la sua edificazione fosse servente rispetto alla funzione di consentire agli agricoltori e alle loro famiglie di poter risiedere vicino ai campi, così da abbattere le difficoltà di spostamento rispetto ai più lontani centri urbani.
Costruito tra le alture facenti parte di una riserva naturale, il borgo è costituito solo da una chiesetta, da una scuola e da tre strutture residenziali e tutto intorno nulla più. Inoltre secondo una vecchia diceria intorno al borgo aleggia una leggenda che narra che l’unico abitante di questo paesino fantasma fosse un latitante, tale Totò Militello, condannato all’ergastolo ma evaso dal carcere e che trovò riparo in questi ruderi così da evitare la condanna.
Hanno esplorato questi vicoli spettrali è stato il fotografo catanese Cristiano La Mantia, co-fondatore del collettivo fotografico Liotrum Urbex Sicilia, che a fini di reportage praticano l’attività di urban exploration (letteralmente “esplorazione urbana”) documentando lo stato attuale di tante realtà abbandonate in Sicilia.
«Uno dei tanti borghi siciliani dispersi in mezzo al nulla, che abbiamo esplorato in una delle tante giornate estive di sole e caldo in cui spesso amiamo vagare per la Sicilia alla ricerca di questi luoghi un tempo vissuti ma oggi del tutto dimenticati - dice Cristiano.
Piccolo è il borgo, poche sono le costruzioni che rimangono in piedi, la facciata della chiesa e il campanile sono la parte più interessante di questo luogo oltre a un panorama fantastico perchè i campi di grano si perdono a vista d'occhio».
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