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Per una pausa lontana dalla quotidianità: c'è un'oasi nascosta (e inesplorata) in Sicilia

Un nome che suona strano, lontano dal caos eccessivo delle grandi città e distante dalle località rinomate, c'è un borgo palermitano che nasconde un luogo di pace

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 31 marzo 2024

Sclafani Bagni (Palermo)

"Il verde è il colore principale del mondo, e ciò da cui nasce la sua bellezza".

Poche parole, un pensiero, una riflessione per descrivere al meglio l’area attrezzata di Sclafani Bagni.

Un nome che suona strano, lontano dal caos eccessivo delle grandi città e distante - non solo in termini logistici - dalle località rinomate. Il piccolo borgo palermitano è un "minuscolo" gioiello incastonato nelle Madonie.

Racconta di un percorso tra i ruderi di un castello e alla ricerca delle terme, quelle in rovina.

Nel mezzo un paesino - piccolo - di circa 400 abitanti. Si può raggiungere percorrendo la Strada del Mito (Targa Florio) o, dall’altro versante, dalle brulle campagne di Cerda e Caltavuturo. Una volta giunti in paese, nel silenzio assordante, l’unica via di uscita è lasciare i mezzi e camminare. Una passeggiata tormentata dai dubbi iniziali del viaggiatore in preda allo sgomento: “Dove mi trovo?”.
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Nel Rione di Sant’Antonio. Una scalinata è il preludio alla solita “tiritera” secondo la quale porta dritti a un terrazzo panoramico. Improvvisamente, senza preavviso alcuno, si apre uno scenario ambientale inaspettato: l’area attrezzata di Sclafani Bagni.

Come può un paesino dalle dimensioni ridotte custodire un luogo meraviglioso? E’ l’imprevedibilità della Guardia Forestale. Sclafani B. rientra tra i 15 comuni facenti parte del “Parco Madonie” e, vista la centralità nell’impianto, è stato sostenuto un progetto ragguardevole. L’area è un’opera che merita una menzione speciale.

È fornita dei servizi necessari (igienici, barbecue, giochi per bambini, posti a sedere e giochi per bambini) per chiunque decida di passare del tempo in compagnia dell’ambiente circostante. I piedi poggiano su un territorio ricco di aspetti scientifici (geologici, idrogeologici, petrografici e geomorfologici). Infatti, le rocce presenti sono riconducibili a un rilievo di tipo "Hogbak".

È delimitato tettonicamente. Esso assume una singolare morfologia perché sono costituite da massi che rappresentano una successione di litologie bacinali del Dominio Imerese. Tutto, in un arco di tempo racchiuso tra i 200 e i 24 milioni di anni.

I geologi, durante i loro studi, hanno evidenziato una serie di calcari divisi in: c. con liste e noduli di selce della Fm. Scillato (Trias. sup.), i c. dolomitici della Fm. Fanusi (Trias sup. Cretaceo), le marne e argilliti silicee a radiolariti della Fm. Crisanti e le calcilutiti e marne rossastre della Fm. Caltavuturo. La confusione regna sovrana, meglio proseguire verso il terrazzo panoramico. Lo sguardo si lascia attrarre dal verde, il mare vegetale (cit. di Cesare Pavese).

Le montagne delimitano i confini sclafanesi. Ergono un muro a difesa delle campagne ricche di sorgenti dove pascolano intere greggi. I tornanti tortuosi, spettacolari, tagliano a fette il territorio. In lontananza si intravede un borgo.

Se fosse la cittadina dei carciofi (Cerda)? Potrebbe essere la "chiana chianta caltavuturese". Solo i curiosi, attenti, scopriranno la verità. Dall’altro lato è possibile ammirare un querceto.

Si distacca dal resto del paesaggio. Solo uno spuntino può distrarre la mente da tanta bellezza. A circa 800 metri si respira un'aria pura, incontaminata, in totale serenità. I dubbi sono stati spazzati dalla realtà, inaspettata.

L’area attrezzata di Sclafani Bagni è un’oasi nascosta, inesplorata.

Perché in mezzo al castello, le terme, i sentieri, i rumori della natura… è giusto concedersi una pausa lontano dai riflettori della quotidianità.
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