STORIE
Per tutti è il Picciotto di New York: come nasce il "food truck" siciliano di Alessandro
Tutto inizia nel 2013 quando Alessandro - che fino ad allora ha gestito un tradizionale ristorante - decide di voler creare qualcosa di ancora più unico e attraente
Alessandro Ancona è il "Picciotto di New York"
Così si è sentito Alessandro Ancona, alias il “Picciotto di New York”, una volta sbarcato nella Grande Mela ormai ventitré anni fa.
Ed effettivamente gli ingredienti per realizzare una commedia a lieto fine c’erano tutti. Voglia di fare, intraprendenza e il “sogno americano” gli hanno permesso, infatti, di scrivere una nuova trama della sua vita, cominciata a Castellammare nel 1975 e continuata a New York a partire dal 1998 grazie a un parente che negli anni Sessanta era partito per la California con un biglietto di sola andata.
«Il mito dello zio d’America che va via con la valigia di cartone e riesce a fare fortuna, ritornando in Sicilia da ricco e portando regali a fratelli e nipoti, è sempre esistito - ci racconta -. Io quello zio ce l’ho davvero, per cui sono sempre stato attratto dagli Stati Uniti e da quello che potevano offrire».
Ecco quindi che, dopo un diploma in Ragioneria, tanta gavetta nei ristoranti e nelle pizzerie fra Castellammare e Riccione e un anno di leva obbligatoria a Firenze, una sera d’estate nella piazza principale di Balestrate, Alessandro accetta la proposta di un amico di Alcamo di prendere un aereo e volare verso il Nuovo Mondo.
Tra grattacieli, taxi che sfrecciano e negozi scintillanti, inizia così il suo sogno. Senza un piano e senza sapere dove dormire, ma con l’intenzione di darsi un avvenire, il castellammarese nel giro di qualche settimana, grazie alla rete degli emigrati siciliani, riesce a trovare un lavoro in un locale dove vendono pizza al taglio.
Non gli basta, però. Il tempo di ambientarsi e di imparare l’inglese e dalla periferia approda direttamente a Manhattan, continuando a scrivere la sceneggiatura del suo film.
«Ho iniziato a lavorare nei ristoranti e a guadagnare bene. Se a Castellammare guadagnavo cinquantamila lire a serata, qui ricevevo trecento dollari solo di mancia» - ricorda Alessandro entusiasta - «È stato un periodo della vita bellissimo. Avevo la mia libertà, la mia indipendenza e conoscevo persone da tutto il mondo. Non potevo chiedere di più».
Proprio a Manhattan, in società con un altro conterraneo che ne è tuttora il proprietario e grazie ai risparmi messi da parte, dà vita al primo ristorante di cucina autentica siciliana. D’altronde, è sempre stato attratto dal mondo della ristorazione e dal cibo: da quando, bambino, in pizzeria con i genitori e gli zii rimaneva «ipnotizzato davanti alla legna che bruciava nel forno e ai pizzaioli che sfornavano le pizze una dietro l’altra».
Un’attività che gestisce dal 2006 al 2013, fino a quando non decide di voler creare qualcosa di ancora più unico. Così nasce l’idea del “food truck” siciliano, trasformato in una piccola cucina ambulante che va per le vie di New York sventolando la bandiera della nostra storia culinaria.
«Inizialmente volevo portare in giro il “Lapino”, ma le leggi americane non lo consentivano. Così ho optato per un furgone che in qualche modo riproduce il carretto siciliano ma in chiave moderna» - ci racconta.
Il profumo di arancine, anelletti al forno, panelle, caponata, pizza e sfincione inizia, quindi, a invadere per la prima volta le famose avenue della Grande Mela, quasi come fossimo in Sicilia, e a conquistare i palati di tutto il mondo. Studenti, manager e turisti apprezzano immediatamente quel cibo da strada che tanto amiamo e che è ormai famoso dappertutto.
«Molti italo-americani di terza generazione spesso mi dicono di essere felici di avere riscoperto per caso, per le vie della loro città, le pietanze che preparava la nonna quando erano bambini. E per me è un orgoglio e motivo di gioia poter far rivivere loro i ricordi dell’infanzia» - dice con un pizzico di commozione.
Oggi “il Picciotto” si è preso una pausa.
Prima dello scoppio della pandemia, infatti, l’idea era di «non dedicarsi solo allo street food ma anche a piatti tipici più elaborati (come la pasta al nero di seppia o con le sarde), che normalmente si mangiano seduti al ristorante», e si stava attrezzando per modificare il furgone.
Il Covid, però, ha frenato i piani e «fatto chiudere 1500 locali solo in città». Alessandro non si è certo arreso, sta lavorando alla riapertura e presto l’odore che pervadeva le strade affollate di New York tornerà più forte di prima, con in più tante novità e prelibatezze.
Vi consigliamo, perciò, di seguirlo per conoscere il sequel di questa bella commedia.
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