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Palermo lo aspetta (invano) da 10 anni: perché il Parco Cassarà non riapre

Che fine ha fatto il polmone verde (ferito) della città, inibito al pubblico dal 2014. Lo abbiamo chiesto all'assessore Alongi: ecco cosa succede. Facciamo il punto

  • 25 novembre 2024

Uno dei viali del Parco Ninni Cassarà, quando era aperto (foto del Fondo Ambiente Italiano - FAI)

A Palermo c’è un parco dove (in teoria) potremmo fare lunghe passeggiate immersi nel verde, jogging e, perché no, anche un giro in skateboard. Peccato, però, che, da anni, sia chiuso al pubblico.

Da troppo tempo ormai i palermitani chiedono a gran voce la sua riapertura e la possibilità di tornare a fruire dell’area. Ma la vicenda non è affatto semplice. Lo spazio in questione è il Parco Ninni Cassarà, chiuso da oltre dieci anni e, da alcuni giorni, al centro di una querelle.

È stata richiesta l’apertura almeno del primo tratto, quello che si affaccia su corso Pisani. Ma, secondo l’amministrazione comunale, il Parco, al momento, non può tornare ad essere aperto al pubblico, se non prima di alcune verifiche (già in programma) sulla qualità del sottosuolo.

Facciamo un passo indietro: al sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, è arrivata una diffida formale da parte del deputato regionale Adriano Varrica, insieme ai consiglieri comunali, Antonino Randazzo, Giuseppe Miceli e Concetta Amella e al consigliere di IV Circoscrizione, Mirko Dentici, che denunciano il mancato rispetto delle tempistiche di legge nell'iter per la riapertura del polmone verde palermitano, inibito al pubblico dal 16 aprile 2014, quando venne sequestrato dalla magistratura per la presenza di materiali potenzialmente nocivi.
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«Ad aprile – spiega il deputato all'Ars Adriano Varrica – il dipartimento regionale competente ha approvato il piano di caratterizzazione per il Parco Cassarà, passaggio a seguito del quale, come previsto dalla legge, il Comune di Palermo avrebbe dovuto presentare, entro sei mesi, i risultati delle analisi integrative necessarie per procedere con l’iter della riapertura dell'area. Oggi, sette mesi dopo, nulla è stato trasmesso alla Regione, e questo blocca qualsiasi possibilità di riapertura, anche solo delle aree il cui livello di contaminazione è nullo o non rilevante.

Ho convocato diverse volte - aggiunge - la Commissione IV all'ARS in questi anni sulla riapertura del Parco. L'ultima volta lo scorso luglio. Abbiamo aspettato con fiducia il decorrere dei termini ma non vedendo passi in avanti siamo stati costretti a trasmettere al sindaco Lagalla una nota di diffida ad intervenire per rispettare la normativa e sbloccare l’iter».

«Un calvario mai finito – prosegue la consigliera comunale, Concetta Amella -. Vogliamo che quest’area venga definitivamente resa accessibile in sicurezza e restituita alla libera fruizione dei cittadini. Chiediamo l’apertura immediata almeno del primo tratto della cosiddetta area “verde”, quella che si affaccia su corso Pisani, dove si trova la sede del Coime. Questo tratto, già frequentato dai dipendenti comunali, potrebbe diventare un ponte ideale tra la cittadella universitaria, che ospita la Fossa della Garofala, e il Cus».

La situazione in realtà è tutt'altro che semplice: «Il Parco Cassarà, fino a poco tempo fa, era sotto sequestro – precisa l’assessore comunale al Verde cittadino, Pietro Alongi -. L’area è stata dissequestrata, da poco, con una sentenza del Tribunale e, lo scorso mese di marzo, si è tenuta una conferenza di servizi, con un tavolo tecnico alla presenza del Comune, dell’assessorato regionale al Territorio e dell’Arpa, nel corso del quale la Regione ci ha chiesto di fare 12 caratterizzazioni.

Si tratta di sondaggi da effettuare affinché si possa comprendere qual è la condizione degli strati del sottosuolo, se sono inquinati o meno. Per eseguire le caratterizzazioni, affidate ad uno studio geologico, sono stati stanziati 196 mila euro. Dipende cosa emergerà, capiremo se poter riaprire il Parco o se saranno necessari degli interventi di riqualificazione sotto l’aspetto ambientale».
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