ARTE E ARCHITETTURA
Palermitana, ironica e surreale come le sue anime: i picchi creativi di Daniela Balsamo
Tante vite vissute, in giro per il mondo, per la pittrice che oggi a Palermo prosegue a dipingere e rinnovarsi meditando una personale fase di ricerca lontana dai riflettori mondani
Daniela Balsamo
A questa condizione non si sottrae Daniela Balsamo, pittrice palermitana che confessa d'averle amate tutte queste diverse vite vissute, sempre e comunque nel solco del personalissimo amore per l'arte.
Visioni appartenenti a dimensioni del sogno sognato e velocemente riportato su carta, quasi in forma di diario segreto, la sua poetica recente si è misurata spesso con sistemi percettivi in grado di narrare storie suggestive, racconti talvolta familiari ma al tempo stesso trasversali e per questo riconoscibili da parte del pubblico, senza tralasciare mai l'aspetto della cura del sé.
Diplomata al Liceo Artistico Catalano, approda al Polimoda di Firenze (Politecnico della moda) tra il 1988-89 vincendo una borsa di studio al Fashion Institute di New York nel 1993 lavorando per un anno all’Empire State Building e consolidando la conoscenza della lingua inglese.
All'anima tipicamente fashion, comincia dunque ad associarsi nella formazione di Daniela Balsamo quella delle scenografie e delle creazioni artistiche di scena in giro per Stati Uniti e Mediterraneo da New York a Istanbul, da Copenaghen a Salonicco lavorando oltre che con Wilson anche con Peter Greenaway, di cui rimangono preziosa testimonianza oltre che il personale archivio fotografico, anche i bozzetti custoditi dall'autrice nella sua nuova casa-studio volutamente decentrata rispetto al caos del centro storico, a due passi dalla Stazione Notarbartolo.
La terza anima di Daniela afferisce la dimensione editoriale che la trasporta nei primi anni del nuovo millennio a Roma dove si occupa di editing e grafica, per riviste e dove sviluppa allenandola una naturale propensione al disegno che sfocerà di lì a poco nella sua cifra stilistica artistica.
È il 2008 infatti quando, sotto la curatela di Marina Giordano partecipa alla sua prima collettiva "Le visitatrici" a San Martino delle scale. È da qui che si diparte la quarta sua anima eminentemente pittorica, in cui il disegno che sottende alla texture di oli o acquerelli ne rappresenta il recinto ideale da cui la sua personale cifra stilistica dilaga sulla superficie di carta e tele.
Equamente divisa tra ironia, surrealtà e onirico, le sue opere accarezzano il tentativo di raccontare la nostra complessa contemporaneità attraverso stratagemmi narrativi affidati totalmente alla resa pittorica che vince spesso persino rispetto ai soggetti narrati stagliandosi lì diretta e incisiva sulla retina.
Ma è nel metodo creativo, personalizzato e ormai consolidato, che Balsamo unisce tutte le sue anime creative, tutte le esperienze formative attraversate per condensare la propria ricerca formale sul medium bidimensionale dei supporti dipinti, realizzando dei collage preventivi su Photoshop, domando successivamente luci ed ombre in analogico in un processo che in avanti e in dietro giunge alla prova del saper fare carica di attesa e subito pronta ad esibire se stessa.
Una ricerca visuale volutamente spesso sensuale e ammiccante la sua, che trova nella tipologia dei ritratti uno dei suoi picchi creativi più suggestivi e amati dal pubblico.
Il trasferimento in questa sua ultima residenza che ne ospita l’atelier, in cui tutto dalle pareti al soffitto decorato da motivi in gesso ha assunto volutamente il colore del bianco serpottiano, ha coinciso con l'inizio della crisi pandemica e i lunghi lockdown in cui l'artista ha saputo recuperare una rinnovata atmosfera di bottega animata da quella lentezza tipica che aiuta a rinnovare la propria dimensione creativa.
Immersa inoltre in una nuova luce, nel pieno della via Sciuti, Daniela Balsamo prosegue a dipingere e rinnovarsi meditando una personalissima fase di ricerca apparentemente lontana dai riflettori mondani.
Dopo la collettiva estiva "Sette fate" curata da Gianna Panicola, è stata in mostra a Firenze presso la Onart Gallery nella collettiva "Essere un fiore è una profonda responsabilità", curata da Romina Sangiovanni e Giacomo Ferzani.
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