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Non è Montalbano ma ci somiglia: San Vito Lo Capo diventa set di una nuova fiction Rai

“Màkari” è il titolo della nuova produzione Palomar per la Rai ambientata in Sicilia tratta da quattro storie dello scrittore-giornalista Gaetano Savatteri

  • 24 luglio 2020

Una vista panoramica di Makari, a San Vito Lo Capo

Il protagonista, Claudio Gioè, è stato trovato già da tempo. La protagonista, ancora top secret, è stata identificata di recente dopo un veloce casting.

È una corsa contro il tempo – quasi ci si dovesse tutelare da un potenziale ritorno del problema Covid19 – il dietro le quinte di “Màkari”, la nuova produzione Palomar per la Rai ambientata in Sicilia, tratta da quattro storie dello scrittore-giornalista Gaetano Savatteri.

L’obiettivo è girarle da agosto e farle vedere al grande pubblico nei primi mesi del 2021, prima o dopo il Festival di Sanremo.

Quattro “storie semplici” che l’azienda televisiva pubblica, attraverso la sua sezione Rai Fiction – tra le più invidiate dai partner televisivi europei – vuole mandare in onda presto per dare una continuità dopo il prossimo esaurirsi – a causa della più classica “livella” della morte ed eccessivo usuramento – delle storie di Andrea Camilleri sul commissario Montalbano, ma anche per dimostrare che “c’è vita” dopo l’abbandono della storica responsabile e direttrice Eleonora Andreatta, passata, suo malgrado, per motivi contrattuali a Netflix.
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«Partiamo da due principi – dice Gaetano Savatteri - Montalbano è insuperabile e io mi sono limitato a scrivere le storie da cui saranno tratte le sceneggiature, che sono opera di altri e dove non voglio mettere becco. Mi sono confrontato semplicemente col regista Michele Soavi per alcune precisazioni sui personaggi. Alla fine sono contento che la Sicilia resterà sullo schermo, col suo linguaggio, che ormai fa parte dell’immaginario collettivo»

Rimanendo tra i tecnicismi - che tanto piacciono agli addetti ai lavori - e le location, la storia sarà girata a Trapani, tra la riserva dello Zingaro e San Vito Lo Capo. Il protagonista dell’intera saga in quattro puntate si chiamerà Saverio Lamanna, scrittore licenziato dall’incarico di ufficio stampa di un viceministro, che decide di tornare da Roma in Sicilia, nella casa di famiglia. Qui, tra amici ritrovati e nuovi amori, resta coinvolto in degli strani casi di illegalità tipici di un territorio socialmente grigio, che lo trasformano in un improvvisato detective.

«E che sia chiaro – specifica Savatteri – nella revisione degli sceneggiatori delle mie storie, molto, rispetto al testo originale può essere sconvolto. Non si può tradurre un libro in fiction senza tradirlo. Se è poi il tradimento è ben fatto e riesce bene, l’importante è il risultato. D’altra parte anche nelle storie di Andrea Camilleri, cominciando da quelle del commissario Montalbano, c’è un tradimento dei luoghi. Ma è andato tutto bene».

Come scritto sopra, il protagonista è Claudio Gioè, che nel mondo delle fiction, tra Rai e Mediaset, ambientate in Sicilia, è volto standard. Di quelli che non restano a lungo nella memoria a breve termine, ma che ti accompagnano la serata prima di andare a dormire. Dandoti così la sensazione di avere visto una nuova storia con protagonista quell’ “eterno ragazzo” dai capelli rossicci, che ogni tanto trovi tv.

«Tutti attori bravissimi – constata Savatteri – saranno coinvolti. Anche sul cast non mi sono voluto fare coinvolgere. Sono felice che ci siano questi e non ho alcun potere di veto o di intervento per cambiarli».

Non è la prima volta che Savatteri cede i diritti dei suoi libri da rendere in immagini: «In passato – racconta – è successo con Mimmo Calopresti – che ha fatto un film dal mio “Uno per tutti».

A questo punto non resta che attendere il risultato, che, osservato con le notizie limitate a nostra disposizione, sembra mantenere la vecchia tecnica di Mamma Rai di “evoluzione nella continuità”. Perché la Sicilia Resta, ma osservata da un altro dei suoi tre angoli: il trapanese. Con protagonista un attore siciliano che, a differenza di Zingaretti di camilleriana memoria, ha i capelli, ma ha anche il pregio di mantenersi nella superfice dei ricordi dello spettatore. Regalandoti sempre un sorriso e senza farti pensare troppo. Magari non ha fatto ancora il “salto di qualità” come Pierfrancesco Favino. Ma c’è tempo.

«La Sicilia – conclude Savatteri – è un prodotto diverso e di successo. Gesualdo Bufalino diceva che “La Sicilia è cinema”. E in effetti, dopo Roma, da quanto è nato il cinema, è il set più sfruttato. Perché, lo dico da scrittore-giornalista, in Sicilia le storie le raccogli per strada».
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