LIBRI
Non è la solita storia dei Florio: "I Leoni di Sicilia" è l'avvincente racconto di una saga
"Noi fummo i Gattopardi, i leoni": leoni che di cognome facevano Florio. Stefania ricostruisce una saga familiare in un romanzo di fiction storica che riscrive la storia
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Un particolare della copertina del libro "I Leoni di Sicilia" di Stefania Auci (2019)
Tra i Gattopardi e i Leoni esisteva, infatti, una sostanziale differenza: i primi riuscivano a vedere solo il glorioso passato che avevano alle spalle, come se la loro stessa storia li ingabbiasse, rendendoli di fatto fiere in cattività prossime all'estinzione; i Leoni, invece, erano affamati, nei loro occhi brillavano le mille opportunità che il futuro gli prospettava, erano dei visionari in grado di rendere concreti i propri sogni, trasformando le avversità in possibilità.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”: i Gattopardi erano convinti che dovessero essere i tempi ad adattarsi a loro e non viceversa, erano stati abituati così da sempre, dai padri dei loro padri e loro da quelli prima ancora; i Leoni non la pensavano allo stesso modo, per loro nulla doveva rimanere com'era e gli artefici del cambiamento non potevano essere altri che loro stessi, il progresso non andava fermato ma cavalcato.
L’autrice riesce abilmente a ricostruire, in maniera avvincente, l'ascesa dell'intera famiglia, dal suo primo approdo al porto di Palermo, fino alla sua affermazione economica prima e sociale dopo.
Accanto ai fatti che coinvolgono direttamente i Florio, sempre con precisione e dovizia di particolari, vengono narrati anche gli avvenimenti storici che fanno da cornice alla vicenda stessa: ogni capitolo, in cui si svolgono un certo numero di anni, è introdotto da una di nota storica, utile a contestualizzare il periodo in cui accadono i fatti e a sottolineare come per molto tempo la Storia abbia influenzato gli eventi in casa Florio e viceversa.
La descrizione della rivolta avvenuta nel giugno del 1820 e di come i componenti della famiglia si comportarono in relazione a tali fatti si mostra agli occhi del lettore come una vivida visione.
Considerare, però, “I leoni di Sicilia” solo un romanzo storico sarebbe riduttivo e si farebbe un torto troppo grande a chi lo ha scritto. Una delle più grandi qualità del libro è infatti l’analisi psicologica dei personaggi, i quali sono caratterizzati in maniera così attenta e realistica da diventare ognuno di loro protagonista della storia.
Salvo qualche eccezione non vi sono comprimari: tutti i personaggi sono sempre molto riconoscibili per le loro caratteristiche, e riescono a muoversi in un spazio tridimensionale grazie alla loro profondità. Grande merito di questa caratterizzazione va dato ai dialoghi, sempre ben calibrati ed efficaci nel permettere lo sviluppo dell'intreccio, e a mostrare la parte più intima dei personaggi. La lingua utilizzata da Stefania Auci è asciutta, veloce come i tempi che descrive: frasi brevi che arrivano in maniera immediata al lettore.
Talvolta utilizza il dialetto, ma mai a sproposito, sempre quando è indispensabile a fare arrivare più forte il concetto che vuole esprimere, non è mai usato per compiacere il pubblico, non cade nella banalità, o nell'invenzione – i termini sono sempre reali e contestualizzati ai tempi –. “I leoni di Sicilia” è un libro che difficilmente si dimentica; un libro da leggere, come hanno già fatto in tanti.
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