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Non è a rischio solo il lago simbolo della siccità in Sicilia: come "stanno" i 29 invasi

Anche altri laghi sembrano essere stressati per colpa della crisi climatica. Sono diversi bacini idrici naturali colpiti dal fenomeno. I dati di Goletta Verde

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 31 luglio 2024

Il Lago di Pergusa a secco

Il Lago di Pergusa continua a versare in una situazione allarmante, rimanendo completamente privo delle sue acque, ormai prosciugate, a seguito dell’elevate temperature e della carenza di piogge.

Ciò che rendeva però le sue sponde leggermente diverse durante il recente blitz di Goletta Verde dei laghi, avvenuto lo scorso 30 luglio, era uno striscione, sollevato da alcuni attivisti di Legambiente.

Sopra di esso c’era scritto #Emergenzamaifinita, ad indicare come la situazione odierna del lago non sia il frutto di una crisi recente, ma la conseguenza di una tendenza che ha allarmato gli ambientalisti per svariati decenni.

Con la semplicità di poche parole, questo striscione accusa tra l’altro i vari passati governi siciliani nell’avere ignorato le stesse indicazioni fornite dagli scienziati, che per anni hanno consigliato alle varie presidenze di gestire in maniera differente il bacino dell’unico lago naturale di grandi dimensioni della Sicilia.
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«L’emergenza idrica della nostra regione è figlia della stessa siccità che colpì il Po nel 2022 e di un trend collegato alla crisi climatica» – ha spiegato l’associazione ambientalista all’interno di un suo comunicato stampa, pubblicato durante la presentazione dei dati raccolti da Goletta verde sullo stato di salute dei corpi idrici siciliani.

L’associazione accusa che negli anni passati il governo regionale non si è impegnato a sufficienza nel realizzare quelle opere legate alla gestione delle risorse idriche, che avrebbero potuto limitare i danni e assicurare un futuro più prospero a tutti i corpi idrici siciliani, non solo a Pergusa.

Tali opere si sarebbero rivelate utili soprattutto in quei contesti in cui l’acqua non mancava e in cui bisogna solo gestirla in maniera più lungimirante.

Nel 2023, infatti, le precipitazioni in Italia sono state sostanzialmente nella media dopo il grave deficit del 2022, ma sono state registrate delle anomalie negative mensili persistenti, in particolar modo da luglio a dicembre 2023.

La quasi totale scomparsa del lago di Pergusa, tra l’altro, era visibile a chiunque da tempo ed è ancor più grave che ad inizio primavera nessun abbia pensato di attuare delle politiche di riduzione del danno.

«Da tempo chiediamo interventi immediati per salvare ciò che resta di questo ecosistema prezioso e un’assunzione di responsabilità da parte di tutti gli enti coinvolti - ha dichiarato Giuseppe Maria Amato, responsabile della gestione delle risorse idriche siciliane di Legambiente Sicilia, che ha partecipato all’evento di Goletta verde. - Ribadiamo inoltre la necessità di una celere dismissione dell’autodromo, una struttura costosa ed obsoleta oltre che simbolo vetusto di una concezione oramai tramontata dello sviluppo del territorio».

Secondo gli ambientalisti, infatti, l’autodromo limita notevolmente l’espansione naturale del lago, provocando pesanti squilibri ecologici e un aumento di vulnerabilità agli effetti dei cambiamenti climatici.

Non che la situazione migliori altrove. Anche altri laghi, di origine artificiale, sembrano essere stressati per colpa della crisi climatica.

Inoltre, diversi bacini idrici naturali hanno perso notevoli quantità della loro acqua per via dei prelievi legati all’agricoltura. Per migliorare questa situazione, Legambiente prospetta un cambio di paradigma nella gestione delle acque regionali, chiedendo soprattutto un completo riesame delle condutture che mettono in comunicazione i grandi laghi siciliani con le principali comunità urbane dell’isola.

Non è infatti un segreto che buona parte di queste condutture perda svariati litri al minuto e che in alcune situazioni allacci abusivi rubano ingenti quantità di acqua. Legambiente inoltre chiede il blocco della realizzazione di nuovi invasi. In Italia vi sono infatti 532 laghi artificiali, per una capacità teorica di volume invasabile pari a circa 13,7 miliardi di metri cubi di acqua.

«Purtroppo, però, quasi un terzo della capacità di questi invasi non è utilizzabile perché occupati da sedimenti interrati, per un volume stimato pari a circa 4 miliardi di metri cubi.

Basti pensare che in Sicilia, il 34% del volume complessivo dei 29 grandi invasi dell’Isola si perde infatti a causa dell’interrimento, cioè dell’accumulo di detriti sul fondale, mentre, secondo la Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche, a marzo 2023 soltanto 22 dighe dell’Isola risultavano in "esercizio normale"».

Non è però finita qui. Secondo Legambiente, la realizzazione di impianti di desalinizzazione per avere una maggiore quantità di acqua non è energeticamente sostenibile e potrebbe portare a delle spese ragguardevoli.

La soluzione migliore è quella d’imparare a trattare e gestire meglio l’acqua dolce già presente negli invasi e di rifuggire da ipotesi fantasiose, come quelle proposte qualche giorno fa ad una riunione dell’Autorità di bacino del distretto siciliano.

Esse prevedevano di pescare tutti i pesci da alcuni invasi siciliani, così da utilizzarne l’acqua e distribuire ricchezza a tutto il territorio. Peccato che per fare una cosa del genere si andrebbe contro alla legislazione vigente inerente alla conservazione delle specie animali e si andrebbe incontro a notevoli complicazioni logistiche e amministrative, che renderebbero difficile la distribuzione stessa dell’acqua.

La manifestazione di Goletta verde dei laghi di quest’anno ricorda inoltre come l’Italia sia il secondo Paese più idrovoro d’Europa in termini di prelievi ad uso potabile, dopo la Grecia con un valore di 156,5 m3/anno per abitante.

Secondo i dati Istat, l’acqua dispersa nelle reti comunali italiane nel 2022 avrebbe potuto soddisfare il fabbisogno di 43,4 milioni di persone per un intero anno (il 75% della popolazione)”.
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