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Next Generation EU, Recovery Fund e Plan: risorse fondamentali per il futuro dei giovani

Da tempo sentiamo parlare di Recovery Fund, Recovery Plan, Next Generation EU considerandoli impropriamente sinonimi. In realtà, le tre espressioni, hanno significati molto diversi fra loro

Da tempo sentiamo parlare di "Recovery Fund", "Recovery Plan", "Next Generation EU" considerandoli impropriamente sinonimi. In realtà, le tre espressioni, usate soprattutto dai media, hanno significati molto diversi fra loro. Alla base di tutti, il coronavirus che ha messo in ginocchio l’economia mondiale già compromessa negli ultimi due decenni.

Il "Next Generation EU" è uno strumento finanziario pensato non solo per fronteggiare la crisi causata dalla pandemia ma, come dice il nome, per pensare alle prossime generazioni, cioè agli attuali giovani, agli studenti, i quali hanno il diritto di trovare una società che dia loro la possibilità di vivere in un mondo sano dal punto di vista ambientale, tecnologicamente adeguato ed economicamente forte.

Si tratta di un fondo di 750 miliardi di euro con cui, per la prima volta, i paesi dell’Unione hanno deciso di fare debito comune. Infatti, il "Next Generation EU" è finanziato quasi totalmente con l’emissione di titoli sui mercati da parte della Commissione Europea.
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Il "Recovery Plan" è invece un piano nazionale di riforme varato da ogni Paese ed è sostanzialmente il modo in cui si spendono i fondi del "Next Generation EU".

Il "Next Generation EU" ha 3 principali obiettivi: sostenere la ripresa degli stati membri, rilanciare l’economia e sostenere gli investimenti privati.

Uno degli strumenti più importanti di questo piano è il "Recovery and Resilience Facility", RRF, da qui l’abbreviazione "Recovery Fund".

L’Italia è tra i maggiori beneficiari del "Next Generation EU": 81 miliardi in sussidi e 127 miliardi in prestiti. Si potranno spendere seguendo determinate linee guida dettate dalla Commissione Europea, ad esempio assicurandosi che venga allocata la giusta quota di finanziamenti alla digitalizzazione o alla riconversione energetica.

Fatta questa premessa, ecco le misure previste per i giovani dal Recovery Plan.

• un nuovo sistema educativo: scuola, formazione e lavoro
• il potenziamento delle infrastrutture digitali scolastiche oltre alle infrastrutture in senso stretto;
• aumento degli ITS e potenziamento dei laboratori con tecnologie 4.0;
• sviluppo dei network scuola-università-centri di ricerca- aziende;
• un nuovo sistema occupazionale e imprenditoriale
• investimento sul capitale umano: combattere le varie forme di disagio educativo e ridurre la percentuale di Neet (giovani che non studiano e non lavorano); favorire l’accesso al lavoro e allo sviluppo formativo e riqualificativo;
• piattaformedigitali per fare incontrare la domanda e l’offerta di lavoro;
• interventi a sostegno della imprenditorialità innovativa;
• rafforzamento del servizio civile universale come leva per l’occupazione;
• introduzione del servizio civile digitale a supporto dei territori e della transizione digitale;ricambio generazionale della PA;
• un nuovo sistema sociale – inclusione, sviluppo personale e di comunità, prevenzione e contrasto del disagio
• potenziamento delle infrastrutture sociali;
• sviluppo dell’housing sociale e di qualità dell’abitare;
• percorsi di supporto dei giovani disabili e di quelli provenienti da aree svantaggiate.

Il tema “giovani” viene dunque presentato in modo trasversale rispetto agli altri campi di intervento, come un ambito che beneficerà soprattutto per riflesso dei successi ottenuti nelle altre missioni del piano: digitalizzazione e innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale.

È necessario che il Governo si impegni realmente a garantire un futuro ai giovani impedendo che partano per l’estero, in una fuga che all’Italia costa circa 16 miliardi di euro e che oggi fa i conti con un tasso di disoccupazione giovanile pari al doppio della media europea. L’Italia ha infatti pagato il prezzo più alto della crisi.

Ogni anno 300 mila giovani in fuga e 10 miliardi di investimenti per la formazione persi. La classe politica attuale deve fare emergere la chiara volontà di superare l’orizzonte temporale di breve termine che ha caratterizzato la classe politica degli ultimi decenni e rimettere al centro l’investimento sui giovani quale settore nevralgico per la crescita.

Il "Next Generation EU" rappresenta, se ben strutturato allocando risorse sufficienti per i giovani, un passo avanti verso un futuro di nuova normalità, dopo la pandemia, un’occasione che vedrà le nuove generazioni essere il motore centrale del cambiamento e del miglioramento economico, sociale, ambientale e culturale.

Tania Zingale
Esperta in politiche comunitarie
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