AMBIENTE
Nel 2030 "un terzo della Sicilia sarà un deserto": l'intervista (choc) sul The Guardian
Le campagne fra Caltanissetta ed Enna somigliano ad alcuni deserti americani e non è un caso se la scomparsa del lago di Pergusa ha suscitato molte polemiche
Gli aiuti tardano ad arrivare e i vari progetti che sono stati approvati con l’avallo della regione produrranno i primi effetti fra diversi anni, se tutto andrà bene.
Intanto, le piante e gli animali presenti nelle poche attività agricole ancora aperte soffrono la sete e rischiano di morire all’arrivo di una nuova bolla di calore, mentre gli incendi minacciano di tramutare le dolci colline in cui un tempo si trovavano coltivazioni di grano in desertiche lande desertiche, annerite dalle ceneri.
A destare tuttavia l’attenzione in queste prime giornate di luglio non sono state le tragiche condizioni estive in cui riversano buona parte del territorio siciliano o le parole del presidente Renato Schifani o in alcuni casi delle aziende pubbliche, che gestiscono malamente le poche risorse idriche della nostra isola, ma una intervista effettuata da Lorenzo Tondo a Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica presso l'Università di Catania, per la prestigiosa rivista The Guardian.
«Entro il 2030, un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto, paragonabile alle aride terre dell’Africa settentrionale - ha chiarito Mulder a Tondo. - L’intera fascia che si affaccia sul Canale di Sicilia è destinata ad una rapida desertificazione.
Gli antichi arabi che un tempo abitavano la nostra isola avevano trovato dei mod intelligenti per gestire ed accumulare l’acqua, ma oggi i loro acquedotti o sono andati perduti o non sono stati aggiornati, con delle opere di ampliamento e recupero.
La Sicilia sta ora affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche e le possibilità che la situazione migliori sono ridotte».
Per capire questo dramma basta contare i giorni senza pioggia che si sono susseguiti lungo l’intero corso del 2024 ed osservare che lo scorso autunno è stato il più caldo da 100 anni, visto che ad ottobre ci sono state punte di 35 gradi Celsius.
Con la situazione che peggiora giorno dopo giorno, ancora più ridicole sembrano le parole di chi sminuisce con assurde dichiarazioni la condizioni idrica della Sicilia, asserendo che anche gli anni scorsi la valle del Po ha subito la siccità, ma che quest’anno le piogge hanno reso gli ultimi mesi i più piovesi da diverso tempo.
Le piogge estive che si stanno osservando in questi giorni in Pianura padana sono infatti solo uno degli effetti del cambiamento climatico, che sta arroventando la Sicilia e insieme ad essa tutti i paesi che sia affacciano sul bacino del Mediterraneo. L'anno scorso, secondo una stima fatta dalla protezione civile, gli incendi hanno causato danni per oltre 60 milioni di euro, distruggendo oltre 693 ettari di vegetazione e di aree semi urbane.
«Questi incendi non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, visto che hanno reso il territorio ancora più fragile e vicino alla desertificazione» hanno chiarito alcune associazioni ambientaliste, che da tempo denunciano un aggravarsi della situazione incendi nella regione.
Non tutte le notizione sembrano però negative: quest’anno Palermo, infatti, si è resa protagonista tramite l’evento noto Ispamed 2024, ovvero la Conferenza Internazionale sulla siccità e l’emergenza idrica dei paesi del bacino del Mediterraneo.
Questo evento ha tra gli organizzatori il Dipartimento di Scienze Agrarie (SAAF) dell’Università degli Studi di Palermo e diversi esperti di fama internazionale, giunti in Sicilia per presentare i loro studi e alcune soluzioni innovative per la gestione delle risorse idriche.
La sessione dedicata agli "Approcci innovativi per la gestione delle risorse idriche in agricoltura in un contesto di cambiamento climatico” permetterà anche a chiunque di conoscere approfonditamente alcune delle migliori tecnologie emergenti legate alle pratiche sostenibili, che hanno lo scopo di mitigare gli effetti devastanti della siccità.
Per quanto riguarda invece gli ecosistemi dell’isola, sempre più spesso le campagne fra Caltanissetta ed Enna somigliano ad alcuni deserti del sud ovest americano e non è un caso se la scomparsa del lago di Pergusa ha provocato diverse polemiche fra le associazioni ambientaliste e le amministrazioni locali.
Quella che dovrebbe infatti essere considerata una delle più importanti risorse dell’isola giace ormai oggi in una situazione di degrado ambientale scoraggiante, frutto dei mille problemi che affliggono le sue acque come le sue sponde, da tempo utilizzate per degli eventi sportivi (in particolare gare di motocross) che nulla hanno a che fare con il benessere del lago e con la pianificazione idrica e ambientale di un territorio.
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