TURISMO
Nè Agrigento, nè Favara: Cannatello sta a metà ed è un borgo estivo da scoprire
Boschetti e spiagge, storiche botteghe e campetti da calcio, baretti e atmosfere estive: come una versione "proletaria" di San Leone ma ricca di storia e curiosità
Il mare di Cannatello
La frazione di Cannatello fa parte del comune di Agrigento, ma è di fatto una località costiera prevalentemente popolata durante la stagione estiva dagli abitanti di Favara, Comune passato alle cronache felici della rigenerazione urbana dal 2010, grazie alla nascita dello spazio d'arte contemporanea Farm Cultural Park.
Fiumenaro - questo è il suo vero nome, perché sorge proprio sulla foce del fiume Naro - è costellata di villette con giardini e verande, tutte poco distanti dalla spiaggia, facilmente raggiungibile a piedi da ogni punto del borgo.
Tra gli anni Ottanta e Novanta fiorisce insieme alla fauna spontanea dei boschetti attigui alla spiaggia: bar, pizzerie e la storica putìa della zia Tita, luogo proustiano che ha nutrito con pane e mortadella intere generazioni di bagnanti, con l'atmosfera tipica delle botteghe siciliane: la nonna alla cassa, e le caramelle come ottimo sostituto del resto in spiccioli.
La foce del fiume, il campetto da calcio in terra rossa, la pizzeria-balera sull'unico grande vialone e le cene di mezzanotte col panino e la frittura, bagnate dall'immancabile gazzosa Partanna: tutto è immerso in una dimensione familiare, sicura, già nota e per questo accogliente.
Con la chiusura delle scuole, i Favaresi, come falchi, rondoni e rondini, migrano alla volta del luogo che fu emporio miceneo, ma anche roccaforte bellica durante il secondo conflitto mondiale, come testimoniano i tre fortini rimasti quasi del tutto integri, e testimoni discreti della nascita di centinaia di amori estivi.
Tre mesi pieni di relax, silenzio (il caos di San Leone non è contemplato) e grigliate di pesce, ricordando i tempi de "La foce", "La Rotonda" e "Tio Pepe", storici locali a ridosso della spiaggia, ormai chiusi.
Di Cannatello si ama la pace, la non-folle corsa al parcheggio selvaggio nei sabato sera, nessun locale esclusivo, ma un paio di bar in cui farsi una birra e chiacchierare non è un'utopia. È il rumore delle onde sugli scogli, l'unica costante sonora.
Oggi è anche meta di un nuovo turismo, soprattutto da quando lo scheletro di un grande incompiuto edilizio ha lasciato spazio ad un hotel a quattro stelle, rivalutando l'intero isolato in cui sorge.
Paradossalmente, negli ultimi anni il borgo marinaro ha subito un'involuzione tacita, dovuta in parte all'incuria amministrativa: cedimenti strutturali del muretto di cinta che costeggia la spiaggia, cumuli di sabbia che - conseguentemente - invadono l'asfalto limitando la viabilità in alcuni punti, e abbandono sconsiderato dei rifiuti sul litorale, talvolta arginato da gruppi di abitanti volontari che ripuliscono la spiaggia e la contrada adiacente.
Cannatello però resiste, coi suoi venditori ambulanti alle otto del mattino, che portano nelle case il pane caldo, il pesce fresco e gli immancabili gelati in confezione da sei, sempre in offerta.
Non si può pensarlo spopolato in estate, anche quando diventa teatro di sbarchi fantasma notturni e all'alba si sveglia diverso, amareggiato.
È l'unico grande chiosco al mare, che apre già la mattina presto, a regalare il lusso di poter addentare un cornetto togliendosi già le infradito, immergere i piedi in acqua, sentire che è gelata e aspettare ancora un po'.
Leggere il giornale, salutare il vicino d'ombrellone e ordinare il caffè, senza fretta: coi tempi in slow motion dell'estate, che a Cannatello si dilatano, e sorridono.
Per la fotografia si ringrazia la pagina facebook Cannatello.
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