LIFESTYLE
Mille modi di dire "Daiquiri": le varianti palermitane del drink di Hemingway
Adorato da Hemingway e dal presidente Kennedy, il drink a base di rum ha una storia leggendaria ed esotica: ecco i posti in cui bere le varianti originali a Palermo e dintorni
Il classico Daiquiri alla "Hemingway"
«My Mojito in La Bodeguita, my Daiquiri in El Floridita» , la celebre frase pronunciata da Ernest Hemingway contribuì non indifferentemente al successo e alla popolarità del cocktail, e soprattutto consacrò il bar de L’Avana come "culla" ufficiale del drink che divenne poi un’icona degli anni Ottanta.
Ma a quanto pare il premio Nobel per la Letteratura non era il solo a berlo, anche il presidente americano J.F. Kennedy ne era un estimatore (e come dargli torto).
Il Daiquiri è l’unico della vasta dinastia dei Cocktail Sour (qui diversi esempi di "sour" a base di vodka) a vantare nome proprio ed è forse il drink che più riesce a valorizzare il distillato di base, il rum.
La prima lo vuole nato 1898 quando un giovane e assetato marine americano, scampato all’affondamento della sua nave nel porto de L’Avana, sbarca nel piccolo villaggio di Daiquiri nei pressi di Cuba chiedendo da bere.
Ma l’unica cosa che il piccolo baretto sulla spiaggia aveva da offrire era rum liscio, di certo non proprio adatto a placare quell’insaziabile sete. Così il marinaio chiese di allungare il rum con succo lime e zucchero per rendere la bevanda più dissetante, ed ecco fuori il primo Daiquiri.
La seconda storia lo fa più giovane di qualche anno, spostando la sua nascita nel 1905 per mano di due ingegneri impegnati in una miniera di ferro ad est di Cuba, affacciata sulle meravigliosa spiaggia di Daiquiri.
Tutto ebbe inizio quando l’ingegner Pagluichi, di origini italiane, fece visita al collega americano Cox impegnato nella miniera cubana.
Alla fine di una lunga e interminabile giornata di lavoro Cox, per alleviare le fatiche offrì al collega da bere, ma avendo a disposizione solo del rum e nemmeno di ottima qualità, anzi a dire il vero quasi imbevibile da solo, miscelò insieme le uniche cose che aveva in casa: succo di lime fresco e zucchero.
Quello che ne venne fuori fu un piacevolissimo drink che Pagliuchi apprezzò molto, e mentre lo sorseggiava al cospetto di quella meravigliosa spiaggia non vi era più alcun dubbio, quel cocktail senza nome non poteva che chiamarsi Daiquiri.
Le varianti del Daiquiri sono numerose e spesso legate all’introduzione di un frutto, la più famosa è la "Strawberry Daiquiri", a base di fragole frullate, anche se possiamo affermare che qualsiasi tipo di frutta fresca e ancora meglio se di stagione si presta bene a twistare il cocktail originale.
Poi esiste la versione "frozen" del drink, gettonatissima e molto apprezzata in estate, dove tutti gli ingredienti vengono frullati insieme ghiaccio compreso, il risultato è una consistenza simile a quella di una granita.
Fresco e dissetante si presta a far compagnia alle bollenti notti estive. Non poteva mancare fra le varianti il "Daiquiri alla Hemingway" che sostituisce lo zucchero con succo di pompelmo e qualche goccia di Maraschino, liquore italiano alla ciliegia.
Il bicchiere più usato per il Daiquiri è la tipica coppa a sombrero rovesciato, ma vanno bene anche la classica coppa da cocktail o il tumbler basso.
Ricetta della International Bartenders Association: 4,5 cl rum bianco, 2,5 cl succo di lime e 1,5 cl sciroppo di zucchero. Shakerare tutto e versare in coppa ghiacciata.
Il grado alcolico è di circa 20, e il cocktail si presta bene sia come pre che come after dinner. Ecco infine alcune delle originali proposte di Palermo e dintorni:
Da Bonter (il barman è V. Cappello): "Spicequiri" un twist del daiquiri classico, molto aromatico e profumato, che si può fare anche in versione frozen, a base di rum speziato Captain Morgan, un homemade di mango e zenzero che rappresenta la parte dolce e il sour dato dal succo di lime.
Da Locale: "Dirty Daiquiri", a base di Rhum Agricole, lime, zucchero di canna, salamoia di olive verdi e oliva.
Il drink nasce dalla storia della voglia di un facoltoso cliente, bevitore seriale di Cocktail Martini, di sperimentare qualcosa di nuovo, di un po’ più caraibico che però non abbandonasse troppo la scia del suo cocktail preferito. Così quello che il businessman si vide arrivare era all’apparenza il solito Dry Martini, ma in realtà era un cocktail tutto nuovo dove al posto di gin e vermut c'era un rum dall’aroma e sapore secco e vegetale.
Da Goccio: tutto il profumo del sud della Francia in un bicchiere, "Daiquiri-en-Provence" a base di rum chiaro, succo di lime fresco, sciroppo di zucchero di canna bianco aromatizzato alla lavanda, Ricard Pastis e foglie di basilico fresco. Garnish lavanda essiccata, lime e basilico. Profumato all’olfatto, fresco e aromatico al palato.
Alla Baia del Corallo (il barman è P. Cirrito): "Sparaciaro" un twist del daiquiri classico a base di brandy stravecchio, sherbet al mandarino arance e limoni, tecnica shake and strain. Ispirato ad una storia vera e ambientato nelle terre della Contrada Ciaculli, dove sono coltivati i mandarini utilizzati nel drink e da qui il nome; la scelta del brandy stravecchio legata al fatto che spesso veniva utilizzato dai contadini al mattino per scaldarsi.
Al Monique Bar (Favignana): "Basil Daiquiri" una variante del classico ma aromatizzata al basilico. Alla base una miscela di due tipi di rum bianco industriale e agricolo, succo di lime, zucchero e infusione istantanea di foglie di basilico fresco. Un drink estivo e vivace reso unico dall’inebriante fragranza del basilico.
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