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Uno contro tutti: Steve Morse incontra Palermo

  • 5 marzo 2007

Un nome che farà tremare i polsi anche a chi non sia avvezzo alla musica rock: quello di Steve Morse che venerdì 9 marzo alle 15.30 incontrerà il pubblico palermitano al Ccp Agricantus (via Nicolò Garzilli 89) in un imperdibile "one man show" organizzato da Milestone management. Il biglietto costa 18 euro (intero), 12 euro (per gli under 30 e gli over 60) e 15 euro per i possessori di carte sconto, ed è possibile acquistarlo in prevendita al ccp Agricantus (telefono 091.309636), Box Office di Ricordi, Ellepì dischi e Master dischi. Steve Morse, chitarra dei Dixie Dregs, dei mitici Deep Purple nonché della sua Steve Morse Band, è fin dai suoi esordi negli anni ’70, un vero animatore del rock e punto di riferimento per i chitarristi di tutti i generi. Dopo un primo gruppo giovanile è proprio con i Dixie Dregs (Andy West al basso e Rod Morgenstein alla batteria) che inizia ad affermarsi: "Free fall" il primo album, seguito da "What if" e "Dregs of the Earth", tutti segnati dalla personalità musicale di Morse, sia per le composizioni che per l’esecuzione. Non a caso brani come "Pride o’ the farm", "Hereafter" e "I’m freaking out" continuano ad essere per il popolo hardcore fra i preferiti di sempre. Dopo aver cambiato il nome in "The Dregs", nel 1981 il disco "Unsung Heroes" fa guadagnare loro una nomination ai Grammy per la migliore esecuzione strumentale . Ma per stessa ammissione di Steve, la band comincia a cullarsi sugli allori, e questo, unito ad un tour per lui poco soddisfacente, basta perché il chitarrista lasci la formazione, dedicandosi a scrivere per la rivista "Guitar for the practicing musician". Recuperati Jerry Peek (basso) e Doug Morgan (batteria), Morse forma la Steve Morse Band, dove il vecchio amico di sempre, Morgenstein, qualche mese dopo impugna le bacchette al posto del collega. Sono gli anni ’80, gli anni del disco "Power" in cui Morse si prodiga in mirabili assolo anche alla chitarra classica. E sono pure gli anni in cui taglia i capelli e prende a lavorare come pilota aereo.

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Alla fine di quel decennio, altro importante punto di svolta: l’invito sul palco da parte dei Lynyrd Skynyrd, cosa che lo rimette in sesto e lo fa tornare a quello che da sempre è il suo progetto principe, un "solo album". Affiancato da Morgestein, T Lavitz (tastiere) e Jerry Peek (basso), Morse pubblica "High tension wires", con arrangiamenti innovativi di taglio più acustico e melodico, che gli consentono di aggiudicarsi il referendum dei lettori di "Guitar Player", nonostante la forte concorrenza del momento (in lizza anche Steve Vai, Joe Satriani, Eric Johnson). Pure con la Steve Morse Band è un susseguirsi di successi discografici, quali "Coast to coast", "Structural damage" del ’95, seguito da "Stressfest" e "Rising power". Contemporaneamente, un altro momento topico della sua vita è la fine del ’94: al top di tutte le liste di gradimento, Morse viene chiamato dai Deep Purple che da poco hanno perso il loro chitarrista. Il suo esordio "purpleiano" è con quel "Purpendicular" del ’96 che i fan della hard-rock band inglese adorano per la varietà dei temi e la bellezza dei testi. Seguono "Abandon" del ’98 ed il live "Total Abandon". Altro disco da menzionare, giusto per non citarli tutti, è "In concert with the London Symphony Orchestra: Live at the Royal Albert Hall", documentazione del concerto in due serate tenuto nel ’99 dai Purple, con il prestigioso organico orchestrale. Oggi suoi punti di riferimento sono esclusivamente i Deep Purple, la Steve Morse Band e la carriera solistica, che nel 2000 dà alla luce il secondogenito "Major Impacts", mentre del 2002 è l’uscita di "Split Decision" con la SMB. Ultima notazione, la chitarra che da sempre ne caratterizza il "sound", quella che lui stesso chiama "Frankenstein Telecaster" e che s’è costruita da sé: corpo di Fender Telecaster abbinato ad un manico Stratocaster, con un ponte Gibson "tune-o-matic", cordiera da dodici corde, barrette Gibson per i tasti, cinque pickup che cambia spesso durante le performance e tre switch. Su questa base la Ernie Ball Musicman ha creato un modello con il nome del nostro: cos’altro chiedere di più alla vita?

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