SCUOLA E UNIVERSITÀ
Università: Alberto Firenze e quel confronto che non c'è
Un incontro che doveva gettare le basi per il dialogo tra gli studenti e l'Ersu si è rivelato un insuccesso: gli studenti dell'Università di Palermo perdono l'occasione
E pensare che l'Ersu (ente regionale per il diritto allo studio universitario) mirava ad abbattere le barriere della comunicazione: lo scorso giovedì 18 febbraio al pensionato San Saverio, è infatti stato organizzato un incontro con Alberto Firenze, presidente dell'ente, per parlare faccia a faccia delle problematiche che affliggono l'ateneo palermitano.
L'idea era quella di dare vita ad un confronto trasparente e libero tra vertice politico e studenti, senza alcuna mediazione, volto a fare focus sulle perplessità, sugli ostacoli e sui disagi che ogni giorno gli studenti devono affrontare.
Ma se Alberto Firenze avesse chiamato e gli studenti non avessero risposto? Questa domanda non viene posta a caso: per la prima volta in assoluto è infatti stata data ai ragazzi e a tutte le associazioni universitarie la possibilità di esprimersi. Peccato che il risultato dell'incontro sia stato sconfortante.
L'incontro era praticamente deserto: in aula erano presenti soltanto il presidente Alberto Firenze, i responsabili delle residenze universitarie, il redattore capo ufficio stampa Ersu Dario Matranga e soltanto sei studenti.
Sarà forse colpa della stancante sessione invernale? Nonostante questo alcune voci si sono levate, come quella della studentessa Gaia Butticè, che ha espresso il suo disagio affermando di non sentirsi rappresentata a dovere negli organi amministrativi dell'università, affermando: «Gli studenti sono soli».
Consapevole di rappresentare un ente che non riesce ancora soddisfare i bisogni degli studenti, Alberto Firenze ha fronteggiato le domande riguardanti l'insufficenza di servizi basilari, carenze di borse di studio, ritardo nei pagamenti e problemi legati alle residenze.
L'obiettivo del presidente dell'Ersu era quello di raccogliere proposte per migliorare l'ente, mettendoci la faccia. Ma, questa volta sono stati gli studenti a non accogliere il confronto.
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