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Tragedie annunciate e "munizza": così l'Amia spirò

Il grave allarme immondizia palermitano continua mentre viene dichiarato il fallimento dell'Amia. La situazione d'emergenza sembra destinata a non risolversi a breve

  • 23 aprile 2013

Si trattava di una tragedia annunciata? Senz'altro, anche se in fondo tutti speravano che le cose si risolvessero, che non si esaurissero in un vorticare di deprimenti e scialbe ripicche culminanti nel più disastroso degli eventi possibili: l'ormai decretato fallimento dell'Amia.

I fatti hanno riportato i cittadini - e le autorità - alla realtà. L'azienda ha perso quasi 180 milioni di euro in dieci anni. Buchi nel bilancio da fare paura. Tre commissari straordinari - Sebastiano Sorbello, Francesco Foti e Paolo Lupi - messi al lavoro, senza risultati apprezzabili. E via, così, ad un interminabile dissidio tra loro e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

E mentre i dissidi e le sterili accuse aumentavano, mentre lo stomachevole ammonticchiarsi di pattume e lerciume per le strade diventava quasi routine, l'Amia è spirata. Fallita. C'è tempo fino a sabato 15 di giugno per consentire al tribunale di scegliere cosa fare della società, mentre si cercherà di svolgere regolarmente l’attività di gestione dei rifiuti. Regolarmente, sì. Ma di regolare, per adesso, non c'è nulla.

Gli operatori hanno un mese di tempo per raccogliere le montagne di rifiuti che seguitano a crescere creando situazioni di disagio. Il lezzo maleodorante aleggia sulla città, denso, quasi palpabile. Nessuna zona è risparmiata: cittadini e turisti sono costretti a sopportare la vista e la “fragranza” dei coacervi di “munnizza”. Ai cassonetti viene dato fuoco, perché il cittadino più esasperato non pensa alle conseguenze, ai fumi dannosi che peggiorano la situazione. Non pensa che più che un gesto di liberazione sia un gesto di inciviltà.

E il sindaco, intanto, si è detto mortificato. Convoca una conferenza stampa, affermando che sarà trovata una soluzione. «Chiedo scusa ai palermitani per la vergogna alla quale sono stati sottoposti. Sono rammaricato perché fino a dodici anni fa l'Amia era una delle aziende più evolute. Abbiamo avuto amministratori assolutamente inadeguati a svolgere il loro compito».

Il peggio però sembra destinato a non finire. A dare il colpo di grazia sono le angoscianti notizie che giungono dalla discarica di Bellolampo, la quale in questo periodo critico attira già di base l'attenzione, ma che negli ultimi giorni sta subendo delle entrate di immondizia superiori alla sua portata. Pertanto seguendo questi ritmi potrebbe giungere alla saturazione, cosa che renderebbe comunque impossibile la raccolta dalle strade.

Qualcuno ha allora avanzato l'ipotesi d'uso di un termovalorizzatore, ma l'assessore alla vivibilità Giuseppe Barbera ha prontamente ribattuto: «Un termovalorizzatore sarebbe una soluzione compatibile solo se preceduto da interventi molto di raccolta differenziata. Nella nostra realtà però la previsione dei termovalorizzatori fatta a suo tempo dai Governi Regionali è stata al di fuori di qualsiasi vera politica dei rifiuti, immaginando questi impianti come dei semplici forni in cui bruciare qualsiasi cosa: soluzioni da incubo e con impatti sulla salute certamente dannosi».

Una brutta storia, dunque, quella di Palermo: città baciata dal sole che marcisce sotto strati di immondizia, bagarre e gestioni disastrose. Una brutta storia che non dovrebbe mai essere stata scritta né, soprattutto, vissuta.

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