CINEMA E TV
Spider-Man 2: in fuga dalle responsabilità?
Se il primo film era metafora delle trasformazioni inquiete e incontrollabili dell’adolescenza, il secondo è specchio delle angosce dell’età adulta
Spider-Man 2
USA 2004
Di Sam Raimi
Con Tobey Maguire, Kirsten Dunst, Alfred Molina
E’ opinione diffusa che i seguiti siano sempre peggiori dell’originale. Le trilogie (“Il Signore degli Anelli”, “Harry Potter”, “X-Men”) che spopolano in questo periodo sugli schermi sembrano sfatare tale preconcetto. Anche questo “Spider-Man 2” è un eccezione alla regola. Le nuove avventure del super-eroe con super-problemi, infatti, presentano ancora una volta il giusto mix di azione, straordinari effetti speciali digitali, tocchi di umorismo, storia d’amore e drammi familiari. Questa volta il «cattivone» è il dottor Octavius – magistralmente interpretato da Alfred Molina – che si trasforma nel visionario Octopus a seguito di un fallito esperimento per realizzare una nuova forma d’energia. Sam Raimi, sul modello di Peter Jackson e Brian Singer, dimostra di nuovo di sapersi districare in una colossale produzione hollywoodiana (“Spider-Man 2” è costato quasi il doppio del primo, 200 milioni di dollari contro 120) senza lasciar disperdere la sua personalissima visione d’autore (e qua e là – la sequenza in cui Doc Ock massacra i dottori che vogliono amputare le sue appendici meccaniche – si scorge pure un tocco gore prima maniera alla “Evil Dead”). Così, la cinepresa si muove sicura sia nel tracciare le coreografie che Spidey disegna con la sua rete nello skyline newyorkese, sia nel sondare quella ragnatela intricata che è la psiche dei protagonisti.
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