ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Segnatempo, "segnafeste": sono le pagode di Palermo

Sempre loro, sempre bianche, appaiono e scompaiono: le pagode a Palermo sono certezze e, ironicamente, punto di riferimento per le diverse feste e stagioni

Balarm
La redazione
  • 14 dicembre 2015

Le pagode, bianche, a punta, tutte vicine. Strette, come una muraglia, o più larghe, come piccole casette di villeggiatura, le pagode rappresentano per Palermo un segno distintivo, quello che comunica solo una cosa: accattati, è l'ora r'accattari.

Non importa di cosa si stia parlando: che sia una vendita di beneficenza o il luogo dove un hobbista espone il frutto del suo duro lavoro, la pagoda è la perfetta via di mezzo tra un negozio, un bazar e trasmette chiaro il suo messaggio, che supera in forza quello pubblicitario.

Se spuntano le pagode, è il momento di comprare: si tratta di veri e propri "segnafeste". E non si tratta solo delle festività natalizie, che le vedono prosperare felicemente tra fiere, mercatini e marciapiedi.

Si tratta di qualsiasi tipo di avvenimento. San Valentino? Non ci sono problemi, la pagoda si riempirà di cuori rossi con l'immancabile "ti amo" ricamato sopra. Carnevale? E allora la pagoda avrà mille maschere, di tutti i tipi, a tignitè.

Adv
A fine ottobre le pagode assistono allo schieramento che vede i palermitani alla ricerca ri pupe a ccena, caramelle e scaccio e a quelli che cercano un costume per Halloween: a loro d'altro canto non importa, svolgono solo il loro compito.

La pagoda, a Palermo, è un segnatempo: ti fa capire che l'estate è vicina, tra poltroncine, piscine gonfiabili, salvagenti e braccioli, e quando è ora di cominciare a pensare all'albero di Natale (rigorosamente un mese prima).

Dice Roberto Alajmo, nel suo "Palermo è una cipolla", che quando fra cinquecento anni i nostri pronipoti si chiederanno quale voga architettonica fosse tipica nella Palermo della prima metà del ventunesimo secolo, gli storici dell’arte non avranno dubbi e risponderanno: il pagodismo.

Si tratta di un'affermazione che è difficile mettere in discussione, specie considerando che alcune pagode non sono temporanee, ma restano fisse nel tempo: dopo qualche mese - continua ancora Alajmo - per una forma di usucapione del suolo pubblico, il villaggio di pagode diventa stanziale e non è escluso che in futuro possa diventare agglomerato di edilizia abitativa popolare. In effetti, la nostra generazione sarebbe la prima, nella storia dell’umanità, ad avere il pudore di lasciare traccia sul territorio della propria arte contemporanea.

Forse, per il palermitano, la pagoda è un input: quello che lo porta a darsi una mossa e a capire che in effetti, non vive cristallizzato in un presente eterno di lamentele e speranze, ma in un mondo in continua evoluzione dove il tempo è scandito da maschere, costruzioni a punta e oggetti stagionali.

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI