SPORT
Sant’Elia stregato in attesa di Instanbul ed Inter
Mettiamola così: tosti ma stanchi. Niente giri di parole o falsi ricorsi a tattiche e numeri, il Palermo di Cagliari ha perso per un’ingenuità nel primo tempo che ha portato all’espulsione di Simplicio e per la stanchezza finale quando uno stremato Bresciano ha arrancato portando al cross l’ex rosa Ferri che ha dato il là al flipper in area di rigore con Pepe (anche lui un ex) pronto ad approfittarne. I palermitani dovranno evitare di votarsi a Sant’Elia e, scherzi a parte, il nome dello stadio cagliaritano non porta di certo bene alla squadra rosa dove non ha mai vinto.
A noi il Palermo è piaciuto e, contrariamente ai soliti allenatori provetti che si aggirano nei bar cittadini, ha mostrato solidità e piglio da grande squadra con un’attenta circolazione della palla, pressing ordinato a centrocampo e pochissimi sbandamenti.
Diciamoci francamente che, tralasciando infortuni e squalifiche che hanno privato la squadra di uomini fondamentali come Corini e Di Michele, se Pisano avesse steso prima Suazo e non avesse delegato il brasiliano Simplicio all’ingrato compito non sarebbe scattata l’espulsione per il brasiliano ma una semplice ammonizione per l’ex-doriano e, di conseguenza, il Palermo in undici avrebbe portato sicuramente in porto almeno il pareggio.
Si apre la settimana cruciale e che in tanti attendono con ansia: Palermo- Inter. Siamo convinti che la “pazza Inter”, come recita la canzone ufficiale del club nerazzurro, la butterà sul piano nervoso perché al cospetto si ritroverà una squadra compatta e solida come poche. Non crediamo che sia un crocevia per lo scudetto o una partita chiave per il titolo e farebbe bene l’ambiente a non aspettarsi una lotta al vertice con il Palermo vestito da Juve o Milan. Per vincere un titolo occorre programmazione e, diciamolo pure, una maturità maggiore in tutto l’ambiente.
Qui siamo d’accordo con Zamparini quando dice che per il titolo saremo pronti fra due anni e quando afferma che il Palermo è un bel giocattolo da non mandare allo sbaraglio inculcando nella mente dei giocatori che gli obiettivi sono cambiati rispetto al piazzamento per la Champions. Si rischierebbe di creare un clima di euforia che potrebbe anche portare ad una crisi d’identità deleteria ai fini della classifica, considerando che nessuno dei componenti della rosa di prima squadra abbia lottato mai per il tricolore. La maturità dell’ambiente è un altro elemento fondamentale: non vediamo in giro l’entusiasmo strisciante di una città nei confronti della propria squadra né tanto meno lo avvertiamo allo stadio in occasione delle partite interne. C’è un clima di “tutto è dovuto” o di “ti attendo al primo errore e ti critico”, conseguenza di retaggi da vecchie passioni calcistiche non ancora sopite.
Napoli, Sampdoria e Verona trascinarono letteralmente le proprie squadre al titolo, a Palermo lo stadio resta in silenzio o quasi.
La squadra ha stretto un patto ma non sappiamo di cosa si tratta, il campionato post-Calciopoli è particolare, Guidolin è un tecnico ambizioso e preparato. Considerazioni che ci devono portare ad una conclusione realistica: a Natale si devono tirare le conclusioni qualora la squadra rimanga lassù in vetta o distanziata di pochi punti dalle prime. Solo in quel caso a gennaio, prestando attenzione a non stravolgere equilibri tattico-tecnici e di spogliatoio, si deve tentare il tutto per tutto con l’obbligo di provarci. Non abbiamo parlato del match di Coppa Uefa e forse siamo stati distratti anche noi dalla partita di domenica sera. In terra turca, tra infortunati e recuperi di forma e visti i risultati delle altre squadre che compongono il girone, non riteniamo che si debba affrontare la “partita della vita” ricordandoci che una sconfitta non pregiudicherebbe nulla e che basterebbe un successo in casa con il Celta Vigo per passare ai sedicesimi.
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