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Salviamo la movida nel centro storico di Palermo

In riferimento ai recenti controlli dei vigili urbani, salvare la movida nel centro storico equivale a spingere la legalità ed effettuare controlli preventivi

  • 6 febbraio 2013

I nuovi interventi della Polizia Municipale presso alcuni locali delle notte palermitana pongono una questione essenziale anche alla luce delle recenti polemiche riguardante il luogo simbolo della Movida, ovvero la Vucciria: come coniugare il sacrosanto diritto al divertimento ed il rispetto delle regole e del quieto vivere?

Da una parte, i frequentatori dei locali accusano la giunta comunale (nonché i residenti dei vari quartieri del centro storico), di essere “vecchi”, di voler “far morire la città”, di “impedirci il divertimento”. Dall'altra, i residenti “sequestrati” in casa propria, costretti ad assistere a scene di dubbio gusto, impossibilitati a dormire perchè, in alcune zone, la musica da rave viene zittita solo alle prime luci dell'alba.

Attenendoci ai fatti, i blitz dei vigili urbani nei vari quartieri hanno portato alla luce una situazione disastrosa: ben pochi sono i locali in regola con le autorizzazioni, con i permessi per la somministrazione (e conservazione) di bevande e cibarie, per la occupazione del suolo pubblico, coi certificati di agibilità e l'osservanza della normativa sui decibel. Gli interventi delle forze dell'Ordine si sono moltiplicati anche a seguito delle varie segnalazioni di furto con scasso ai danni delle auto parcheggiate nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, vera arteria negli infiniti circoli venosi delle notti palermitane.

Insomma, una situazione di endemica illegalità che, complice la mancanza di controlli degli anni precedenti, ha portato ad una situazione insostenibile. Come segnalato nella lettera del Comitato di Quartiere della Vucciria ad esempio, chiunque possegga un magazzino nella zona fra piazza Garraffello e piazza Caracciolo “inventa” in due settimane un locale (con buona pace di quei leghisti che sostengono che i palermitani non vogliono lavorare). Nonostante “l' ordinarietà” della situazione, non è stato effettuato nessun controllo preventivo da parte della Polizia Municipale, che troppo spesso interviene in medias res con tutte le complicazioni del caso.

La normativa prevede, infatti, che a seguito del riscontro di un illecito e la conseguente comunicazione allo sportello delle attività produttive, bisogna attendere l'emissione di un provvedimento per chiudere temporaneamente (cinque giorni) l'attività. Tempi biblici, insomma. Nel frattempo, moltiplicazione del rumore, progressione geometrica dell'illegalità e anarchia (nell'accezione negativa del termine), la fanno da padrone. Con tutte le conseguenze del caso. Si è assistito, durante l'anno appena trascorso, ad una vera e propria diaspora dei proprietari degli immobili residenziali, che hanno visto crollare miseramente il valore degli stessi a causa dell'invivibilità della zona.

Inutile, infatti, stanziare fondi per il recupero architettonico del centro storico se, in alcune zone, quelle stesse case ristrutturate rimarranno disabitate perchè è impossibile viverci. La stessa cosa avviene per i gestori di locali in regola, costretti a rincarare i prezzi per far fronte alla perdita di clientela derivante dalla concorrenza sleale di quelli che in regola non sono. Bisogna quindi mediare fra due istanze a prima vista contrapposte, che non possono però prescindere dal rispetto della legge. Soprattutto per ciò che concerne la musica ad altissimo volume sino al mattino, impensabile in qualunque zona residenziale come il nostro centro storico.

Partendo quindi dal presupposto che nessun cittadino vuole vedere la propria città morire d'inedia, che la bellezza delle notti palermitane viene decantata dai numerosi turisti che godono della nostra città per i divertimenti che offre, l'imprescindibile street food ed i costi contenuti, credo che la via maestra passi proprio da qui: controlli preventivi, misure coercitive contro chi non rispetta la normativa nazionale riguardante l'emissione dei decibel, pattugliamento costante per debellare (o, quantomeno, limitare), gli innumerevoli illeciti penali e, soprattutto, rispetto reciproco.

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