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Sabina Guzzanti: “Noi pezzi da museo”

Fra i temi trattati: lo scadimento dell’offerta televisiva, la volubilità di molti dei nostri uomini politici, l’inazione del nostro centrosinistra manifestatasi in più occasioni

  • 3 giugno 2004

“Componimento di carattere discorsivo morale, con arguzie e derisione di debolezze umane: si trova già nell’antica poesia latina in cui ebbe origine”. Confrontando la definizione presa dallo Zingarelli alla voce satira (qui testualmente riportata) con quel che abbiamo visto nello spettacolo “Reperto Raiot” della brava Sabina Guzzanti (in scena al cineteatro Metropolitan di Palermo dal 25 al 27 maggio scorsi), ci rendiamo conto che fatta eccezione per la carrellata di imitazioni (Vespa, D’Alema, Berlusconi, Palombelli, l’Onorevole Bottiglione, l’esilarante bis della Marini e qualche altro ancora) di satira rimane ben poco. In effetti l’intelligente artista lo dice chiaramente: lo spettacolo è costituito da quei 15 minuti iniziali durante i quali si visitano virtualmente le sale di un “Museo Della Resistenza” in un ipotetico futuro, museo che raccoglie reperti di questo nostro ventennio (il riferimento all’altro famoso ventennio è esplicito), fra i quali reperti ricordiamo il cimitero delle parole, e fra le tante, (giustizia, libertà, costituzione). Quindi, da lì in poi, la nostra Sabina intrattiene il pubblico con un’acuta analisi politica e culturale del nostro Paese, e di sicuro qui da ridere c’è ben poco.

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Fra i temi trattati: lo scadimento dell’offerta televisiva, la volubilità di molti dei nostri uomini politici, l’inazione del nostro centrosinistra manifestatasi in più occasioni (dalla mancata soluzione del conflitto d’interessi quando si era al governo, all’assoluta indifferenza di fronte alla vicende della giornalista Tagliafico, mandata via dal TG1, alla legge Gasparri), l’amara constatazione che non ci siano più intellettuali del calibro di Calvino, Pasolini, capaci di elaborare i fatti nel leggere la realtà e così SAPERE per intelligenza e abitudine all’esercizio del pensiero “senza bisogno di prove”, ed infine l’abbondanza di opinioni sui giornali (ad opera dei cosiddetti “Cerchiobottisti”) a discapito dell’informazione vera (la censura della trasmissione di Lucarelli su Falcone, la sentenza del processo Andreotti: l’associazione mafiosa nell’80 c’era ma il reato non è perseguibile perché caduto in prescrizione).

La Guzzanti è giustamente critica anche verso il centosinistra, i cui errori, non bisogna dimenticarlo, hanno consegnato il paese in mano a “Forza Italia”. E ci piace pensare che nel dire tutto questo la nostra artista impegnata (e la ringraziamo per esserlo) abbia sperato che il pubblico “da poltrona” potesse insorgere indignato come e quanto lei. Certo, nella realtà gli applausi e tanti ci sono stati, però come protesta nei confronti del governo ci sembra un po’ pochino. E allora, vogliamo proprio diventare pezzi da museo e accettare che tutto questo continui? La brava Sabina non fa satira, ma politica ed informazione, e ben venga, perché è di questo che abbiamo bisogno. O siamo veramente pronti per le teche?

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