MUSICA
Re Ruggero, eterna sfida tra religione e paganità
Una stagione invernale ricca di sorprese, che avrà come intermezzo i classici della tradizione e non. Il cartellone operistico del Teatro Massimo di Palermo (piazza Giuseppe Verdi) scommette su un ciclo di appuntamenti di alto impatto artistico, a cominciare dalla sua "apertura stagionale" all’insegna della "Mlada Polska" con il Re Ruggero di Karol Szymanowski, esponente principe della "Giovane Polonia" musicale, di scena dal 13 al 22 novembre (esclusi i lunedì) eseguito dall’Orchestra della Fondazione e diretto da Jan Latham-Koenig, straordinario "regista" anglosassone non nuovo alle acustiche palermitane.
Da un libretto ispirato a "Le Baccanti" di Euripide, scritto da Jaroslaw Iwaszkiewicz e dallo stesso Szymanowski che ne attuò significativi cambiamenti, Re Ruggero (Król Ròger) può essere considerato il primo "stage work" maturo del compositore polacco, realizzato a undici anni di distanza dall’opera in un atto "Hagith" (1913) e a quindici dall’operetta in tre atti "The lottery for men"(1909). Ambientato in una Sicilia fantastica del Medioevo, l’opera narra dell’eterna sfida tra religione e paganità. All’interno di una dicotomia attore principale-antagonista, a vincerla pare essere proprio quest’ultimo, rappresentato da un "Pastore" (che si rivelerà essere Dionisio) dedito alla bellezza e al piacere. Dello stesso avviso doveva essere il compositore polacco che avrebbe voluto chiamare l’opera "Il pastore", rendendolo protagonista agli occhi del Re Ruggero, "l’esaltato di Dio, potente per grazia divina" secondo le scritture di Al-Edrisi, geografo arabo stimato dallo stesso Re.
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