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Re Ruggero, eterna sfida tra religione e paganità

  • 7 novembre 2005

Una stagione invernale ricca di sorprese, che avrà come intermezzo i classici della tradizione e non. Il cartellone operistico del Teatro Massimo di Palermo (piazza Giuseppe Verdi) scommette su un ciclo di appuntamenti di alto impatto artistico, a cominciare dalla sua "apertura stagionale" all’insegna della "Mlada Polska" con il Re Ruggero di Karol Szymanowski, esponente principe della "Giovane Polonia" musicale, di scena dal 13 al 22 novembre (esclusi i lunedì) eseguito dall’Orchestra della Fondazione e diretto da Jan Latham-Koenig, straordinario "regista" anglosassone non nuovo alle acustiche palermitane.

Da un libretto ispirato a "Le Baccanti" di Euripide, scritto da Jaroslaw Iwaszkiewicz e dallo stesso Szymanowski che ne attuò significativi cambiamenti, Re Ruggero (Król Ròger) può essere considerato il primo "stage work" maturo del compositore polacco, realizzato a undici anni di distanza dall’opera in un atto "Hagith" (1913) e a quindici dall’operetta in tre atti "The lottery for men"(1909). Ambientato in una Sicilia fantastica del Medioevo, l’opera narra dell’eterna sfida tra religione e paganità. All’interno di una dicotomia attore principale-antagonista, a vincerla pare essere proprio quest’ultimo, rappresentato da un "Pastore" (che si rivelerà essere Dionisio) dedito alla bellezza e al piacere. Dello stesso avviso doveva essere il compositore polacco che avrebbe voluto chiamare l’opera "Il pastore", rendendolo protagonista agli occhi del Re Ruggero, "l’esaltato di Dio, potente per grazia divina" secondo le scritture di Al-Edrisi, geografo arabo stimato dallo stesso Re.

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Elemento costitutivo nell’opera musicale di Szymanowski è indubbiamente il nuovo percorso "nazionalista" intrapreso da una grande fetta di Europa all’alba del ventesimo secolo. La riscoperta di elementi "folclorici", facilitati dall’uso del fonografo e "benedetti" scientificamente da nuove discipline quali la etnomusicologia, ad esempio, spinsero diversi compositori ad inglobare all’interno del loro patrimonio classico le sonorità della tradizione popolare, generando una fusione di stili che avrebbe cambiato radicalmente, negli anni a venire, la teoria e la pratica musicale. Dalla Cecoslovacchia all’Ungheria, nel nome di Leoš Janácek, Zoltán Kodály e soprattutto Béla Bartók, anche Szymanowski pone l’accento sulla nuova ondata stilistica, centrando il bersaglio costitutivo nella sua ultima opera: l’Harnaise. Re Ruggero è la prima base ufficiale sulla quale Szymanowski poggia il suo tessuto musicale e lo fa drammatizzando i personaggi secondo la pratica già citata, realizzando un’opera teatrale decisamente ispirata a Wagner e Richard Strauss, riuscendo nell’impresa di far convivere elementi quali operetta, cabaret, "balletto grottesco" e soggetti ispirati ad archetipi, dogmi e bellezza, nel nome dell’esaltazione di forma. Il tutto creando, nel verbo e nella nota, un perfetto connubio emotivo. Al teatro Massimo troveremo nel ruolo di Re Ruggero il basso-tenore Wojtek Drabowicz alternarsi a Lesezk Skria; la regina Roksana sarà interpretata da Elzbieta Szmytka e Simona Mihai. Il ruolo del Pastore sarà affidato a Ludovit Ludha e Donald George il quale si alternerà con Roy Stevens nella parte di Edrisi. Il costo del biglietto d’ingresso oscilla tra 8 e 20 euro (intero) e 7 e 17 euro (ridotto). Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromassimo.it.

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