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Quando un libro di favole viene scritto dai bambini...

"Favole di bambini palermitani" è un libro edito da Salvatore Coppola. Ludovico Caldarera ha raccolto un'antologia di fiabe inedite di piccoli scrittori

  • 4 marzo 2013

La magia esiste, è qualcosa che andrebbe insegnato ovunque e ricordato a tutti. Ma come insegni una cosa se non la sai più riconoscere? Ti rivolgi a chi se ne intende, a chi vede ancora bene tutti i nessi e non fa differenza fra una nuvola e un palazzo, un barbone e un meteorite, un vecchio albero e un amico. Ci sono bimbi nei paraggi? La risposta è sì. Sono intorno a noi, a orecchie schiuse, pronti ad ascoltare le favole, a volte meglio delle ninne nanne. Perché si sa i bambini, anche se tanto piccoli, riescono a contenere grandi informazioni, a scrutare con curiosità tutto ciò che hanno intorno per apprenderne il più possibile.

Ascoltano, fantasticano, creano. Perché sono i più abili pittori dell’immaginazione. Creano mondi impossibili e paralleli, raccontano con disarmante semplicità di amore, natura e amicizia. Questa volta tocca ai grandi ascoltare. E magari imparare. Ludovico Caldarera, attraverso laboratori creativi organizzati nelle scuole elementari e nel suo stesso Teatrino delle Beffe, ha raccolto un’antologia di “Favole di bambini palermitani”. Un libro dei bambini, per i bambini - e per gli adulti - che diviene un’opera unica nel suo genere perché testimonia la totale libertà d’espressione, quella pura e genuina non contaminata da alcun germe sociale.

Nel libro edito da Salvatore Coppola, in vendita a 4 euro presso il Teatrino (ma anche da La Feltrinell, iLibreria Sciuti, Nike, Idiomi, Broadway, Modus Vivendi, Spazio Cultura Macaione), le creazioni dei bambini vengono riportate senza censura - qualora ce ne fosse stato bisogno - e senza alcuna modifica né correzione sugli originali. A volte le storie restano in sospeso, anche se i piccoli scrittori prediligono il lieto fine. Interrogativi per gli adulti e stimolo per ogni collega narratore. Ogni storia è straordinaria, è un mondo a sé, dove nulla è superfluo e tutto ha un senso perfetto nella geniale logica di scrittura. Una scrittura mai limitata da spazio o da temi imposti, ma connaturata dal profondo alla scia della fantasia.

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C’era una volta un Cigno che si incontrava sempre, alla riva di un lago, con la sua migliore amica, un’Aquila. C’era una volta un topo che viveva in un laboratorio di uno scienziato. C’era una volta in un bosco, un vecchio albero che era messo in disparte da tutti gli altri, perché era brutto e povero di frutti. C’era una volta un vecchio, che viveva in una casa nel bosco; non aveva amici, ma con lui abitava il suo nipotino “Gioia del Nonno”. C’era una volta un mondo pieno di “A”; sedie, tavoli, letti, bambini, animali e perfino le case erano a forma di “A”. Questi sono solo alcuni degli incipit originali di ognuna di queste favole.

C’era una volta l’ingenuità dei bambini. C’era una volta l’autenticità di questi minuscoli narratori che sanno bene che tutto ciò che hanno nell’anima, va espresso, con un disegno o con un racconto, basta che sia espresso. D’altronde, come scrive Marco Bisanti nella prefazione del libro, i bambini hanno molto dentro, qualcosa di puro, di pulito, i semi di una magia che poi si dimentica. Sarebbe il caso di lasciarglieli coltivare mentre ci crescono accanto.

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