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“Quando sei nato non puoi più nasconderti”: l’Italia, un paese di buoni

  • 6 giugno 2005

Quando sei nato non puoi più nasconderti
Italia, Regno Unito, Francia, 2005
Di Marco Tullio Giordana
Con Alessio Boni, Michela Cescon, Rodolfo Corsato, Matteo Gadola, Andrea Tidona, Adriana Asti

Dopo avere visto “Quando sei nato non puoi più nasconderti” di Marco Tullio Giordana, sorge il dubbio (più che legittimo) che questa candidatura al festival di Cannes (il film è stato presentato alla riviera francese in concorso) sia frutto del successo ottenuto con l’altra pellicola tanto amata in Francia (ma anche in Italia), “La meglio gioventù”. Questa ultima fatica del regista milanese, infatti, non ci è sembrata una grande opera, pur confermando però, e questo è giusto notarlo, l’impegno sociale che è spesso alla base dei lavori di Giordana. Come non citare, a questo proposito, oltre al noto “I cento passi”, l’intenso film sulla tragica fine di Pasolini, “Pasolini, un delitto italiano”, i cui tanti dubbi lì suggeriti pare che si stiano ora prendendo finalmente in considerazione? Tornando invece a questo ultimo lavoro, ci sembra che la pellicola, pur avendo il merito di trattare un problema così grave e sentito quale quello dell’immigrazione clandestina, non si possa proprio definire un bel film. La vicenda è quella di Sandro, un ragazzo di dodici anni (interpretato dal bravissimo Matteo Gadola, peraltro alla sua prima esperienza), che, durante una crociera in barca a vela nel Mediterraneo, cade di notte in acqua.

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L’essere salvato da un ragazzo rumeno, Radu, che viaggia su un barcone di immigranti clandestini, fa conoscere al ragazzo la dura realtà di queste vite dei nostri giorni purtroppo così travagliate e difficili. Il racconto però, pur godendo di uno spunto interessante, diventa poi banale, sforzandosi di mostrare unicamente l’aspetto “buonista” della faccenda (la ricca famiglia del fortunato ragazzo vuole aiutare lo straniero salvatore e la sorella di questi, pur dovendo fare i conti con l’elefantiaca burocrazia nostrana) e ripropone l’Italia nella sua veste di paese “buono”, pieno di “buoni” che caso mai sono ostacolati nell’esercizio della loro bontà da una burocrazia “cattiva”. Se una certa bellezza poteva esserci nel mostrare come un ragazzino percepisca questa dura realtà di oggi, il resto, e cioè il tema centrale della pellicola, si perde per strada. Se di clandestini vogliamo parlare, allora è da citare a pieno titolo il bel film “Saimir”, di Francesco Munzi, già qui recensito e rivisto peraltro recentemente a Palermo nell’ambito del festival “Ecovision”. Il punto di vista qui è quello degli stranieri, infatti si tratta di un racconto di sofferenza e disagio, vissuto in prima persona da uno di loro, giovane, in Italia. Il film di Giordana, pur peccando nello sviluppo narrativo dei contenuti e nella forma, tuttavia gode della bravura di tutti gli interpreti e soprattutto, oltre al già citato piccolo protagonista, anche dei validissimi due interpreti nel ruolo dei genitori, Alessio Boni e Michela Cescon. Certo, se l’essere umano riuscisse a mantenere anche nell’età adulta quella purezza d’animo che (nella maggior parte dei casi) ha quando è bambino, ecco che il mondo potrebbe forse migliorare un po’. Ma purtroppo ci si rovina quasi sempre crescendo, peccato!

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