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"Presenti. Assenti": una mostra dedicata

Balarm
La redazione
  • 26 marzo 2007

Quattordici artisti da tempo scomparsi, il cui valore perdura ancora oggi, così come l’impronta lasciata nella storia dell’arte contemporanea. A Santi Alleruzzo, Alfonso Amorelli, Ugo Attardi, Enza Careri, Sebastiano Carta, Pippo Gambino, Tecla Iraci, Ibrahim Kodra, Alba Lo Verso, Willy Martinez, Guido Quadrio, Carlo Scarpari, Antonio Toma, Tono Zancanaro è dedicata "Presenti. Assenti", la mostra allestita alla Galleria Studio 71 (via Fuxa 9, a Palermo) e visitabile fino al 10 aprile, ogni giorno dalle 17 alle 20. È un’iniziativa che, in occasione del 25° anniversario di attività della galleria, vuole celebrare quei maestri con cui, attraverso mostre personali o retrospettive, la sede espositiva palermitana ha spesso rapporti. Si pone dunque come festa del ricordo, ma come un evento allo stesso tempo interessato a divulgare il variegato gusto e i diversi modi di far arte di un gruppo di pittori che alla Galleria 71 ha offerto negli ultimi venti anni la possibilità di stabilire un rapporto consolidatosi negli anni.
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Quei nomi a cui è dedicata la mostra sono anche quelli di personaggi che nel secolo scorso hanno accompagnato i fermenti seguiti dall’arte siciliana e non solo. Come quell’Alfonso Amorelli, che, imparata e rielaborata la lezione di Cezanne e Dufy, colma ogni opera di cure nei confronti del colore e incentra la sua attenzione sull’interpretazione della natura, piuttosto che sulla sua mera descrizione. E con questi mezzi Amorelli mette un cromatismo ricco e corposo a disposizione del reale e della sua narrazione, portando la critica del tempo a parlare di “Impressionismo siciliano”, incoraggiando anche l’arte grafica di casa nostra, attraverso un tratto che ha reso celebri i disegni per le rappresentazioni classiche di Siracusa. Tra gli “scomparsi” figura anche Pippo Gambino e il suo Paesaggio Mediterraneo, le cui tinte drammatiche riassumono alla perfezione un approccio alla pittura intenso, quasi incontrollabile e intimamente legato ad una poetica disincantata, nonché ai quartieri palermitani in cui l’artista crebbe e di cui nei suoi quadri canta la forza.

Al Gruppo Futurista Romano e ai motivi dell’arte astratta fu vicino Sebastiano Carta, altro protagonista della mostra, maestro di una poetica del disagio esistenziale di cui sulla tela parla attraverso cromatismi e circolari tensioni del segno che costruiscono da soli uno spazio visionario e instabile, oscillante tra colore e sogno. Ma alla scomposizione futurista si richiama anche l’opera di Tecla Iraci, dedita alla scomposizione delle immagini attraverso la luce e i suoi giochi. Un altro scomparso, forse il più importante, quello che più tra tutti ha lasciato il segno e a cui Palermo ha dedicato recentemente una mostra, è Ibrahim Kodra, il noto pittore albanese autore di opere popolate da paesaggi rilucenti di serenità e automi dal cuore semplice. Kodra ha, come i suoi colleghi, conosciuto le avanguardie, si è accostato alle correnti neocubiste e post-cubiste, ha concentrato gli stimoli di un’intera vita e di mille influssi nelle sue famose figure totemiche, oggi marchio di una pittura che è gioia e dolore e non ha bisogno di essere firmata.
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