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Pino Caruso, "Empedocle. Il carceriere del vento"

Dopo essere stato insignito del premio alla carriera durante la rassegna “Scruscio…Note di Sicilia”, l'attore e regista torna al Castello a Mare di Palermo

  • 8 agosto 2010

Entra nel vivo l’estate palermitana: dopo un mese di luglio ricco di appuntamenti, anche agosto e settembre proporranno una serie di iniziative e spettacoli che permetteranno al pubblico palermitano e ai tanti turisti di godere al meglio delle bellezze uniche della città. A conferma di ciò, ha già preso avvio, al complesso monumentale Castello a Mare (via Francesco Crispi, ingresso via Patti) la seconda edizione di “Porto d’Arte”, rassegna promossa dall’Autorità portuale di Palermo e dall’Assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e organizzata da Terzo Millennio di Andrea Peria Giaconia e da Key 75. Fino al 4 settembre, infatti, il Castello a Mare sarà la suggestive sede di una serie di spettacoli di grande qualità, tra musica e teatro (tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.30).

Dopo il successo del concerto di Nicola Piovani, sabato 7 agosto il complesso ospiterà Andrea Braido Jazz Trio. Ancora la musica, questa volta arricchita da innesti teatrali, sarà protagonista poi lunedì 9 agosto (ingresso gratuito perché parte del “Circuito del Mito”), quando andrà in scena “Empedocle. Il carceriere del vento”, lavoro prodotto dall’Accademia musicale di Palermo, una delle principali realtà musicali nazionali, per la regia di Mario Mattia Giorgetti. Lo spettacolo, vera e propria opera musicale, si concentra sulla vita di Empedocle, trovando origine dalla collaborazione tra gli artisti siciliani Claudio Forti e Antonio Fortunato. Il primo ha dato vita all’impianto testuale dello spettacolo; il secondo è stato l’ideatore della partitura musicale, con l’obiettivo di ricreare atmosfere dai forti contenuti emotivi attraverso l’asprezza dei ritmi. Le musiche saranno eseguite dall’Orchestra Sinfonica del Mediterraneo, diretta da Stefano Mazzoleni.

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L’Empedocle che esce fuori dall’allestimento di Foti e Fortunato è l’immagine del grande studioso greco nato ad Agrigento nel 492 a. C., capace di fondere insieme i tratti del pensatore, dello scienziato, dell’ingegnere, persino quelli dell’iniziato e dello sciamano. Ritenuto inventore della retorica, maestro di Gorgia e Pausania, Empedocle pone a fondamento di tutte le cose quattro “radici” o “elementi”- terra, acqua, aria, fuoco - sui quali agiscono le forze cosmiche opposte di Amore e Odio. Egli credeva inoltre nella trasmigrazione delle anime, predicava l’astinenza dalle carni, guariva gli ammalati, ed era venerato quasi come un dio.

Voce narrante dello spettacolo sarà quella inconfondibile di Pino Caruso, che torna sul palcoscenico pochi giorni dopo aver ricevuto, durante la rassegna “Scruscio…Note di Sicilia”, nell’Atrio del Palazzo dei Benedettini, il Premio Città di Cinisi alla carriera, consegnatogli dal sindaco, Salvatore Palazzolo, e una targa dall'Assessore Gaetano Armao, in rappresentanza del Presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Con questo premio, giunto alla II edizione (l’anno scorso ha ricevuto il riconoscimento un altro grande del palcoscenico, Luigi Maria Burruano) si è voluto giustamente rimarcare il valore assoluto di una carriera splendida come quella di Caruso, vera e propria icona dell’essenza siciliana, e palermitana in particolar modo.

Prestando la propria voce all’affascinante personaggio di Empedocle, Caruso donerà al filosofo greco un po’ del mood palermitano che è la peculiarità di questo grandissimo, indiscusso e inarrivabile Mestro del teatro siciliano e nazionale: quella capacità di affrontare con ironia, indolenza e un certo atavico distacco le costanze innumerevoli che la vita offre, quel suo particolare e trasversale sguardo sulla terra che gli ha dato i natali, sintetizzabile in una sua battuta: «In sicilia abbiamo tutto…è il resto che ci manca”!».

Il premio alla ricca carriera di Caruso, fatta di film, fiction per la tv, e spettacoli teatrali di grande valore artistico, amati dal pubblico e dalla critica, è la giusta sottolineatura alla sua bravura, alla sua straordinaria capacità di dare anima, corpo e voce al concetto astratto e difficilmente definibile di sicilianità, e ancor meglio di palermitanità. Esempio vivo per tutti coloro che, sulla sua scia, si impegnano per restituire valore, luce e forza ad una terra e ad una città che merita ben altro che la tristezza e lo squallore di una cronaca quotidiana che rappresenta soltanto i suoi vizi.

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