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"Perché cantano", il senso alto della musica

  • 8 maggio 2006

«La musica, qualsiasi musica, parla solo attraverso te stesso, narrandosi (e narrandoti!) attraverso l'ascolto». In questo passo si racchiude il messaggio, l'intuizione principale dell'autore: non solo ascoltando, ma anche "guardando" la musica, la si potrà scoprire, acquisire . Paolo Terni è docente di drammaturgia e storia della musica presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, musicologo e collaboratore della radio e anche di importanti registi teatrali come Claudio Ronconi, Aldo Trionfo, Mauro Bolognini e altri. Giunto alla quarta opera edita dalla casa editrice palermitana Sellerio, conferma la raffinata capacità di narrare la vita attraverso il sonoro avanzare, e la sua passione per il teatro. Già in libreria dunque "Perchè cantano?” (Sellerio Editore, pp. 104, euro 7), opera in cui lo scrittore rievoca ricordi e nostalgie del tempo passato ed attuale, raccontando, in modo originale, una serie di episodi della propria vita, permeati, vissuti, assimilati attraverso la musica. La scelta, insolita ma obbligata, di presentare un indice "rubato" al linguaggio musicale, guida il lettore per un sentiero di racconti di vita autobiografici, titolati da Arie di opere musicali, avvicendati con "Intermezzi", ovvero momenti che sono emozioni dello scrittore ancora bambino-adolescente in paesi stranieri, quadri familiari.

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Curioso questo libro, a primo acchito la sensazione è un susseguirsi interminabile di citazioni di opere, brani e drammi di musica classica, emblematiche di chi possiede una spiccata cultura specifica. Nel dipanarsi in realtà si rivela un piacevole insieme di momenti, anche se a volte si fa fatica a tenere il filo degli eventi o ad appassionarsi a verità talmente intime, che potrebbero sembrare destinate a pochi, a coloro che seguono affettivamente il direttore di quest’orchestra verbale. Intrigante la capacità di attraversare la successione temporale del quotidiano in costante ascolto, che Terni abilmente traduce in una colonna sonora, prodotto finale e sperimentale del suo bagaglio sonoro e musicale: «ho chiaramente visto la stratificazione di tutti i miei ascolti precedenti che scorrevano paralleli, pur guardandosi l’un l’altro, come strani fiumi sonori, in un groviglio d’immagini, odori, esperienze variamente intricate». L’impressione che si ha, man mano che scorrono le pagine, è quella di un presente sì permeato di passato, ma in costante rinnovo. Musica e letteratura (da Rainer Maria Rilke ad Eraclito) convivono nella descrizione di aule universitarie e universitari non compresi o forse incomprensibili per un autore anche docente, fra fogli e copertine di cd, amicizie e vacanze isolane a Stromboli, e infine i numerosi lutti, unici assoluti silenzi: «Rispetto ad altre aree della coscienza questa è silenziosissima: non vi si accompagna alcuna musica».

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