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Palermo sotterranea: scoperto tratto di un Qanat sconosciuto in via Notarbartolo

I qanat sono un’opera ingegneristica di enorme valore storico e architettonico: tunnel realizzati durante la dominazione araba, permettevano la distribuzione delle acque

  • 8 novembre 2017

Un'immagine di uno dei Qanat di Palermo

È stato scoperto un tratto sconosciuto di un qanat nella zona di via Notarbartolo a Palermo: il sottosuolo della città torna a regalare nuovi tesori.

Pochi giorni fa infatti, durante gli scavi per la posa delle fibre ottiche nell’area di piazza Ottavio Ziino, si è verificato un significativo sprofondamento che ha portato alla scoperta del segmento sconosciuto di un qanat, le geniali opere di captazione e distribuzione delle acque che servivano Palermo a partire dalla dominazione araba.

«Il qanat dovrebbe seguire il tratto della via Tramontana, all’incrocio con via Cilea - spiega a Balarm l’architetto del Comune di Palermo Franco Mereu, presente al momento dell’esplorazione - l’opera si trova circa 4 metri al di sotto del piano stradale e risulta interrotta da entrambi i lati a circa 20 metri dal punto di ingresso per evidenti collassi della copertura successivamente riempiti».

Presenti durante l’ispezione anche la dottoressa Riolo e il dottor Vassallo, archeologi della Sovrintendenza dei Beni Archeologici e Culturali, e il Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano che ha gestito tecnicamente le fasi dell’esplorazione.
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Archeologi e tecnici hanno effettuato un primo rilievo speditivo, in attesa di ulteriori indagini per stabilire lo sviluppo dell’opera di captazione.

I qanat palermitani sono un’opera ingegneristica di enorme valore storico e architettonico. Realizzati durante la dominazione araba, seguendo la tecnica di origine persiana, i qanat sono caratterizzati da alcuni pozzi verticali messi in comunicazione da gallerie drenanti che sono scavate in leggera pendenza e seguendo le linee di deflusso principali.

Realizzati interamente nella tenera e permeabile calcarenite gialla su cui è costruita gran parte della città, queste canalizzazioni attraversavano il sottosuolo della piana intercettando le falde acquifere superficiali e permettendo la distribuzione delle acque a partire da un’estesa galleria ubicata a monte del sistema di canalizzazione.

La costruzione in pendenza e al chiuso, nel fresco sottosuolo, permetteva il trasporto delle acque a grande distanza ed anche in superficie sfruttando le differenze di quota e scongiurando la perdita di acqua per evaporazione. Un sistema geniale ed estremamente all’avanguardia che veniva realizzato da particolari maestranze, i cosiddetti "muqanni", dei veri e propri ingegneri idraulici.

Il modello arabo é stato poi emulato dai Normanni (che probabilmente si sono serviti di maestranze arabe) per realizzare ulteriori opere di canalizzazione e captazione delle acque nella Conca d’Oro.

I qanat palermitani più famosi, poiché visitabili, sono tre: il Gesuitico Alto (ingresso a Fondo Micciulla, parte alta di corso Calatafimi), il Gesuitico Basso o della Vignicella, scoperto per caso nel 1979, e il qanat dell’Uscibene.

Le gallerie sono visitabili grazie all’operato di associazioni di categoria che organizzano visite e tour guidati. Oltre Palermo, in Sicilia esistono altre localitá in cui sono presenti strutture simili, tra queste Francofonte, Licata e Siracusa.

La recente scoperta di un nuovo segmento di qanat ci ricorda l’immenso valore del patrimonio monumentale della nostra città, al di sopra ed al di sotto del livello del suolo.
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