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Palermo sempre in prima pagina: da "La Stampa" un nuovo itinerario artistico

"La Stampa" dedica una pagina della sua sezione viaggi a Palermo proponendo un percorso diverso per conoscerla: quello del Principe diventato filantropo

Balarm
La redazione
  • 17 novembre 2017

Villa Palagonia detta anche "dei mostri" a Bagheria

Protagonista della Palermo dell’Ottocento, il principe Francesco Palolo Gravina donò tutte le sue ricchezze ai poveri dopo una reclusione durata un anno in seguito a una delusione amorosa. Il principe di Palagonia e di Lercara Friddi fu anche sindaco di Palermo, ruolo che lo portò alla consapevolezza dello stato di estrema povertà in cui versavano molti cittadini.

A questa figura è dedicata una pagina del quotidiano "La Stampa" che, per la sua sezione viaggi, ha consigliato ai lettori un percorso che segue le sue orme, partendo dal palazzo in cui nacque, il medioevale Palazzo Palagonia, nel quartiere della Kalsa.

Oggi il palazzo ospita la sede della Direzione Generale del Comune di Palermo. Si continua con la chiesa di Santa Maria della Pietà, espressione del barocco siciliano e luogo del battesimo del principe.

Rimanendo alla Kalsa non ci si può perdere lo Spasimo, l’Oratorio dei Bianchi e Palazzo Abatellis, che ospita, tra le altre opere, l’Annunziata di Antonello da Messina e l’affresco "Il Trionfo della morte". Sulle orme della vita del principe, il cammino procede verso il Palazzo Reale, o dei Normanni, che oltre a essere sede dell’Assemblea Regionale Siciliana fa da cornice alla Cappella Palatina.
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Il principe visse molti anni all’Albergo dei Poveri, oggi sede di mostre temporanee e convegni. A pochi chilometri da Palermo, e per la precisione a Bagheria, c'è infine villa Palagonia, detta anche “villa dei mostri”, per le bizzarre statue che decorano l’esterno.

Molti sono gli studiosi che si sono chiesti quale fosse il legame tra questi mostruosi guardiani e la personalità del principe, visto da molti come un pazzo, da altri come un visionario. In ogni caso, questa villa è stata desiderata anche da artisti; se Dalì voleva acquistarla, Tornatore la inserì nel suo set di Baarìa.

Un modo, quindi, di vedere Palermo, se non altro diverso, quello che propone il quotidiano. Una chiave di lettura della nostra città che esula dai classici itinerari turistici e la mostra dal punto di vista di un uomo che ne fu protagonista indiscusso e che regalò, nel senso più reale del termine, le tante bellezze architettoniche che ancora oggi ci contraddistinguono.
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