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Palermo-Lazio 0-3: adesso quali obiettivi?

  • 29 gennaio 2007

Un applauso a tutti coloro che a fine partita hanno tributato l’ovazione alla squadra ed un buffetto a chi l’ha abbandonata al proprio destino. L’applauso si fa ad inizio spettacolo per incoraggiare l’attore di scena. E’ un credito anticipato che può trasformarsi in fischi. Il pubblico ha applaudito nonostante in campo nel secondo tempo si siano presentati undici fantasmi, undici interpreti privi di rabbia e degli stimoli giusti. Parliamo della gara di ritorno Palermo-Lazio finita con una netta sconfitta per la squadra di casa (0-3). Chi non ricorda il match di andata, dove un Di Michele in giornata ed uno strepitoso Agliardi salvarono capra e cavoli al cospetto di una Lazio che, seppur in svantaggio, giocò al tiro al bersaglio contro i rosa. Niente di tutto questo, solo quei venti minuti iniziali di gioco conditi dalla bestialità di un guardalinee che, desideroso di una popolarità domenicale in altrettante moviole, ha pensato bene di sbandierare un fuorigioco inesistente.

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Il punto è un altro: la gente si chiede, a giusto titolo, quale stagione sia stata programmata ed in che modo. Tutti abbiamo apprezzato l’allargamento della rosa, a prescindere dalla risposta dei singoli in taluni casi ottima in altri scadente o quasi, e la speranza era quella di andare avanti il più possibile in ogni competizione. In Coppa Uefa si è pensato bene di uscire anzitempo, impostando le partite decisive e non, in funzione della partita domenicale. Il risultato è stato la fuoriuscita da una competizione internazionale che non tutti hanno digerito ad eccezione di qualche esponente societario che addirittura brindava al mancato prosieguo. La cattiva gestione ha riguardato uomini e moduli ma anche opportunità ed obiettivi: il tifoso vorrà che gli si spieghi a questo punto della stagione che motivo c’era, con ben dodici e passa punti di vantaggio dalla quinta e con la zona Champions in tasca, preservare i titolari per partite come quelle con l’Inter o la Roma. Si puntava allo scudetto? Certamente no. Ed allora qualcuno ha sbagliato i conti.

Capitolo Coppa Italia: altro brindisi di Foschi in caso di sconfitta con la Sampdoria facilitato dagli innesti di due primavera e tante riserve al cospetto dei blucerchiati in formazione tipo. Risultato? Anche lì fuori, con il distacco invariato sulla quinta in classifica. Infortunio di Amauri giorno 23 dicembre 2006. Il brasiliano, autentico protagonista e trascinatore, si rompe ed il tutto è preso quasi sotto gamba: “Ma sì, in fondo rientrerà, forse no, ma abbiamo Caracciolo” un susseguirsi di dichiarazioni piene di autentico “dilettantismo calcistico”. Sarebbe a dire che nella Roma s’infortuna Totti e la società lo sostituisce con Okaka restando tranquilla. Ci spiegate l’obiettivo di questa stagione? Foschi & Zamparini, ci dite cosa ci attenderemo nei prossimi mesi? Ci spiegate perché con ostinazione difendete un patrimonio economico e non tecnico come Caracciolo a danno di una squadra che gioca come se in campo ci fosse ancora il brasiliano? Ci spiegate perché alla fine di un mercato lungo ed estenuante il Palermo tra panchina e campo si trova con tre soli elementi che possono giocare lì davanti come Di Michele, Caracciolo e Brienza senza che nessuno dei tre abbia le caratteristiche di uno che mette la palla dentro?

Ci spiegherà il Signor Zamparini, che si diverte tanto a parlare ed a smentire se stesso, perché deve porre in evidenza ad ogni intervista cessioni eccellenti e minacce di andare via? Signor Zamparini, commerciante nato ed intenditore di calcio come pochi, qualcuno dovrebbe anche spiegarle che il pubblico ha bisogno di spinta ed entusiasmo e non solo dalla squadra ma da chi la rappresenta. Quale entusiasmo possono scatenare le dichiarazioni da lei stesso rilasciate che hanno come oggetto vendita di giocatori eccellenti, minacce di cessioni societarie, critiche giuste od ingiuste che siano a tecnico e squadra e perfino quel richiamo alla realtà che non vedrà mai il Palermo protagonista quando il tifoso ama per sua natura sognare? Lei ha dato tanto al Palermo ed ha ricevuto tanto in fama e soldi. I palermitani prima del suo avvento vivacchiavano, calcisticamente parlando, nelle serie inferiori e mai avevano raggiunto certi traguardi ma neanche lei ha mai raggiunto a livello calcistico risultati altrettanto prestigiosi. Oggi lei si siede al tavolo che conta e non è più il presidente di una squadra di serie A che, quando andava bene, seguivano in 8.000 ma un presidente di una città che ha alle spalle un milione di potenziali tifosi. Le chiediamo meno parole e più fatti e, soprattutto quando è necessario, di acquistare con il cuore quando occorre e non con l’ottica del commerciante che, se tanto spende, tanto dovrà guadagnarci su.

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