MUSICA
Metropolitan, la Schuur colpisce ancora
"Prima donna" del firmamento jazzistico internazionale, erede della intramontabile Ella Fitzgerald, regina incontrastata del panorama musicale contemporaneo. Questi sono soltanto alcuni dei modi con cui viene definita una delle vocalist più apprezzate al mondo: Diane Schuur. Gli appassionati avranno il privilegio di sentirla dal vivo giovedì 8 febbraio alle 21.30 al cineteatro Metropolitan di Palermo (viale Strasburgo 358) accompagnata da una formazione di tutto rispetto. Sul palco insieme con la cantante e pianista americana suoneranno anche Scott Steed al basso, Reggie Jackson alla batteria e Rod Fleeman alla chitarra (biglietti acquistabili al prezzo di 17/18 euro presso il botteghino del teatro o da Ellepi, in via Libertà 29c, telefono 091.323084).
L’imperdibile appuntamento, fuori cartellone, promette coinvolgenti performance durante le quali la Schuur ricreerà le atmosfere miste che ne caratterizzano da sempre lo stile, spaziando dal jazz al blues, dal pop alle ballads fino ad alcuni brani tradizionali gospel. La cantante, cieca a seguito di uno sfortunato incidente post-natale, è infatti celebre per la sua sorprendente estensione vocale, per nulla intaccata dall’età, e capace di coprire tre ottave e mezzo senza sforzo. Assoluta protagonista della serata, modulerà la voce come uno strumento muovendosi sapientemente tra tutte le gamme dei registri. Scoperta nel ’79 durante il Monterey Jazz Festival dal sassofonista Stan Getz, questa meravigliosa voce bianca dal sound nero non ha mai deluso, conquistando di volta in volta gli intenditori del genere, ma ottenendo anche il consenso spontaneo e gli apprezzamenti da parte del pubblico non specialistico. Vincitrice di ben due Grammy Awards nella categoria "Miglior vocalist jazz", la musicista statunitense ha collaborato con "artisti monumento" del calibro di Dizzie Gillespie, Quincy Jones, Maynard Ferguson, Ray Charles, Stevie Wonder, B.B. King (con il quale ha inciso nel 1994 l’album "Heart to Heart") e con la Count Basie Orchestra, calcando i più famosi palcoscenici a livello mondiale, compresi la Carnegie Hall e un paio di serate di beneficenza alla Casa Bianca. Deeds, questo l’affettuoso nomignolo con cui la chiamano gli amici – ripreso poi dal titolo del suo primo lavoro "Deedles" del 1985 prodotto da Larry Rosen – ha all’attivo una ventina di album, nei quali si apprezzano non solo la versatilità e l’originalità delle soluzioni vocali adottate, ma anche la freschezza di una voce sempre originale, in grado di suscitare emozioni che difficilmente si scordano.
A distanza di sei anni da "Friends for Schuur", registrato nel 1999 al "Kennedy Center Honors" di Washington in occasione di uno spettacolo in onore di Stevie Wonder, la camaleontica vocalist si è dedicata al suo secondo album dal vivo "Live in London". Quattordici brani che vanno da "Deedles blues" a "Somewhere over the rainbow" passando per "Besame mucho", carichi di tutta la passione, l’eleganza e l’energia che si respira durante i suoi ipnotici concerti, durante i quali la sua leggendaria voce, che sembra provenire da un mondo altro, fa suonare le nascoste corde dell’anima come solo i grandi artisti sanno fare.
L’imperdibile appuntamento, fuori cartellone, promette coinvolgenti performance durante le quali la Schuur ricreerà le atmosfere miste che ne caratterizzano da sempre lo stile, spaziando dal jazz al blues, dal pop alle ballads fino ad alcuni brani tradizionali gospel. La cantante, cieca a seguito di uno sfortunato incidente post-natale, è infatti celebre per la sua sorprendente estensione vocale, per nulla intaccata dall’età, e capace di coprire tre ottave e mezzo senza sforzo. Assoluta protagonista della serata, modulerà la voce come uno strumento muovendosi sapientemente tra tutte le gamme dei registri. Scoperta nel ’79 durante il Monterey Jazz Festival dal sassofonista Stan Getz, questa meravigliosa voce bianca dal sound nero non ha mai deluso, conquistando di volta in volta gli intenditori del genere, ma ottenendo anche il consenso spontaneo e gli apprezzamenti da parte del pubblico non specialistico. Vincitrice di ben due Grammy Awards nella categoria "Miglior vocalist jazz", la musicista statunitense ha collaborato con "artisti monumento" del calibro di Dizzie Gillespie, Quincy Jones, Maynard Ferguson, Ray Charles, Stevie Wonder, B.B. King (con il quale ha inciso nel 1994 l’album "Heart to Heart") e con la Count Basie Orchestra, calcando i più famosi palcoscenici a livello mondiale, compresi la Carnegie Hall e un paio di serate di beneficenza alla Casa Bianca. Deeds, questo l’affettuoso nomignolo con cui la chiamano gli amici – ripreso poi dal titolo del suo primo lavoro "Deedles" del 1985 prodotto da Larry Rosen – ha all’attivo una ventina di album, nei quali si apprezzano non solo la versatilità e l’originalità delle soluzioni vocali adottate, ma anche la freschezza di una voce sempre originale, in grado di suscitare emozioni che difficilmente si scordano.
A distanza di sei anni da "Friends for Schuur", registrato nel 1999 al "Kennedy Center Honors" di Washington in occasione di uno spettacolo in onore di Stevie Wonder, la camaleontica vocalist si è dedicata al suo secondo album dal vivo "Live in London". Quattordici brani che vanno da "Deedles blues" a "Somewhere over the rainbow" passando per "Besame mucho", carichi di tutta la passione, l’eleganza e l’energia che si respira durante i suoi ipnotici concerti, durante i quali la sua leggendaria voce, che sembra provenire da un mondo altro, fa suonare le nascoste corde dell’anima come solo i grandi artisti sanno fare.
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