ATTUALITÀ
Lutto nella cultura: si è spento Giorgio Bocca
Durante la sua vita lo si vede destreggiarsi tra il giornalismo e la sua carriera di scrittore, trattando spesso fatti inerenti anche alla questione meridionale
Una volta mi trovavo nei pressi del Palazzo di giustizia. C'era una puzza di marcio con gente mostruosa che usciva dalle catapecchie. Non usava mezzi termini il giornalista e scrittore piemontese Giorgio Bocca, che nel freddo pomeriggio di Natale del 25 dicembre, si è spento nella sua abitazione milanese, all'età di 91 anni. La frase si riferisce a Palermo, ed è stata esclamata durante un'intervista realizzata in seguito all'uscita del documentario "La neve e il fuoco. Giorgio Bocca si racconta", realizzato da Maria Pace Ottieri e Luca Musella per la collana Feltrinelli Real Cinema.
Durante l'intervista il giornalista si lascia andare in diverse riflessioni contro il meridione e i meridionali. Parole che da sempre hanno scatenato l'ira di diversi, quelle di Giorgio Bocca, che dalla seconda metà degli anni trenta inizia a scrivere per diversi periodici di diffusione locale, tra cui anche "La Provincia Grande", settimanale della sezione fascio di combattimento cunese del partito Nazional Fascista. E dopo la guerra collabora per "La Gazzetta del Popolo", "L'Europeo", e "Il Giorno". Su di lui tanto si è detto, perfino che nel 1975 abbia sostenuto le Brigate Rosse; solo un anno dopo è tra i fondatori del quotidiano "La Repubblica".
Il suo trascorso di partigiano nelle file di Giustizia e Libertà lo ha portato a studiare a lungo il periodo della Resistenza e del fascismo, mentre per quanto riguarda l'attualità si è occupato in particolare dei fenomeni come Tangentopoli e l'ascesa del movimento leghista. Durante la sua vita lo si vede destreggiarsi tra il giornalismo e la sua carriera di scrittore, con i suoi numerosi libri a sfondo politico e sociale, trattando spesso fatti inerenti anche alla questione meridionale, proprio il meridione che non dimentica mai di criticare, senza nessun pelo sulla lingua.
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