TEATRO
Lo zoo umano di Ribes in una commedia stravagante
Il piacere guizzante dell’imprevisto, l’attimo frizzante dello stupore, la gioia inattesa della sorpresa. Questi, secondo Jean-Michel Ribes, sono i momenti preziosi da catturare in piccole avventure o sventure quotidiane (uno scivolone, il crollo di un edificio ed in genere tutto ciò che produce sussulti e soprassalti) per farci percepire che nella vita non tutto è calcolato, atteso, misurabile. E goderne. Così nel testo dell’autore parigino “Teatro senza animali”, al Teatro Libero di Palermo (salita Partanna, 4) dal 16 al 19 marzo alle 21.15, e poi fino al 25 marzo nella programmazione mattutina, per la regia di Beno Mazzone, risuona l’eco del connazionale Rousseau, ed il suo elogio del primitivo, non ancora sfiorato dalla civilizzazione dei costumi. Ribes ci presenta, infatti, attraverso piccole storie, assurde e paradossali, ricche di humour e di sfide al buon senso, una schiera di stravaganti personaggi, un vero e proprio “zoo umano”, in cui riscoprire origini ancestrali, anteriori all’homo sapiens, alla scimmia, e risalenti allo stadio evolutivo del mondo acquatico e dei pesci. Qui, immersi nell’elemento primordiale del cosmo, linfa vitale di ogni essere, è possibile ritrovare il perduto eden del vivere “fluidamente”, innocenti e felici, e liberi, soprattutto, dai rigidi e compiuti schemi imposti dalla civiltà evoluta. Il teatro di Ribes diviene il luogo ideale e propizio per uno stravolgimento di valori e convenzioni, che sanno di stantio e che costituiscono un prezzo troppo alto da pagare per il mantenimento di una società che rimane inospitale, non accogliente e comunque in crisi, senza prospettive di cambiamento. Gli spunti irriverenti e provocatori del drammaturgo francese si compongono, nella realizzazione scenica di Beno Mazzone, nei singolari e divertenti episodi dello spettacolo, accomunati tutti dalla presenza dell’incongruo, che irrompe, sfacciatamente e senza spiegazioni, nel quotidiano, materializzandosi, per esempio, in uno strano oggetto precipitato in un convenzionale salotto, la domenica mattina.
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