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Legambiente: acque siciliane altamente inquinate

Non resta che confortarsi con le poche aree di eccellenza: San Vito Lo Capo, Noto e Salina promossi a pieni voti dall’associazione Legambiente

  • 21 luglio 2011

Maglia nera per le foci della Sicilia e per le acque risultate altamente inquinate in seguito al campionamento di fiumi e scarichi dislocati in più punti dell’isola. L’indagine diffusa da Legambiente parla chiaro: livelli batteriologici altissimi a partire dalla Foce Fiume Oreto di Palermo che al momento dei campionamenti presentava feci in sospensione ed è fortemente inquinata. I dati non sono meno allarmanti nella provincia del capoluogo regionale, nel Comune di Termini Imerese, dove il prelievo di acque effettuato in via Crisone, a 250 metri dalla foce del Torrente Barratina, è risultato ai biologi anch’esso inquinato. E ancora, i campioni rilevati a Carini nella Foce Fiume Ciachea e nella provincia di Trapani riportano indici i infestazione superiori ai parametri tollerabili: a rischio le zone del comune di San Cusumano in località Tonnara, in località Casa Santa Erice.

I campionamenti realizzati nello scarico presente sulla strada provinciale Trapani-Bonagia, riportano una presenza batteriologica talmente da risultare addirittura non quantificabili. Alla lista delle foci da codice rosso si aggiunge anche il comune di Castelvetrano e la località Marinella di Selinunte; altissimi livelli di inquinamento microbiologico, anche a Mazara del Vallo. Sono novanta i comuni siciliani accusati di non essere dotati di impianti depurativi adatti e che potrebbero riportare gli indici di alterabilità delle acque in linea con quelli imposti dalla normativa europea. Non resta che confortarsi con le poche aree di eccellenza presenti nell’isola, i comuni di San Vito Lo Capo, Noto e dell'Isola di Salina promossi a pieni voti dall’associazione Legambiente.

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