LIBRI
Le vie della città e i nomi che ne rivelano l'anima
I nomi delle strade possono dirti tanto dell’anima di una città. In più di un caso sono stati fonti di ispirazione per la musica. Lucio Dalla cantava di corso Buenos Aires (Milano) e piazza Grande (Modena). De Andrè della sua via del Campo, a Genova. Guccini dava addirittura l’indirizzo preciso, via Paolo Fabbri 43. In ambito rock, gli emiliani Offlaga Disco Pax in “Robespierre” tessono l’elogio della toponomastica rossa della loro infanzia: “Via Carlo Marx / Via Ho Chi Minh / Via Che Guevara / Via Dolores Ibarruri / Via Stalingrado / Via Maresciallo Tito / Piazza Lenin a Cavriago / E la grande banca non più locale con sede in / Via Rivoluzione d'Ottobre”.
In una città grande e di radici antichissime come Palermo, un lavoro come quello di Mario Di Liberto assume quindi una portata a dir poco ponderosa. “Le vie di Palermo – Stradario storico toponomastico” (Dario Flaccovio Editore, 30 euro) non è la prima opera nel suo genere: a questo proposito rimane probabilmente insuperata la quasi omonima “Le strade di Palermo”, monumentale raccolta in cinque volumi di Antonio Muccioli edita anni fa dalla Periodici Locali Newton. Ma il lavoro di Di Liberto rimane significativo per una serie di motivi: perché rappresenta una guida agile e curata per chi si avvicina con interesse a questo campo; perché naturalmente si presenta aggiornata fino a quest’anno (la toponomastica rimane comunque un settore in continua, ancorché burocraticamente lenta, evoluzione) e infine, cosa da non trascurare, per la cura nella sua realizzazione, a cominciare dalla bella copertina.
Come ricorda lo stesso autore nella premessa, “Le vie di Palermo” è solo la prosecuzione di un profondo lavoro di documentazione che Di Liberto aveva già avviato negli anni passati, con la pubblicazione, nel 1993 e nel 1995, dei due volumi del “Nuovissimo stradario storico della città di Palermo”. E ricorda: «a quella data i toponimi della città superavano abbondantemente le tremila unità, ed oggi, nel 2006, essi sfiorano i quattromila».
Aggiungendo poi: «I motivi che mi hanno spinto a presentare l’odierno lavoro sono in fondo gli stessi che mi hanno sollecitato nel caso delle due precedenti opere: l’amore verso Palermo e la sua storia millenaria, e la convinzione che la conoscenza della toponomastica rivesta un’importanza decisiva nello studio della città (come di ogni altra città al mondo), e sia uno strumento indispensabile per conoscerne e approfondirne tutti gli aspetti, storici, monumentali, religiosi, artistici, civili e sociali».
In una città come Palermo, dove abbondano in periferia (e non) le vie Z.S., T.S., V.F., T.N. seguite da un numero, e dove ancora tanti sono i soggetti che meriterebbero di essere ricordati col nome di una strada, è probabile che Di Liberto decida tra qualche anno di mettersi nuovamente all’opera per mantenere il lavoro al passo coi tempi.
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