CINEMA E TV
"Le cronache di Narnia", delusione fantastica
Le cronache di Narnia: Il leone, la strega e l'armadio (The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe)
U.S.A., Nuova Zelanda, 2005
di Andrew Adamson
con Georgie Henley, William Moseley, Skandar Keynes, Anna Popplewell, Tilda Swinton, Judy McIntosh
Sicuramente, durante la nostra infanzia, l’immaginazione chissà quante volte ci ha condotto sulle ali della fantasia a varcare la soglia di una porta magica (quella dello sgabuzzino), un muro misterioso (quello del cortile del nostro palazzo), un cancello stregato (quello della vicina, vecchia e scorbutica), al di là dei quali il cuore ci diceva che avremmo trovato solo fantastiche creature da fiaba. È proprio da queste fantasie fanciullesche che trae spunto il primo libro della saga divenuta famosa, soprattutto nei paesi anglosassoni, come "Le cronache di Narnia", saga composta da ben sette volumi di storie, il tutto creato dallo scrittore Clive Staples Lewis. Parte delle avventure del primo libro, il cui titolo è "Il leone, la strega e l'armadio", sono diventate ora un film, per la regia di Andrew Adamson. Siamo in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale e i quattro fratelli Pevensie vengono sfollati nella casa di campagna di un anziano professore. Mentre giocano a nascondino, il caso vuole che entrino nel fantastico mondo di Narnia, passando attraverso un armadio magico. Si rivela così ai giovinetti una terra affascinante, abitata da animali parlanti, fauni, centauri e ancora altre creature, un luogo che potrebbe essere tranquillo se non fosse turbato dalla presenza della malvagia Jadis, la Strega Bianca, colei che ha fatto precipitare questo mondo fatato in un eterno inverno.
E aggiungiamo che in alcune scene della battaglia finale fra il bene e il male sembra proprio di rivedere immagini dal terzo episodio della saga tolkeniana: peggio di così! Ed è un peccato, perché invece i deliziosi dialoghi fra il fauno con tanto di zoccoli (prodigio degli effetti speciali) e la piccola Lucy, e in generale tutto quel che scaturisce dal loro incontro all’inizio del film, facevano pensare a ben altro. Noiosi e freddi poi risultano anche i quattro fratelli, prevedibili nei loro comportamenti stereotipati: la più piccola con un sorriso continuo sempre uguale, il fratello e la sorella maggiori con atteggiamenti banali da genitori ottusi e l’ultimo, il fratello di mezzo, dalla problematica introversione tanto ombrosa quanto scontata. Il film inoltre sembra comprimere un po’ troppo gli avvenimenti, e se tante erano le vicende da raccontare (in effetti chi ha letto il libro conosce bene la copiosità dei fatti), allora sarebbe stato opportuno fare per il grande schermo un racconto un po’ più lungo. Merita però un plauso l’attrice Tilda Swinton, per la sua magistrale interpretazione della Strega Bianca, mentre si rivela senza dubbio infelice la scelta di far doppiare la voce del leone Aslan, il sovrano del regno, a Omar Sharif. Insomma, non è detto che, nonostante i giusti ingredienti, la torta riesca sempre ugualmente: non si può prescindere dal segreto dello chef e di certo quest'ultimo è rappresentato dagli effetti speciali. Un’ultima notazione: Lewis e Tolkien erano amici (leggevano in anteprima le storie l’uno dell’altro) e, entrambi toccati dagli orrori della seconda guerra mondiale appena conclusa, è nelle fantasie inesauribili e senza confini delle loro opere che riflessero le ansie e gli smarrimenti di un mondo così profondamente ferito.
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