CINEMA E TV
Ladies in lavender: i gabbiani della memoria
Ladies in lavender
Regno Unito, 2004
Di Charles Dance
Con Judi Dench, Maggie Smith, Daniel Bruhl, Natascha McElhone, Miriam Margolyes, David Warner, Clive Russell
Accomodatevi pure in poltrona, quella di casa vostra però, perché il film di cui stiamo per parlarvi non ha trovato nessuna distribuzione nelle sale del nostro paese, ed è uscito in dvd catalogato come inedito. Peccato, perché non lo merita, soprattutto per le sue qualità di autentico prodotto destinato al grande schermo. Parliamo di “Ladies in lavender”, film che l’attore e neo- regista Charles Dance (lo ricordate accanto a Meryl Streep in “Plenty”?) ha voluto trarre da un breve racconto di William J. Locke, affidandosi alle grazie interpretative di due signore che hanno dato lustro al cinema e al teatro inglese, Judi Dench e Maggie Smith, ambedue classe 1934, ambedue impegnate in una storia che sembra cucita loro addosso, occasione preziosa per una specie di serata in loro onore. La pellicola possiede il respiro narrativo del buon cinema di una volta, un cinema sospeso nel tempo come il fascinoso paesaggio in cui è immersa la sua trama. All’inizio, una visione estatica: la bellezza delle coste della Cornovaglia, il tiepido vento estivo che soffia mentre le onde del mare s’infrangono con violenta dolcezza contro gli scogli. Uno stormo di gabbiani allieta quel silenzioso incanto, inquadrato dai lievi toni della miracolosa fotografia di Peter Biziou. Siamo nel 1936: Ursula (la Dench) e Janet (la Smith) sono due sorelle che vivono le loro quiete giornate animandole con le piccole emozioni derivate dai propri ricordi.
Con “Ladies in lavender”, che può essere letteralmente tradotto in “dame di lavanda” (profumo che emana il giardino e la casa delle protagoniste), siamo dalle parti de “L’ospite d’inverno” (anche quel film diretto da un famoso attore inglese, Alan Rickman), dove l’intensità e la delicatezza del tema trattato trovano un’adeguata ragione interpretativa nella bravura delle attrici (ed è stata proprio la Dench ad illuminare con la sua grazia le notti di Taormina dell’anno scorso, quando il film è stato accolto da un caloroso applauso). Peccato per la sua mancata uscita in sala! Qui non abitano le balene del mese d’agosto come nella bellissima pellicola di Lindsay Anderson ambientata nel Maine, ed interpretata da due mostri sacri come Bette Davis e Lillian Gish, ma invece interi stormi di gabbiani fuggevoli come i ricordi del passato, capaci di segnare, con la loro presenza, i diversi capitoli della storia, capaci di rammentarci le sorprese della vita. Quella di “Ladies in lavender” è un’estate fatta di illusioni e rimpianti, di una solitudine malinconica che non uccide ma ferisce. Una stagione che segnerà per sempre le due anziane sorelle (come la madre e la figlia del già citato film di Rickman), ma che alla fine offrirà loro una rinnovata occasione di vivere, una felicità breve ma intensa, una ragione in più per guardare con intensità al futuro. E’ quella intensità (perché no, patetica) di cui noi spettatori abbiamo, di tanto in tanto, un gran bisogno.
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