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Ladies in lavender: i gabbiani della memoria

  • 30 agosto 2005

Ladies in lavender
Regno Unito, 2004
Di Charles Dance
Con Judi Dench, Maggie Smith, Daniel Bruhl, Natascha McElhone, Miriam Margolyes, David Warner, Clive Russell

Accomodatevi pure in poltrona, quella di casa vostra però, perché il film di cui stiamo per parlarvi non ha trovato nessuna distribuzione nelle sale del nostro paese, ed è uscito in dvd catalogato come inedito. Peccato, perché non lo merita, soprattutto per le sue qualità di autentico prodotto destinato al grande schermo. Parliamo di “Ladies in lavender”, film che l’attore e neo- regista Charles Dance (lo ricordate accanto a Meryl Streep in “Plenty”?) ha voluto trarre da un breve racconto di William J. Locke, affidandosi alle grazie interpretative di due signore che hanno dato lustro al cinema e al teatro inglese, Judi Dench e Maggie Smith, ambedue classe 1934, ambedue impegnate in una storia che sembra cucita loro addosso, occasione preziosa per una specie di serata in loro onore. La pellicola possiede il respiro narrativo del buon cinema di una volta, un cinema sospeso nel tempo come il fascinoso paesaggio in cui è immersa la sua trama. All’inizio, una visione estatica: la bellezza delle coste della Cornovaglia, il tiepido vento estivo che soffia mentre le onde del mare s’infrangono con violenta dolcezza contro gli scogli. Uno stormo di gabbiani allieta quel silenzioso incanto, inquadrato dai lievi toni della miracolosa fotografia di Peter Biziou. Siamo nel 1936: Ursula (la Dench) e Janet (la Smith) sono due sorelle che vivono le loro quiete giornate animandole con le piccole emozioni derivate dai propri ricordi.

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Fino a quando nella spiaggia di fronte la loro casa, le due si accorgono della presenza di un giovane privo di sensi. L’ospite inatteso si chiama Andrea (interpretato dal Daniel Brühl di “Good bye, Lenin!”), un ragazzo di origine polacca vittima di un naufragio mentre cercava di raggiungere l’America. La convalescenza del giovane si prolunga più del dovuto, e la sua permanenza nella casa scatena conseguenti gelosie tra le due sorelle. Chi vive con maggiore turbamento l’entrata in scena di Andrea è Ursula, capace di recuperare un’ansia amorosa che sembrava ormai definitivamente trascorsa. Il ragazzo ha un ammaliante talento da violinista, mentre l’entrata in scena di una bella e giovane pittrice di origine polacca in vacanza, Olga (Natascha McElhone), il cui fratello è un famoso direttore d’orchestra, porterà ad una svolta. Non sveliamo di più non togliendovi il piacere della sorpresa per questo film inglese fino al midollo, sorretto dalla raffinata colonna sonora di Nigel Hess che si avvale dell’accompagnamento prestigioso del violinista Joshua Bell (procuratevi assolutamente il cd con la musica originale, è puro godimento da opporre al frastornante sound andante). Ad animare la vicenda troviamo alcuni personaggi secondari che hanno il loro meritevole spazio, come il dottor Mead di David Warner, o Adam il violinista (Clive Russell), o ancora la scontrosa governante di casa, Dorcas, che ha il volto di Miriam Margolyes, celebre caratterista vista in tantissimi film in puro stile british.

Con “Ladies in lavender”, che può essere letteralmente tradotto in “dame di lavanda” (profumo che emana il giardino e la casa delle protagoniste), siamo dalle parti de “L’ospite d’inverno” (anche quel film diretto da un famoso attore inglese, Alan Rickman), dove l’intensità e la delicatezza del tema trattato trovano un’adeguata ragione interpretativa nella bravura delle attrici (ed è stata proprio la Dench ad illuminare con la sua grazia le notti di Taormina dell’anno scorso, quando il film è stato accolto da un caloroso applauso). Peccato per la sua mancata uscita in sala! Qui non abitano le balene del mese d’agosto come nella bellissima pellicola di Lindsay Anderson ambientata nel Maine, ed interpretata da due mostri sacri come Bette Davis e Lillian Gish, ma invece interi stormi di gabbiani fuggevoli come i ricordi del passato, capaci di segnare, con la loro presenza, i diversi capitoli della storia, capaci di rammentarci le sorprese della vita. Quella di “Ladies in lavender” è un’estate fatta di illusioni e rimpianti, di una solitudine malinconica che non uccide ma ferisce. Una stagione che segnerà per sempre le due anziane sorelle (come la madre e la figlia del già citato film di Rickman), ma che alla fine offrirà loro una rinnovata occasione di vivere, una felicità breve ma intensa, una ragione in più per guardare con intensità al futuro. E’ quella intensità (perché no, patetica) di cui noi spettatori abbiamo, di tanto in tanto, un gran bisogno.

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